PALERMO – Con la sentenza della Cassazione ci sono ormai due certezze: 30 milioni di euro dell’ex provincia di Palermo sono andati in fumo, ma la responsabilità non fu di Antonino Caruso.
I giudici della sesta sezione hanno dichiarato inammissibile il ricorso della procura generale. Diventa definitiva, dunque, la sentenza della Corte di Appello di Palermo che l’anno scorso ha ribaltato la condanna di primo grado.
Il fatto non costituisce reato. Il tribunale aveva riconosciuto colpevole l’ex direttore generale della Provincia di Palermo, condannandolo a 4 anni e 8 mesi di carcere. Il pubblico ministero in primo grado aveva chiesto 8 anni.
Caruso d’accordo con i vertici di una finanziaria lombarda, poi fallita, questa era l’accusa, avrebbe fatto sparire, attraverso una serie di investimenti, una montagna di soldi. In primo era già caduta l’ipotesi di corruzione ed era rimasta in piedi quella di peculato. I vertici della finanziaria, la Ibs Forex di Como, in un processo separato sono stati condannati per bancarotta fraudolenta.
È passata la linea difensiva dell’avvocato Enrico Sanseverino, secondo cui, non solo Caruso non si era appropriato del denaro, ma ad altri e non a lui potevano essere contestati quegli investimenti di finanza creativa. Era la stagione in cui andavano di moda i derivati. Caruso non è responsabile dei trenta milioni andati in fumo. Soldi finiti chissà dove che la Provincia, parte civile nel processo, non potrà più recuperare.