PALERMO – Uno scontro in piena regola tra le anime del partito, che rischia di mandare in frantumi quanto resta del Pdl palermitano. E’ questo lo scenario con cui i berlusconiani devono fare i conti in vista del prossimo rimpasto di giunta alla Provincia. Un rimescolamento delle carte che sta creando più di un malumore, come testimoniato da una durissima nota inviata ai vertici locali del partito dal gruppo consiliare di Palazzo Comitini.
“Non verranno avallate decisioni calate dall’alto e non condivise con il gruppo consiliare – scrivono i consiglieri ribelli – da oltre quattro anni siamo mortificati per la totale assenza del vertici che non hanno saputo decidere sulle problematiche rappresentante quotidianamente dai consiglieri. Invitiamo il segretario nazionale a sollecitare i vertici locali, affinché si raccordino maggiormente con il gruppo consiliare in modo da tornare vincenti per la prossima competizione elettorale”.
Una bordata diretta alla senatrice Simona Vicari, attuale coordinatore provinciale del Pdl, che chiama in causa niente meno che Angelino Alfano e che dà l’idea di quanto tesi siano i rapporti fra i berlusconiani a pochi mesi dal voto che riguarderà, oltre al Parlamento nazionale, anche il consiglio di Palazzo Comitini.
“Avevamo convocato una riunione con i consiglieri proprio per parlare di questa nota – dice a Livesicilia la Vicari – ma si sono presentati solo Giacomo Balsano e Rosario Seidita, gli altri non sono nemmeno venuti. Era l’occasione migliore per parlarne, è un tentativo di prova di forza che non avrà però alcun effetto”.
Intanto le trattative si fanno frenetiche. Attualmente il Pdl conta cinque posti nella giunta Avanti, rispetto al Pid che invece ne ha sette pur avendo solo tre consiglieri. “E’ chiaro che così non va – dice un autorevole dirigente pidiellino – abbiamo già detto al presidente che dobbiamo riequilibrare i rapporti di forza”. I berlusconiani mirano a strappare altri assessori, ma è su chi nominare che si sta consumando lo scontro più forte.
Alla vigilia delle Regionali, infatti, in quattro si sono dimessi dalla giunta per provare il salto all’Ars lasciando i posti vacanti, ma a metà settembre il Pdl, piuttosto che alimentare una guerra fratricida in piena campagna elettorale, preferì “congelarli” occupandoli con quattro quadri dirigenti di partito, ovvero Dore Misuraca, Simona Vicari, Gianpiero Cannella e Antonio Macchiarola. Un patto fra correnti che prevedeva poi di premiare con un posto in giunta i primi dei non eletti, una forma di risarcimento che avrebbe compensato la penuria di seggi all’Ars e incoraggiato anche i meno forti ad impegnarsi sotto elezioni.
Ma, una volta chiuse le urne, sono cominciati i malumori. Il partito vorrebbe assegnare cinque posti ai primi dei non eletti: il consigliere comunale Giuseppe Milazzo, che indicherebbe l’ex sindaco di Partinico ed ex vicepresidente Amat Giuseppe Giordano; Pietro Alongi, ex vicepresidente della Provincia, che rientrerebbe a patto di far dimettere il suo fedelissimo Michele Nasca, rimasto in giunta durante le elezioni; Giuseppe Di Maggio, vicino a Misuraca, e Dario Falzone, entrambi ex assessori. Ma anche loro devono fare i conti con i mal di pancia interni: per correre alle Regionali avevano promesso il posto a tanti, che ora battono cassa e non vogliono saperne di fare spazio al proprio sponsor. E uno scontro sarebbe nato anche sul quinto posto, conteso dal quinto dei non eletti Salvatore Governanti e dalla Vicari, che vorrebbe metterci la fedelissima Manola Albanese, candidata alle Regionali e piazzatasi come migliore fra le donne, anche per dare una rappresentanza “rosa” in giunta.
Uno schema al quale si oppongono con forza i consiglieri provinciali, decisi invece, in virtù della nuova compatibilità col posto in giunta, a conquistare qualche poltrona da assessore per giocarsi la rielezione in primavera. E per farlo avrebbero addirittura minacciato di non votare il bilancio di Avanti, facendo traballare una maggioranza già precaria. Per questo il presidente vorrebbe aspettare per il rimpasto, in attesa che nel Pdl torni il sereno. “Capisco le motivazione dei consiglieri – dice un big berlusconiano – ma devono capire che dobbiamo dare rappresentanza ai territori, in vista delle prossime elezioni, e ricompensare i non eletti che si sono spesi per il partito”.
Inoltre, i tre che invece hanno conquistato un posto a Palazzo dei Normanni, ovvero Francesco Cascio, Francesco Scoma e Salvino Caputo, resterebbero a bocca asciutta in un caso o nell’altro, il che non li renderebbe particolarmente felici. Insomma, nel Pdl le acque sono più agitate che mai e il rimpasto sembra ancora tutto in salita.