Pua, la telefonata tra Cianco e Bianco |Il sindaco ascoltato dall'Antimafia - Live Sicilia

Pua, la telefonata tra Cianco e Bianco |Il sindaco ascoltato dall’Antimafia

Bianco, in una nota, interviene anche sulla bufera scatenata dai nomi al centro del dossier dell'Antimafia: "Commissione e magistratura facciano chiarezza. Su Pua - dichiara invece - ho chiarito tutti gli aspetti". Il Movimento 5 Stelle chiede le dimissioni del sindaco di Catania. Nota del Comitato No Pua: "Bugie ed omissioni nell’audizione di Bianco".

TERREMOTO AL COMUNE
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ROMA –  “Non è compito nostro discutere sulla bontà o meno del Pua, il Piano urbanistico attuativo, ma parliamo di un progetto su cui gli interessi della criminalità sono altissimi e coinvolgono ai massimi livelli gli interessi delle cosche. Parliamo di un grande appalto sul quale l’interesse di Cosa nostra c’è”. Così il vicepresidente della Commissione parlamentare Antimafia, Claudio Fava, durante l’audizione del sindaco di Catania, Enzo Bianco. “E’ vero che il dottor Ciancio è stato prosciolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, ma il punto è l’interlocuzione tra il sindaco e un imprenditore che ha forti interessi su quelle aree investite dai progetti”, ha proseguito Fava. “Mi permette di dubitare che lei non sapesse che al momento della telefonata Ciancio era indagato?. Tre anni prima il più grande editore siciliano era stato iscritto nel registro degli indagati. Che il sindaco di Catania non sapesse che Ciancio fosse indagato al momento della telefonata mi sembra strano, credo invece che ne fosse consapevole. Era consapevole dei forti interessi di Ciancio sull’area in cui era stata votata quella variante?”, ha chiesto Fava. (ANSA).

Il sindaco Enzo Bianco, intanto ha inviato una nota stampa in cui racconta i particolari della sua audizione e contestualmente chiede chiarezza sulla bufera causata dalla relazione Antimafia.

“Sono il primo a chiedere con forza alla Commissione antimafia e alla magistratura catanese, in assoluta coerenza con la mia storia di impegno politico contro la criminalità e per la legalità, che facciano al più presto piena luce su quanto scaturito dal lavoro dell’Antimafia regionale siciliana circa due consiglieri comunali e un presidente di Circoscrizione della Città. Bisogna tutelare le istituzioni così come le persone che non hanno commesso alcun reato né azioni moralmente errate”.

Così il sindaco di Catania Enzo Bianco nel corso dell’audizione di oggi a Roma in Commissione parlamentare antimafia, audizione che lui stesso aveva chiesto il primo dicembre scorso alla presidente Rosy Bindi dopo le reazioni seguite alla pubblicazione di una telefonata del 18 aprile 2013 con il direttore del quotidiano La Sicilia Mario Ciancio Sanfilippo, per discutere dell’imminente apertura della campagna elettorale.

Il Sindaco ha risposto puntualmente alle numerose domande riguardanti il Pua e altri aspetti della vita amministrativa catanese, ricevendo dai commissari di maggioranza e opposizione, attestazioni diffuse di stima e coerenza per il suo impegno a favore della legalità. La stessa presidente Bindi ha ringraziato Bianco per la sensibilità istituzionale dimostrata con la richiesta di audizione e ha sottolineato come egli abbia risposto oltre lo specifico argomento all’ordine del giorno. La presidente Bindi ha infine assicurato che l’Antimafia nazionale porrà la giusta attenzione – come richiesto dallo stesso primo cittadino catanese – alle risultanze della Commissione antimafia regionale.

“Nonostante – ha detto Bianco – il proscioglimento di Ciancio il 21 dicembre scorso, ho voluto ugualmente presentarmi davanti alla Commissione per chiarire in maniera limpida questa vicenda, e informare i commissari dell’impegno costante dell’Amministrazione a favore della legalità, in particolare sulle iniziative riguardanti il Programma Urbanistico Attuativo di Catania Sud (Pua)”.

“Quattro – ha sottolineato – sono stati i punti salienti della mia audizione, che hanno trovato condivisione e apprezzamento in larghissima parte dei commissari:

– Il fatto che i soggetti privati interessati alla vicenda Pua abbiano presentato ricorso amministrativo contro le modifiche introdotte dalla mia Amministrazione: certo non sarebbe accaduto se avessimo in qualche modo tutelato o favorito i loro interessi.

– La richiesta di un Protocollo di legalità che abbiamo sottoposto alla Prefettura già nell’aprile del 2014 per verificare la provenienza dei capitali privati di ogni singolo progetto del Pua, prima ancora di rilasciare qualunque tipo di concessione, grazie al lavoro di una commissione ad hoc. Dopo quelli del Comune, proprio nei giorni scorsi la prefettura di Catania ha indicato i suoi nomi per la commissione di verifica;

– La volontà di dare all’area Sud di Catania uno sviluppo che fosse armonioso, rispettoso della legalità e dell’ambiente, com’era il progetto del Pua anni Novanta. Mi sono opposto, quando non ero più sindaco, ai cambiamenti voluti dal centrodestra, che puntava a un incremento della cementificazione e della speculazione in favore dei privati. Tanto è vero che gli unici a non votare quel Pua furono i tre consiglieri a me vicini e che la maggioranza consiliare approvò da sola la delibera con 23 voti. Tornato sindaco, ho riportato il Pua all’impostazione originaria, abbassando la cubatura, aumentando la zona di rispetto dal mare e recependo numerose osservazioni delle associazioni civiche e ambientaliste. Alla Commissione antimafia ho sottolineato come alcuni consiglieri che erano stati favorevoli al Pua del centrodestra, sotto la mia amministrazione hanno votato le modifiche introdotte a tutela degli interessi pubblici e naturalistici.

– Quanto allo specifico della telefonata con il direttore della Sicilia, ho ribadito alla Commissione che, il giorno prima dell’apertura della mia campagna elettorale, lo avevo chiamato in veste di candidato sindaco per informarlo della manifestazione elettorale che stavo organizzando e per sapere se il giornale avrebbe seguito l’evento come aveva fatto con tutti gli altri candidati”.

Il sindaco Bianco ha quindi ha concluso ribadendo i fatti amministrativi che hanno dimostrato l’impegno dell’Amministrazione per un progetto sulla zona Sud che tuteli gli interessi della città.

“Ecco perché – ha detto – dalla sottoscrizione del protocollo di legalità sul Pua, a quello per la prevenzione della corruzione firmato a Catania alla presenza del presidente Cantone, dai piani per la trasparenza, alla costituzione di parte civile del Comune per tutti i processi per mafia, abbiamo messo al centro della nostra azione la legalità, che deve sempre accompagnare lo sviluppo della nostra terra”.

La giornata di oggi termina con la forte presa di posizione del Movimento 5 Stelle che chiede al sindaco di rimettere il mandato di primo cittadino. “Il sindaco di Catania Bianco si dimetta. E’ emerso che 3 consiglieri, di cui 2 di maggioranza, la consigliera comunale Erika Marco (Il Megafono-Crocetta) ed il Presidente di Circoscrizione Lorenzo Leone (Coalizione centrosinistra -Lista articolo 4) hanno legami con persone legate alla mafia”. Lo annunciano i parlamentari del M5S in Commissione Antimafia dopo l’audizione odierna del sindaco del capoluogo etneo. “La richiesta è stata avanzata nella stessa commissione” spiega Riccardo Nuti membro della Commissione antimafia per il M5S.

Alla richiesta di dimissioni si associano i parlamentari catanesi di Camera, Senato ed Ars.
“Ecco i fatti. Per Erika Marco, citando gli atti della relazione della Commissione regionale antimafia ‘vi sono legami tra la stessa consigliera e Rosario Pantellario, fratello di Giovanni, condannato per il 416-bis e oggi collaboratore di giustizia. Inoltre il padre, che è condannato per gravi reati , avrebbe vinto un appalto al Comune ma la prefettura ha annullato il nulla-osta antimafia (dopo richiesta di chiarimento della Commissione)”, spiegano i membri M5S della Commissione antimafia.

“Lorenzo Leone, presidente della VI Circoscrizione di Catania è invece fratello di Gaetano, che ha a suo carico numerosissimi precedenti penali, tra cui anche estorsione, 416bis per associazione mafiosa con il Clan Santapaola”, continuano gli esponenti M5S.
“Il clan Santapaola tra l’altro – aggiungono i parlamentari M5S, citando gli atti della Commissione d’inchiesta siciliana – opera in zone rientranti nella VI Circoscrizione, quella di Lorenzo Leone.
All’opposizione troviamo invece Riccardo Pellegrino, consigliere di Forza Italia fratello di Gaetano Pellegrino, indagato per 416 bis-associazione mafiosa. La Commissione paventava il rischio di scambio elettorale politico mafioso (boss Mazzei Santo). Visto il gran numero di voti ottenuti da Pellegrino in un quartiere di San Cristoforo, noto per altissima densità criminale” continuano gli esponenti.
“Alle nostre richieste di dimissioni .- spiegano i parlamentari M5S – il sindaco di Catania del Pd ha preferito non rispondere in quanto si è dichiarato ignaro, nonostante le vicende siano note da un anno”.
“Chicca finale del sindaco Bianco, la sua negazione della conoscenza dell’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa a carico dell’editore Ciancio, nonostante questa sia di pubblico dominio da anni. Della serie, l’ignaro Scajola in confronto era James Bond…” concludono i parlamentari M5S.

AGGIORNAMENTO 15/01/2015. Invia una nota il Comitato No Pua. L’audizione del Sindaco di Catania in commissioni antimafia, aperta dalla difesa d’ufficio del Sindaco effettuata dal senatore Salvo Torrisi (ex Pdl) si è conclusa con le risposte di Enzo Bianco  alle domande dei parlamentari Claudio Fava e Riccardo Nuti. Il Sindaco di Catania asserisce che il giorno della telefonata a Ciancio, non era a conoscenza dell’indagine per mafia a carico dell’editore (e qui ci scappa da ridere) ed inoltre ribadisce, negando l’evidenza del contenuto dell’intercettazione, che telefonò a Ciancio solo per comunicargli l’apertura della sua campagna elettorale e non per parlare dell’esito del voto del giorno precedente sul Pua.

Il Sindaco mente quando racconta di aver accolto le osservazioni e le opposizioni del Comitato e di Legambiente, mente quando dice di aver migliorato il progetto di Stella Polare accogliendo le prescrizioni del Consiglio Regionale Urbanistico C.R.U., omette, infatti, di dire che il Consiglio Comunale approvando, con una maggioranza trasversale, alcuni emendamenti dell’opposizione ha stravolto il parere del C.R.U. a vantaggio degli interessi di Ciancio e di Stella Polare. Omette di raccontare che, come emerge dagli atti d’indagine, la società Stella Polare fu costituita nel 2005 da Bissoli e da altre due persone che risultano legate alle famiglie mafiose catanesi. Farfuglia di legalità e di trasparenza, e si trincera dietro la stipula di un protocollo di legalità. Patti di legalità che, come appurato dalle forze dell’ordine, vengono puntualmente aggirati dalle imprese mafiose.

Il Sindaco infine afferma di non avere avuto nessuna notizia ufficiale da parte della commissione regionale antimafia sulla relazione riguardante alcuni consiglieri di maggioranza e opposizione sospettati di aver avuto il sostegno delle cosche alle ultime elezioni. Non risponde alla domanda sul caso del Presidente della VI municipalità fratello di un boss.

Bianco, infine, dice anche una verità, quando asserisce che tutta la maggioranza ha avuto la sua stessa posizione sul Pua ed il voto sul parere del C.R.U. del Consiglio comunale lo conferma chiaramente.

L’audizione di Bianco, se ce ne fosse bisogno, rende ancora più urgente la sospensione di tutti gli atti dell’iter che hanno portato all’approvazione del P.U.A.

 

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