Punta Raisi in bilico | Braccio di ferro tra i soci Gesap - Live Sicilia

Punta Raisi in bilico | Braccio di ferro tra i soci Gesap

La privatizzazione dello scalo palermitano scatena il braccio di ferro tra Comune e Camera di Commercio da un lato e Provincia (commissariata dalla Regione) dall'altro, con i grillini che all'Ars chiedono a Crocetta di acquisire le quote pubbliche. Cronaca di uno scontro per il futuro del "Falcone-Borsellino".

IL RETROSCENA
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PALERMO – Un braccio di ferro tra soci, una guerra silenziosa per chi deve assicurarsi la maggioranza della Gesap ma soprattutto il controllo dell’aeroporto. Punta Raisi torna sotto i riflettori e lo fa per lo stop a un processo di privatizzazione che sembrava ormai praticamente certo visto il mandato dell’assemblea al cda che giovedì scorso avrebbe dovuto approvare il bando per l’advisor a cui affidare, così, il compito di valutare il valore dello scalo da mettere sul mercato.

Un passaggio dato quasi per scontato, vista l’unanimità di intenti raggiunta nei mesi scorsi tra Provincia (socio di maggioranza col 41 per cento), comune di Palermo (31) e Camera di Commercio (22) ma che Palazzo Comitini ha praticamente rimesso in discussione con una nota con la quale chiede di modificare il proprio mandato limitandosi a chiedere la valutazione e non la vendita. Il commissario Domenico Tucci ha assicurato di voler procedere con la cessione ai privati, ma solo dopo un’attenta valutazione delle quote: una mossa, secondo molti, utile solo a prendere tempo ma soprattutto a costringere a ricominciare da capo l’iter.

Il rallentamento della Provincia non ha di certo fatto piacere agli altri due soci che, secondo alcune indiscrezioni, sarebbero andati letteralmente su tutte le furie per un’operazione dietro cui, a detta di molti, ci sarebbe proprio la Regione che ha portato a termine un’operazione simile a Trapani e che sulla Gesap ha ricevuto perfino il sostegno de grillini di Palazzo d’Orleans. La Provincia infatti è guidata da un commissario nominato proprio dal governatore Crocetta e l’impressione è che Palazzo d’Orleans voglia entrare a pieno titolo nella gestione dello scalo (seguendo un’indicazione arrivata dalle rappresentanze aeroportuali Cisal, Cisl e Cgil) dando al commissario i soldi per la ricapitalizzazione nella speranza di potersi accaparrare la maggioranza. Entro il 31 gennaio, infatti, i soci dovranno mettere sul piatto 24 milioni per scongiurare la revoca della licenza da parte dell’Enac: se qualcuno non dovesse versare la propria quota, perderebbe azioni a vantaggio di chi invece aprirà il portafogli. Anche per questo Provincia e Camera di Commercio sarebbero pronti a fare uno sforzo economico non irrilevante trovando i fondi necessari, anche se i legali starebbero studiando possibili margini di rinvio del versamento delle quote.

“La ricapitalizzazione e la privatizzazione sono due processi distinti – dice Vito Riggio, presidente dell’Enac – ricordo però che è ancora aperta la procedura di revoca della concessione: si deve dimostrare di avere i capitali sufficienti per sviluppare il contratto di programma, non sono investimenti grandissimi perché in parte coperti con fondi europei e regionali, ma i soldi servono. Il tema non è se è meglio il privato o il pubblico, ma se ci sono i soldi o meno. Anche perché senza investimenti le tariffe, anziché aumentare, calerebbero”. Aumento delle tariffe che invece porterebbe la società in pareggio e la renderebbe ancora più appetibile per i possibili investitori. Il precedente accordo avrebbe permesso di mettere sul mercato quasi il 98 per cento delle azioni, mentre adesso bisognerà rifare i conti e soprattutto cercare di capire le intenzioni della Regione.

Il presidente della Gesap, Fabio Giambrone, ha scritto a Comune e Camera di Commercio per chiedere quali siano le loro intenzioni che però, nei corridoi di palazzo, appaiono scontate: procedere con la privatizzazione. Per farlo la cordata dovrà ricapitalizzare e mettere in minoranza la Provincia, che in caso contrario con l’inoptato e una possibile alleanza col comune di Cinisi otterrebbe il controllo della società. Una partita a scacchi che vale milioni e milioni di euro: l’aeroporto nel breve termine deve ricapitalizzare e garantire investimenti per 140 milioni. I sindacati avrebbero chiesto alla Regione di acquisire le quote delle Province in tutti gli scali siciliani, rispettando un mandato votato dai lavoratori, e il Movimento Cinque Stelle all’Ars (primo firmatario Giorgio Ciaccio) che ha anche presentato una mozione affinché Crocetta si sostituisca agli attuali soci pubblici della Gesap.

Come detto gli schieramenti in campo sono due: da un lato la Regione e dall’altro Comune e Camera di Commercio. Palazzo d’Orleans, a Trapani, ha già portato a termine un’operazione simile acquisendo (nonostante più di un dubbio giuridico) le quote della Provincia, con un passaggio di azioni tra due enti pubblici che ha fatto storcere il naso a molti, e dicendo di volerle rimettere sul mercato con la motivazione di non volere svendere. Ma a Palermo la questione è diversa, qui le azioni valgono cinque volte tanto e servono molti più soldi. Privatizzare non è obbligatorio e la Regione potrebbe così decidere di mantenere il controllo pubblico (ma a sangue di Papa, visto che ricapitalizzare costa per Palazzo Comitini quasi dieci milioni e che la gestione peserebbe anche di più) oppure di gestire in prima persona la vendita, anche se per farlo deve sperare che Comune e Camera non ricapitalizzino.

Dall’altra, invece, proprio Comune e Camera potrebbero ricapitalizzare (al primo servono quasi otto milioni, al secondo poco più di cinque) e mettere sul mercato il 53 per cento delle azioni (più quelle di alcuni degli attuali soci privati) che varrebbero molto di più rispetto a prima, perché con meno azioni si avrebbe comunque il controllo della società e a quel punto Palazzo Comitini resterebbe con un pugno di mosche in mano. Ma Palazzo delle Aquile dovrà però ripassare dal consiglio comunale, visto che la delibera approvata prevedeva di mantenere un dieci per cento delle azioni (così da lasciare un presidio pubblico in una operazione di completa privatizzazione): la percentuale potrebbe abbassarsi o anche sparire, se restasse la Provincia. Anche se questo nuovo scenario dovrebbe passare dall’accordo con i sindacati, che potrebbero non vederlo di buon occhio.

Tutto dipenderà, adesso, dalle reali intenzioni della Regione (dove la maggioranza potrebbe però mostrare al suo interno anche orientamenti divergenti) e da come Crocetta vorrà gestire le cose: se con un accordo con gli altri soci oppure con uno scontro frontale. La dead line, comunque, resta quella di fine gennaio e solo allora si capirà chi ha vinto e chi no e soprattutto se i privati entreranno o meno a Punta Raisi.

 


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