PALERMO – Dalla rampa di lancio fino alla nazionale. Robin Quaison ha ritrovato la maglia della Svezia grazie alle sue buone prestazioni col Palermo ed ha convinto anche in patria, dopo un periodo di appannamento dovuto all’ambientamento in rosanero. Tutto superato alla grande grazie al duro lavoro e agli sforzi che gli sono valsi la chance di giocare al fianco di Zlatan Ibrahimovic: “È un giocatore straordinario – ammette Quaison al Corriere dello Sport – ma il sogno più grande è stato giocare per il mio Paese. Per me alla fine è più importante la Nazionale di un singolo campione”. Con la Svezia, inoltre, Quaison ha mostrato ancora una volta tutta la sua duttilità tattica. Arrivato a Palermo da mezzala, si è imposto come trequartista, per poi spostarsi all’ala in nazionale: “Ho giocato da esterno sinistro in un 4-4-2, abbiamo vinto 3-1. Non è la stessa posizione del Palermo, ma per me va bene”.
Una notizia che farà piacere a Iachini, visto che da esterno l’ha provato più volta in allenamento. Non un ruolo inedito, visto che nella precedente esperienza all’AIK Solna giocava proprio sulla fascia, ma che grazie all’enorme lavoro sulla tattica svolto nei suoi primi mesi in Italia è diventato più agevole: “Saper giocare in più ruoli è un fattore importante nel calcio moderno. In Svezia facevo l’esterno, qui faccio il trequartista, ma la cosa non mi causa nessun problema, anzi mi completa. Giocando con il Palermo ho aumentato il mio bagaglio d’esperienza, mi sento migliorato nella fase difensiva, nei movimenti tattici, individuali e di squadra”. Insomma, una risata beffarda agli occhi di chi, senza averlo mai visto, già sentenziava di vedere in lui un nuovo Xavi: “In realtà penso di somigliare a Robinho per l’aspetto fisico, anche per la pelle scura. Mi piace come si muove, la sua fantasia, come gioca. Iachini dice che gli ricordo Pereyra? Non l’ho ben presente, ma se lo dice Iachini ci credo”.
Paragoni importanti per il tuttofare svedese, prossimo ad arricchire la vetrina di gioielli del Palermo. Un diamante grezzo che può però seguire le orme di Paulo Dybala, per il quale ha solo parole d’elogio: “Vedendolo in allenamento ho capito quanto è bravo. È da grande team. L’anno prossimo giocherà in Champions? Non so, ma niente è impossibile”. Non è solo Dybala ad avere gradi qualità, però: “Se mi fossi spaventato – prosegue Quaison non sarei venuto. La squadra ha qualità, ho capito subito ci saremmo salvati e avremmo fatto meglio di quanto si pensava”.
Tanta qualità che passa principalmente dai piedi di Franco Vazquez. Il trequartista, proprio come Quaison, ha ricevuto la convocazione da parte della nazionale, sollevando però una serie di polemiche legate al suo paese di nascita. Polemiche che però appartengono solo ad un paese come l’Italia, non certo ad una Svezia che si è saputa dimostrare ben più tollerante e avanzata: “Io sono svedese, anche se la famiglia di mio padre è ghanese. Ho vissuto con mia madre e mio fratello a Stoccolma, mentre mio padre si è trasferito in Scozia. Mi chiamo Robin Kwamina Quaison, il secondo nome è ghanese, vuol dire nato di sabato”. Sulla prossima partita col Milan, infine, Quaison ha le idee chiare: “Dobbiamo avere rispetto ma non paura. Menez può dare la differenza, ma a me piace ricordare l’andata, quando abbiamo vinto 2-0 a San Siro”.