Quel rito che manca - Live Sicilia

Quel rito che manca

Dallo speciale "I love Francesco" realizzato per il primo anniversario dellascomparsa di Francesco Foresta.

I love Francesco
di
2 min di lettura

L a prima telefonata della giornata era un “rito”. Un rito che oggi, a un anno dalla sua morte, non smette di mancarmi. Il tempo e il piacere sono due concetti che viaggiano su binari opposti, inversamente proporzionali. Se un arco temporale di vita è piacevole sembra che si esaurisca in un attimo; se non lo è, come l’ultimo anno senza Francesco, lo percepisci come interminabile. Alle nove del mattino Francesco era già un vulcano di idee in piena eruzione. Le metteva giù nel “memo” della giornata (lui l’ha battezzato così). La rotta quotidiana che la nostra grande nave veloce doveva seguire per portare in porto ogni sera la nostra barca. Pronta a riprendere il mare dell’informazione il mattino seguente. Quel “rito” si è rinnovato, quotidianamente, per anni, scandendo le nostre giornate e diventando un gigantesco diario delle piccole e grandi imprese centrate dalla nostra squadra. Immancabile il nostro confronto al termine di ogni partita del Palermo, di cui Francesco era un grandissimo tifoso. Mi prendeva in giro dicendomi di non essere abbastanza rosanero a causa di una malattia congenita, l’interismo. Per farmi arrabbiare era capace di sfoderare sfottò anti interisti che neanche il peggior juventino riuscirebbe a pensare. Ma cascava male, chi è sopravvissuto al “cinquemaggio” può sopportare tutto. Era il fratello maggiore che non ho avuto, Francesco. Ci siamo scelti a vicenda, al Giornale di Sicilia, dove io collezionavo contratti a tempo determinato tra lo sport e la cronaca e lui era vicecaporedattore. Dieci anni bellissimi in cui mi ha insegnato a fare questo mestiere, 10 anni al termine dei quali è nato il nostro sogno. Un giornale nostro. Nacque così I love Sicilia, una mattina di gennaio 2006 in cui io e il mio grande amico, Salvo Toscano, siamo stati chiamati da Francesco che ci presentò Giuseppe Amato: “Ragazzi, facciamo un giornale nostro!”. E da lì ebbe inizio tutto. Le riunioni a qualsiasi ora. Le passeggiate per le edicole il venerdì di uscita di I love Sicilia per vedere quanto vendeva la nostra creatura, le estenuanti prove grafiche a caccia della perfezione in copertina e al titolo più bello. Momenti indimenticabili che negli anni hanno cementato la nostra squadra. Era forte Francesco, capace di intuizioni geniali e dal fiuto sopraffino quando c’era da annusare la notizia, ma anche individuare l’uomo giusto al posto giusto. L’ultimo colpo di genio poche settimane prima della sua morte, quando chiamò un monumento del giornalismo come Giuseppe Sottile a dirigere Livesicilia. Un ultimo capolavoro, professionale e umano. Grazie Ciccio.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI