Questo non è il Palermo |Non è meglio chiamarlo M.Z.? - Live Sicilia

Questo non è il Palermo |Non è meglio chiamarlo M.Z.?

La città afflitta storicamente da mille problemi, ora è costretta anche all’umiliazione sportiva.

Lettera a Zamparini
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Caro presidente Zamparini,

per lei, che vive a migliaia di chilometri lontano dalla città di cui ha acquistato la squadra di calcio 15 anni fa, forse è difficile capire a fondo il senso di frustrazione e delusione con cui ogni palermitano è costretto a convivere. E con questa lettera vorremmo dare il nostro contributo per rendere l’idea di quanto sia grande l’amarezza dei tifosi per la gestione del “suo” Palermo degli ultimi anni. Il Palermo peggiore della storia in serie A oggi è arrivato a collezionare nove sconfitte di fila. E nulla lascia presagire che il trend possa essere invertito in breve tempo. Una umiliazione settimanale che è diventata insopportabile per i palermitani a tal punto che viene da chiedersi se non sia meglio cambiare nome alla squadra di sua proprietà. Potrebbe chiamarla Zamparini Team. Oppure M.Z., come le cifre che si usano mettere sulle camicie per personalizzarle. Ci pensi presidente, in fondo M.Z. (anche se scritto in maniera diversa) è stato un brand che le ha portato fortuna.

La città storicamente umiliata da atavici problemi che ne hanno condizionato la storia, fino al 29 maggio 2011, la notte della finale di Coppa Italia con i 40mila siciliani al seguito dei rosanero, ha avuto nel calcio, per un decennio scarso, uno dei pochi motivi di riscatto, qualcosa da mostrare all’Italia con orgoglio. Da quel giorno il piano sul quale si muove il destino del club che porta il nome della quinta città d’Italia, con una storia ultracentenaria alle spalle, ha iniziato a inclinarsi verso il basso con una pendenza direttamente proporzionale con il passare delle stagioni. La squadra piena di campioni già fatti o in procinto di sbocciare è stata smantellata in nome dei conti in ordine.

E’ iniziato un declino inarrestabile, fatto di investimenti sbagliati, campagne acquisti fallimentari e una girandola di avvicendamenti in società e in panchina che hanno sbiadito fino a cancellarla l’immagine che il Palermo, il “suo” Palermo, aveva costruito in un decennio in cui i rosanero risiedevano stabilmente nella parte nobile della classifica di serie A e viaggiavano il giovedì in giro per il Vecchio continente per disputare le partite di Europa League. Allenatori e direttori sportivi fagocitati con una voracità da fare invidia a un leone e campagne acquisti con il “braccino tirato” ma presentate dai “soliti” proclami estivi hanno portato in dote una retrocessione in B seguita da cui lei in prima persona aveva giurato e spergiurato di aver imparato tanto.

E invece nulla è cambiato, anzi se dagli errori del passato si poteva e si doveva imparare la lezione la storia dice che è finita anche peggio. E a nulla è valso anche il grande spauracchio che i tifosi rosanero si sono presi l’anno scorso, quando a maggio il Palermo, il “suo” Palermo, ha salvato la permanenza in serie A solo all’ultima giornata.

Anche in quella occasione, caro presidente, lei ha dichiarato urbi et orbi, tra un annuncio di una cordata americana e quello di un gruppo cinese interessato a rilevare il club, che mai più sarebbe cascato negli errori commessi, uno su tutti i nove avvicendamenti in panchina che hanno finito per generare solo il caos all’interno dello spogliatoio tenuto in piedi da tre senatori (Sorrentino, Maresca e Gilardino) che hanno portato in banchina il vascello rosanero come solo i vecchi lupi di mare sanno fare prima di essere accompagnati alla porta.

Il resto è storia recente. Via Ballardini e squadra al debuttante De Zerbi. Via il debuttante De Zerbi che avrebbe dovuto portare al Barbera il calcio champagne e panchina a una gloriosa bandiera rosanero come Eugenio Corini che del pragmatismo ha fatto un marchio di fabbrica. Tutto inutile, a dimostrazione che nel calcio contano più di tutto il resto i giocatori che vanno in campo. A gennaio c’è una nuova opportunità data dal mercato invernale. Sarà quello il banco di prova per capire se il Palermo, il “suo” Palermo, ha imparato la lezione ingaggiando professionisti pronti subito a un girone di ritorno da leoni o continuare inesorabilmente questa discesa libera verso la serie B che di buono (per i conti della sua società) ha solo un paracadute economico che limita i danni delle squadre condannate a giocare tra i cadetti.


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