TRAPANI – L’obiettivo, se non impossibile, è come minimo proibitivo: portare ai seggi 30.012 trapanesi in una domenica di fine giugno, ottenendo almeno 15mila voti. Il termine per la presentazione degli assessori designati mancanti scadeva alle 14 di oggi e Mimmo Fazio non ha completato la squadra assessoriale presentata nei giorni antecedenti al primo turno autoescludendosi automaticamente dal ballottaggio e costringendo il candidato del Pd, Piero Savona, a una rincorsa pressoché impossibile sul quorum da raggiungere. Una vera e propria impresa ed è per questo che in casa dem si sta valutando se richiedere con forza l’impegno di tutti i big nazionali del partito per Trapani. Se l’obiettivo di Savona, che ha presentato regolarmente gli ultimi due assessori mancanti, non dovesse essere raggiunto arriverebbe un commissario straordinario nominato dall’assessorato regionale agli Enti locali. Il funzionario assumerebbe le funzioni di sindaco e giunta, traghettando la città alla prima data utile per il voto, tra il 15 aprile e il 30 giugno del 2018. Resterebbe in piedi, invece, il neo eletto consiglio comunale. E’ esclusa la possibilità di una votazione in concomitanza con le Regionali del 5 novembre.
E’ l’ultimo colpo di scena di una campagna elettorale scaduta ormai nel ridicolo, con un risiko che si svolge sulla pelle di una intera città. Trapani corre il rischio di non avere un sindaco la sera del 25 giugno. L’autoesclusione di Fazio, infatti, fa scattare alcuni automatismi previsti dalla legge regionale 7 del 1992 che impongono all’unico candidato rimasto in gara il raggiungimento di due obiettivi: al primo posto c’è la partecipazione della maggioranza assoluta degli iscritti nelle liste elettorali, ma questo non basta dal momento che Savona dovrà raccogliere un consenso di voti validi pari al 25% degli aventi diritto al voto. Tradotto in numeri: affinché la consultazione sia ritenuta valida dovranno recarsi ai seggi almeno 30.012 elettori, ovvero la maggioranza assoluta di quel corpo elettorale che a Trapani è composto da 60.023 aventi diritto al voto. Una impresa improba se si tiene conto del fatto che al primo turno, nonostante l’interesse per le 13 liste contenenti i candidati al consiglio comunale, i votanti furono appena 35.377, pari al 59%. Savona, inoltre, dovrà ottenere il voto di 15.001 trapanesi, quasi il doppio rispetto agli 8.732 voti raccolti dal candidato dem al primo turno.
Una battaglia che il Pd combatte da solo contro il centrodestra trapanese, lacerato dalla guerra tra Fazio, indagato nell’inchiesta sui trasporti marittimi, e il senatore forzista Antonio D’Alì, su cui pende una richiesta di soggiorno obbligato da parte della Procura di Palermo. I due, però, in questo momento si trovano sullo stesso fronte, quello dell’astensione: oltre a Fazio, che aveva già annunciato il suo disimpegno e che quindi non spingerà i trapanesi al voto, nelle ultime ore anche Forza Italia si è unita al partito del non voto, puntando tutto sulla riedizione delle elezioni tra un anno. Nella tarda serata di venerdì, al termine di un vertice con D’Alì, giunto terzo al primo turno, è arrivata la nota in cui i forzisti invitavano i trapanesi “a non recarsi al voto” chiedendogli di “non partecipare a un ballottaggio falsato”. Una presa di posizione figlia di una critica bipartisan nei confronti di Fazio e di Savona: il primo reo, secondo i forzisti, di giocare una partita “tutta personale, fatta di alchimie procedurali e pensando di ingraziarsi la benevolenza dei magistrati con un falso disimpegno e false dimissioni”, e il secondo colpevole di “tacere, abbagliato – si legge nella nota – da improvvisa e inattesa prospettiva di successo”. Con queste premesse il raggiungimento del quorum da parte di Savona avrebbe il sapore del miracolo e sarebbe l’ultimo colpo di scena di una campagna elettorale surreale.