PALERMO- Finisce in Cassazione il caso dei 17 attivisti del centro sociale “Spazio Anomalia” di Palermo, indagati per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie di delitti contro l’ordine pubblico, ai quali il gip, su istanza della Procura, aveva imposto l’obbligo di firma. I pm Geri Ferrara ed Emanuele Ravaglioli, che hanno condotto l’inchiesta coordinata dall’aggiunto Leonardo Agueci, hanno presentato ricorso davanti ai giudici romani contro la decisione del tribunale della Libertà di Palermo di revocare la misura cautelare. La vicenda nasce da una serie di manifestazioni non autorizzate, organizzate, tra il 2010 e il 2012, dal centro sociale, durante le quali si sono verificati scontri con le forze dell’ordine: alcuni agenti rimasero feriti. Il pm aveva inizialmente chiesto l’applicazione, per alcuni degli indagati, degli arresti domiciliari, istanza comunque rigettata dal gip che aveva disposto la misura dell’obbligo di presentazione giornaliera alla polizia giudiziaria.
Nel ricorso i pm bacchettano i giudici che, a suo dire, avrebbero commesso un “macroscopico errore di diritto” e seguito un “percorso logico che desta scalpore”. Secondo la ricostruzione del tribunale del Riesame- osservano i magistrati – “vi sarebbe un livello di violenza accettabile connotato alla protesta politica che, non si sa in base a quale metro di giudizio, potrebbe consistere in una deriva controllata e dunque essere lecito ovvero in una deriva incontrollata e configurare un reato”. I pm “accusano”, inoltre, i giudici di rischiare di “legittimare condotte istigatrici alla violenza che potrebbero sfociare in atti delittuosi ben più gravi di quelli contestati”. Nel ricorso i magistrati esprimono pesanti giudizi sugli antagonisti che, pur non avendo ancora acquisito capacità sovversive o di terrorismo, avrebbero potenzialità “nel dirigere la piazza e le tensioni che in essa si esprimono verso un contesto di rabbia sociale che potrebbe sfociare in episodi ben più pericolosi”. (ANSA)