CATANIA – Il 22 marzo 2002, un ragazzo di soli 17 anni, Sebastiano Buscemì, morì, tragicamente coinvolto in un incidente stradale mentre era alla guida della sua moto. L’altro mezzo, un’auto, era senza assicurazione. A distanza di 22 anni e mezzo approda in Cassazione il caso dell’incidente di via Pietro dell’Ova, in cui perse la vita il giovane.
A rispondere, in piazza Cavour, sono stati citati civilmente l’automobilista – che, secondo le famiglia della vittima, ebbe “quantomeno un concorso di colpa” – e il Fondo di Garanzia delle Vittime della Strada. La famiglia è assistita dall’avvocato Giuseppe Lipera, che chiede un risarcimento.
La relazione dei carabinieri
La famiglia del ragazzo parla di “condotta imprudente e negligente” dell’automobilista. Parla di una relazione dei carabinieri in cui la guida dell’automobilista, che sarebbe andato ad alta velocità, tanto da non riuscirsi a fermare.
“È scandaloso e impensabile che un ragazzo di soli 17 anni perda la vita a causa del mancato rispetto delle norme del codice della strada di un altro automobilista – afferma l’avvocato Lipera – che quest’ultimo non abbia alcuna conseguenza penale o civile”.
Giustizia attesa 22 anni
I parenti del ragazzo, sottolinea l’avvocato, “attendono giustizia da ben ventidue anni e mezzo e credono che nonostante tutto la Corte Suprema di Cassazione, all’udienza del 14 ottobre, riconoscerà la responsabilità dell’automobilista, quanto meno a titolo di concorso di colpa, condannando anche il Fondo di Garanzia delle Vittime della Strada”.