È stata, senza dubbio, la settimana del Terzo Polo. In Sicilia, come nella convention nazionale di Roma la nuova coalizione ha battuto i pugni sul tavolo, ha fatto sentire la propria voce e ha raccolto già l’entusiasmo di una folla scatenata.
Mpa, Fli, Udc e Api hanno infatti rivendicato la propria forza nel Paese. Siamo noi a decidere le sorti del governo nazionale, hanno detto i leader presenti, sottolineando il lusinghiero 4,8% complessivo attribuito loro dagli ultimi sondaggi. Proclami che hanno suscitato l’entusiasmo di tantissima gente. Un gruppetto di supporters è stato persino costretto ad assistere in piedi all’evento essendo giunto in ritardo nel salone dove i 18 posti a sedere erano stati prenotati da tempo.
Ma al di là dei numeri, quello che ha veramente colpito i presenti è stata la chiarezza delle idee. La coesione dimostrata da ognuno dei soggetti che s’è alternato sul palco. Soprattutto riguardo alla politica siciliana. A cominciare da Fini che ha precisato: “Mai col Pd”. Gli ha fatto eco Casini che ha risposto “Il Pd? Forse sì”. Concetto ripreso da Raffaele Lombardo che ha detto. “Avanti col Pd”. Rutelli ha posto il sigillo alla discussione, ed evitando ogni dubbio ha dichiarato. “Qualcuno lo ha già detto ‘il Pd forse sì?”. E ha suscitato il fragoroso applauso di tutti e due i militanti Api presenti in sala.
Ovviamente, il Terzo polo ha inciso, questa settimana, anche in Aula, dove si è lavorato ancora meno della settimana scorsa. Le sedute, infatti, sono durate quanto due puntate di “Tom & Jerry”. Se si escludono, ovviamente, le pause e le interruzioni per la verifica del “numero legale” richieste da Salvo Pogliese, soprannominato dalla maggioranza “Kunta kinte”, per la sua predisposizione a contare uno per uno i deputati e di chiedere di volta in volta la verifica delle presenze. Ma questo ostruzionismo non ha fermato il convintissimo incedere della maggioranza che nella giornata di martedì era riuscito a far votare ben uno dei 39 articoli della legge. Scatenando l’ottimismo dell’assessore Venturi: “Entro il 2013 dovremmo farcela. Speriamo solo non si vada alle elezioni anticipate”. Il giorno dopo, però, s’è assistito a un’impennata nella votazione. Undici articoli votati in un quarto d’ora. E dietro allo sblocco repentino ci sarebbe la benevola mano del presidente Lombardo. Il governatore, infatti, avrebbe “ceduto” alle richieste dei suoi alleati che lo pregavano di inserire nel ddl una norma che desse allo stesso Lombardo la potestà di nomina di tutti i dirigenti del nuovo Istituto per le attività produttive inizialmente “concessa” all’assessore Venturi. Un altro emendamento ha inserito anche lo “ius primae noctis” sulle mogli degli stessi dirigenti e il potere di dichiarare guerra al Nord antimeridionalista. Il governatore, schermendosi “lo sapete che a me non piace fare tutto da solo” avrebbe comunque accettato, superando così le titubanze della maggioranza. E facendo ripartire il voto.
Per il presidente, tra l’altro, è stata una settimana assai intensa. In pochi giorni Lombardo ha fatto di tutto. Ha cenato con l’Udc vicino lo Spasimo. La mattina dopo è andato a recuperare Giulia Adamo che era rimasta dentro. Poi ha incontrato il prefetto Postiglione. Quindi Carmelo Briguglio al quale ha assicurato il mantenimento in vita del governo tecnico. Subito dopo ha inviato una mail all’assessore Armao, impegnato in un vertice con Brunetta sull’”E-gov” (sull’informatizzazione, insomma) con scritto: “Non sei più assessore. È finita l’ora dei tecnici. Al posto tuo metto uno dell’Api, o dell’Aps, tanto è lo stesso”. L’assessore ha letto in diretta sull’I-phone il messaggio. È sbiancato. Ma subito dopo è arrivata una seconda mail di Lombardo: “Scherzavo”. Sollevato, Armao ha letto la terza mail: “Per ora”.
Il presidente, però, non è riuscito, nemmeno stavolta (e sono quattro) a essere presente alla riunione sull’incandescente tema della Formazione professionale. Ma nonostante la sua assenza, il governatore ha voluto sostenere l’assessore in vista dell’incontro con sindacati, enti e lavoratori incazzatissimi: “Oggi non posso venire – si legge in un’altra mail di Lombardo – perché ho l’appuntamento col callista. Centorrini… facci lei…”.
Dopo il callista, però, il governatore ha ritrovato lo slancio e il tempo di annunciare l’incontro con un governatore russo. Proprio in quel momento, Massimo Russo ha urlato: “Finalmente ha deciso di togliersi dalle palle”, è s’è recato a Palazzo d’Orleans, dove ha trovato un certo Serghej Morosov, governatore della regione di Uljaskov al quale ha detto: “Io so’ io e voi non siete…. Approposito, chi sei?”. Lo straniero avrebbe risposto: “Io essere covennatore russo”. Solo in quel momento l’assessore ha compreso l’equivoco. Ed è andato via infuriato. Nel suo incedere regale, però, s’è scontrato con Pier Carmelo Russo, che aveva appena ascoltato il dialogo con lo straniero. “E tu che ci fai qui?” ha chiesto Massimo. “Niente” ha risposto Pier Carmelo, mal celando un certo imbarazzo: “Sai com’è – ha risposto a quel punto – noi pensionati non abbiamo mai un cacchio da fare…”.