Il figlio del boss e i colpi al Nord| Rapine da 300 mila euro - Live Sicilia

Il figlio del boss e i colpi al Nord| Rapine da 300 mila euro

Sei persone arrestate tra Palermo e Bologna.

BOLOGNA – Quattro erano ‘trasfertisti’ che da Palermo raggiungevano Bologna per fare le rapine, altri due abitavano in città e, oltre a partecipare ad alcuni ‘colpi’, fornivano una base logistica. E’ la banda di rapinatori di banche scoperta e smantellata dalla Polizia di Stato, che ha dato esecuzione a sei ordinanze di custodia cautelare in carcere firmate dal Gip Francesca Zavaglia su richiesta del Pm Michele Martorelli, che ha coordinato l’indagine della squadra Mobile. Al gruppo vengono attribuite quattro rapine compiute nel Bolognese fra maggio e agosto 2016, per un bottino di quasi 300.000 euro, e un’ultima tentata lo scorso ottobre e finita con la cattura in flagranza di tre persone. Gli accertamenti sono poi proseguiti fino a chiudere il cerchio. Secondo gli investigatori la banda, interamente composta da palermitani, a Bologna contava sull’appoggio dei fratelli Antonio e Salvatore Marino, 50 e 48 anni, che avrebbero utilizzato il loro appartamento in via del Chiù, zona Saffi, come appoggio per gli altri quattro. Angelo Olivieri, 28 anni, Vito Santangelo, 38, Fabio Machì, 32 e Massimiliano Jari Ingarao, 23, arrivavano dalla Sicilia, via mare fino a Napoli e poi in treno fino a Bologna, mentre per fare rientro dopo le rapine prendevano auto a noleggio. Olivieri, Machì e Salvatore Marino erano stati già arrestati a ottobre durante il tentativo di rapina al Credito Cooperativo di Romagna a Castel San Pietro. A loro il provvedimento è stato notificato in carcere. Lo stesso è successo a Olivieri, già detenuto a Palermo dove era stato arrestato a settembre per un assalto a un furgone portavalori. All’alba di oggi le manette sono scattate invece per Antonio Marino, arrestato a Bologna, e per Ingarao, fermato a Palermo. Quest’ultimo – hanno spiegato gli investigatori – è il figlio di Nicolò Ingarao, ex boss di Cosa Nostra ritenuto reggente della famiglia mafiosa di Porta Nuova e assassinato nel 2007.

Il modus operandi della banda era simile nelle diverse rapine: un sopralluogo davanti alla banca seguito dopo un paio di giorni dall’assalto, che iniziava con uno dei malviventi che entrava a viso scoperto, armato di un taglierino, poi faceva entrare un complice mentre almeno un terzo bandito aspettava fuori. Quando possibile, per garantirsi un bottino più ricco aspettavano l’apertura delle casse temporizzate e per questo immobilizzavano con fascette e sequestravano impiegati e clienti. Anche per un’ora intera, come successe lo scorso 24 maggio a una ventina di persone dentro l’agenzia Banca di Bologna in via Emilia Ponente. I rapinatori portarono via 104.000 euro. Alla banda sono inoltre attribuiti, fra luglio e agosto, i ‘colpi’ alla Banca di Imola di Castel San Pietro, (14.000 euro), alla Bcc di via Sigonio (63.000 euro) e alla Bcc di Ozzano Emilia (100.000 euro).

(ANSA)


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