Rapito davanti alla figlia e ucciso | Omicidio Tocco, 30 anni per Gregoli - Live Sicilia

Rapito davanti alla figlia e ucciso | Omicidio Tocco, 30 anni per Gregoli

Un frame dell'intercettazione di Tocco prima di essere ucciso

Il boss fermò al finto posto di blocco l'auto della vittima inghiottita dalla lupara bianca.

PALERMO – La microspia piazzata sulla macchina di Giampiero Tocco registrò le fasi del rapimento. Uno dei finti poliziotti, Salvatore Gregoli, alzò la paletta per intimare l’alt alla vittima: ” … buona sera… scenda un attimo per favore… parcheggia un po’ più avanti… la multa… è successo qualche cosa che…”. L’epilogo di quel finto posto di blocco fu l’omicidio di Tocco. Gregoli è stato oggi condannato a 30 anni dal giudice per l’udienza preliminare Fabrizio Molinari, che ha accolto la richiesta del pubblico ministero Roberto Tartaglia. Solo la scelta del rito alternativo e dello sconto di pena previsto gli ha evitato l’ergastolo.

Non si aspettavano che Tocco fosse in macchina con la figlia di sette anni: “…. c’è a picciridda nna machina… camu a fari cu sta picciridda”. La bambina piangeva: ” … papà, papà… non andartene… “. Il padre capì che stava andando incontro alla morte e tentò di salvare la figlia: “… non prendetevela con lei, è chiaro?… “.

La figlia chiamò subito la madre: ” … mamma, mamma, la polizia ha preso papà… hanno controllato se aveva la patente, non so dove è andato, mi sono spaventata da morire… lo mandano in galera? … voglio andare via, non mi sento bene… ‘”. in macchian cominciò l’interrogatorio di Tocco: “… fustivu a Partinico stamatina?… a cu ammazzasti?”. Gli attribuivano il delitto di Giuseppe Di Maggio, figlio di don Procopio,, boss di Cinisi. “Io ti ammazzo… facemu i cosi beddi puliti”, disse uno dei componenti del commando. Tocco pensava solo alla figlia: “C’è a picciridda in macchina”.

In un altro processo sono ancora imputati Vincenzo e Giovanbattista Pipitone, Salvatore Cataldo e Antonino Di Maggio. Sull’omicidio Tocco, e su altri delitti, i pm Roberto Tartaglia, Annamaria Picozzi e Amelia Luise hanno fatto luce grazie alle rivelazioni del pentito Antonino Pipitone. In precedenza erano già stati condannati all’ergastolo Salvatore e Sandro Lo Piccolo, capimafia di San Lorenzo che ordinarono il delitto. Sarebbero stati proprio i Lo Piccolo, che riponevano in lui piena fiducia, a incaricare Gregoli nonostante appartenesse ad un’altra famiglia mafiosa, quella di Santa Maria del Gesù.


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