E’ sufficiente la combinazione di due fattori perché ci sia un’esplosione di gas simile a quella che a Ravanusa ha provocato il crollo di tre case e ne ha danneggiate altrettante. Tuttavia si tratta di una combinazione tutt’altro che semplice che si verifichi, dice all’Ansa l’esperto di tecnologia del petrolio e del gas naturale, Carlo Giavarini, che ha insegnato a lungo all’Università Sapienza di Roma. Non è una combinazione comune, dal momento che il gas deve raggiungere un livello di concentrazione compreso all’interno di un tervallo molto piccolo e in un ambiente chiuso, dopodichè anche una microscintilla può scatenare un’esplosione gigantesca. “Perché il gas metano si infiammi ed esploda è necessario che nell’aria ci sia una concentrazione che va da un minimo del 5-7% a un massimo del 15%”, spiega l’esperto. Al di là di questi limiti, infatti, il metano non si infiamma né può bruciare. SEGUI LA DIRETTA SULLA TRAGEDIA DI RAVANUSA
Le ipotesi
“L’esplosione può quindi avvenire solo quando la concentrazione del gas è compresa all’interno di questi due valori”, osserva Giavarini, e “fortunatamente si tratta di un intervallo piuttosto piccolo”, a differenza di quanto accade con altri gas, nei quali l’esplosione è possibile all’interno di un intervallo molto più ampio. L’idrogeno, per esempio, può esplodere con un livello di concentrazione compreso fra poche unità percentuali fino al 75%. Perchè avvenga un’esplosione è inoltre necessario che il metano “sia concentrato all’interno di una cavità, in un ambiente chiuso. All’aria aperta – rileva l’esperto – può infatti avvenire una deflagrazione, ma non un’esplosione violenta”. Il secondo fattore indispensabile perché avvenga un’esplosione è l’innesco. “E’ sufficiente un’energia molto bassa” , osserva Giavarini, ed è quindi plausibile una delle ipotesi avanzate finora, secondo cui a innescare l’esplosione di Ravanusa possano essere state le microscintille generate dall’attivazione dell’ascensore.