CATANIA. Sono ore cruciali per l’inchiesta-scandalo che ha portato il 29 aprile scorso agli arresti domiciliari quattro medici, per presunti favori nella sanità catanese. È l’inchiesta per cui sono state iscritte sul registro degli indagati, tra gli altri, due figure di primissimo piano della politica siciliana, come gli ex assessori regionali Ruggero Razza e Antonio Scavone. In queste ore, infatti, la giudice Simona Ragazzi scioglierà la propria riserva in relazione alla eventuale misura interdittiva nei confronti di sette indagati.
Nell’ordinanza, infatti, la GIP aveva scritto di riservare “la propria decisione nei confronti degli altri indagati (ovvero tutti tranne i quattro ai domiciliari, ndr.) all’esito dell’espletamento dell’interrogatorio”. L’interrogatorio si è svolto nei giorni scorsi per entrambi, sia per Razza che per Scavone, indagati – in relazione a due episodi differenti – per turbata libertà di scelta del contraente. Scavone, secondo quanto trapelato, ha risposto chiarendo la propria posizione e respingendo ogni accusa a suo carico.
Razza, secondo l’ipotesi di reato di un’inchiesta che, va sottolineato, è ancora in corso, avrebbe favorito un candidato per un progetto da 10mila euro, Scavone un altro candidato per un progetto da 15mila euro. La Procura come detto ha chiesto la misura interdittiva anche per altre cinque persone, che sono state a loro volta interrogate e per cui si attende una decisione dal gip.
I quattro ai domiciliari: le accuse
Gli arrestati invece sono i medici Nunzio Ezio Campagna di 61 anni, vicepresidente dell’Ordine dei medici, Gesualdo Antonio Missale di 52 anni, Giuseppe Arcidiacono di 65 e l’odontoiatra Sebastiano Felice Agatino Ferlito di 69, accusati a vario titolo di turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio o del servizio.
Sono tre medici e un dirigente amministrativo che, dal canto loro, in questa fase si sono avvalsi della facoltà di non rispondere dinanzi al gip. La linea dei difensori, gli avvocati Giampiero Torrisi, Salvatore Di Dio, Piergiuseppe De Luca, Pietro Ivan Maravigna e del professore Giovanni Grasso, sarebbe quella di valutare attentamente il grande volume di documenti che fanno parte del fascicolo. L’interrogatorio di garanzia si è svolto nel palazzo di Giustizia davanti al gip Simona Ragazzi.