L'alleanza tra Berlusconi e Alfano | A Roma impossibile, in Sicilia si può - Live Sicilia

L’alleanza tra Berlusconi e Alfano | A Roma impossibile, in Sicilia si può

L'ex cavaliere apre al dialogo nella regione, ma il nodo da sciogliere rimane il nome del candidato.

VERSO LE REGIONALI
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PALERMO – La Sicilia tiene banco anche oggi nel dibattito politico nazionale. Soprattutto sul fronte del centrodestra. Gli occhi sono tutti puntati su Silvio Berlusconi e sulle mosse che porteranno alla scelta del candidato da appoggiare (o da proporre) per le prossime elezioni regionali. In particolare, monta l’attesa sul possibile “ritorno a casa” di Angelino Alfano. In un’intervista a Repubblica, l’ex cavaliere è stato abbastanza chiaro: “Sul piano nazionale direi che il problema non si pone. Il partito di Alfano in questi anni ha mantenuto in piedi due governi di sinistra, che non sono stati scelti dai cittadini e che oggi presentano un bilancio desolante su tutto. Lei pensa che chi ha collaborato a ridurre il nostro paese in queste condizioni possa davvero tornare a lavorare con noi?”. Ma è la precisazione “sul piano nazionale” che apre qualche spiraglio. Poi, infatti, Berlusconi prosegue: “Altra cosa sono le realtà locali, in molte delle quali governiamo noi del centrodestra. Se questo potrà accadere anche in Sicilia, per battere sia la disastrosa gestione uscente della sinistra, sia l’incubo che una regione così importante possa cadere in mano ai grillini, credo sia un bene per i siciliani. Io lavoro sempre per unire, mai per dividere”.

In sintonia il ministro degli Esteri e leader di Alternativa popolare, Alfano: “C’è una grande chance per i moderati in Sicilia, regione in cui la Lega non ha voti e non è determinante per la vittoria. Noi stiamo completando un programma che può essere interpretato benissimo da un nostro candidato. Vedremo chi vorrà sostenerlo. Non facciamo parte di nessuna coalizione. Non si capisce perché noi possiamo andare da qualcuno, mentre qualcuno non può venire da noi. Lavoriamo sottotraccia per un’ampia aggregazione centrista”.

E c’è chi giudica “avvilente” questo riavvicinamento di Berlusconi e Fini in vista delle Regionali siciliane: “Le elezioni in Sicilia non so come andranno ma penso che il valore della coerenza in politica sia una cosa seria: questa processione verso Berlusconi di tanti che se ne sono distaccati per scelte diverse e che oggi tornano è una cosa avvilente per loro e per Berlusconi”. A dirlo è Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione Esteri del Senato. “Quando io ho rotto con Berlusconi – aggiunge – mi sono presentato da solo, la coerenza si sta disperdendo a discredito della politica”.

Ma le manovre sull’Isola proseguono. “Per quello che mi riguarda – scrive in una nota il presidente della commissione Esteri della Camera Fabrizio Cicchitto – su un punto sono d’accordo con Berlusconi e cioè che non esistono a livello nazionale le condizioni per una intesa fra Ap e Forza Italia né nella versione di ingresso in Forza Italia sdegnosamente rifiutato da quest’ultimo, né in quello della Bad Company che si squalifica da solo. Rimango convinto che la strada maestra di Ap sia quella di una posizione politica autonoma: né con Renzi né con Berlusconi”. “Per quello che riguarda le elezioni regionali siciliane – aggiunge – evidentemente la decisione è nelle mani di Ap Sicilia che a mio avviso deve fare scelte libere, non di tipo aprioristico e non come riproposizione del passato evitando rigorosamente di farsi sbattere le porte in faccia da chicchessia”.

Il nodo da sciogliere, fondamentalmente, riguarda il nome del candidato alla Presidenza. E, nello specifico, la domanda è: Musumeci sì o Musumeci no? La questione è spinosa perché a Forza Italia si rimprovera ancora oggi la presa di distanze dallo stesso candidato nel 2012 che portò, a dire di molti nel centrodestra, alla vittoria del candidato Rosario Crocetta. “Non mi risulta – dice sempre Cicchitto – che noi siamo pronti ad appoggiare Musumeci. Mi risulta un dialogo tra FI e Ap ma non su quel candidato”. C’è anche chi in Alternativa popolare pensa che la candidatura a presidente della Regione siciliana possa ancora ricadere proprio sul ministro degli Esteri per guidare la coalizione in Sicilia.

“In queste settimane – dice il senatore di Ap, Giuseppe Marinello, presidente della Commissione Ambiente del Senato – con grande senso di responsabilità si sta portando avanti una complessa trattativa, al fine di ricomporre tutte le forze politiche moderate siciliane con l’intento di poter presentare agli elettori una proposta unitaria, forte e credibile. Dopo lo sfascio operato da Crocetta e dai suoi sodali, e considerate le enormi difficoltà in cui versa il popolo siciliano e le sfide con le quali occorrerà confrontarsi per rimediare ai guasti degli ultimi anni, occorre agire con grande responsabilità senza pensare minimamente agli interessi di bottega”. “In particolare – conclude – vanno respinti al mittente gli slogan di chi insegue il facile populismo, con l’esclusivo interesse di guadagnare qualche frazione percentuale ma non ha mai dimostrato alcuna capacità di governo. Credo che oggi l’interesse soprattutto di quello della Sicilia sia di dire a costoro e soprattutto a Giorgia Meloni di astenersi dall’occuparsi della Sicilia, lasciando la titolarità dell’azione politica ai siciliani”.

Il riferimento è a una dichiarazione della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che la settimana scorsa ha ufficializzato il suo appoggio al candidato Nello Musumeci, affermando poi, in un’intervista a “Il Tempo”: “Il centrodestra con Alfano? Non se ne parla proprio”. E ha rincarato la dose: “Candidare Alfano significherebbe odiare la Sicilia”. “Le parole di violenza inusitata di Giorgia Meloni in un momento così delicato sono un oggettivo danno a Nello Musumeci. Se questo è l’esordio della loro collaborazione, pensiamo che la Meloni altro non voglia che trascinare Musumeci nello stesso isolamento in cui ha trascinato se stessa alle ultime comunali di Roma”, ha commentato il vicepresidente dei senatori di Alternativa popolare-Centristi per l’Europa, Bruno Mancuso. “Non abbiamo traccia delle invincibili armate della Meloni in Sicilia e non sappiamo neanche quanto davvero lei possa rappresentare un valore aggiunto per Musumeci e siamo certi che non avrebbe neanche la forza di presentare la lista di Fratelli d’Italia in Sicilia. Piuttosto crediamo, anzi ne siamo quasi certi, che può nuocere a Musumeci. Questi toni e questo linguaggio in Sicilia non hanno mai pagato e quelli che parlano come la Meloni votano già Grillo senza bisogno di aspettare le interviste della suddetta”, sottolinea.

La mediazione, dunque, è ancora aperta. E il mediatore è sempre Gianfranco Miccichè, come riconosciuto anche dal candidato di DiventeràBellissima: “È un lavoro impegnativo e di mediazione e di tessitura quello che sta compiendo Gianfranco Micciché. Sono certo – conclude Musumeci – che riuscirà nel suo intento. Quello che è successo cinque anni fa è stato ormai archiviato”.

 

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