PALERMO – Le ore di permesso sindacale dovranno diminuire e dovranno scendere ai livelli degli altri pubblici impieghi. A dirlo è una delibera del governo regionale in cui si danno direttive all’Aran Sicilia per riscrivere gli accordi fra la Regione e i sindacati sulle prerogative dei sindacalisti.
Le direttive fin dalle premesse sono perentorie: l’Agenzia di rappresentanza dovrà precisare che o ci sarà un accordo per la riduzione delle ore di permessi o l’Aran sarà autorizzata a quantificare senza accordo le nuove norme applicando la normativa statale che dovrebbe portare a un’ulteriore riduzione delle ore. Il calcolo dovrebbe essere proporzionale al valore delle ore di cui godono i sindacalisti nazionali.
Le ore di permesso sindacale, negli ultimi venti anni, sono diminuite progressivamente. Fino al 2000 erano pari a 35mila per ogni sindacato. Poi nel 2003 divennero 35mila per tutte le sigle. Nel 2011 è stata approvata una riduzione che ha fatto scalare le ore di prerogativa sindacale da 14mila a 10mila e ancora a 7mila. Nel 2016 l’ultimo taglio che ha fatto ammontare le ore a 4mila circa per tutte le sigle.
E anche dopo questa diminuzione, il tema era stato affrontato dalla Corte dei conti che ha indicato come fosse opportuno che la Sicilia si adeguasse alle regole nazionali. Nel 2017 il Commissario dell’Aran Sicilia ha così sottoposto alle organizzazioni sindacali un testo di accordo che rispettava le osservazioni ma senza attivare alla firma del testo. In questo caso, l’esecutivo regionale propone di riprendere la contrattazione proprio attenendosi alle indicazioni che la Corte dei conti aveva dato. L’accordo avrà come periodo di validità il triennio 2016-2018, come il nuovo contratto collettivo dei regionali. Le nuove regole saranno applicate però dall’inizio del 2019.
Nella delibera poi ci sono altre due novità. Il governo vuole che sia evitato qualsiasi cumulo dei permessi. La direttiva prescrive che l’agenzia governativa per gli accordi preveda “una disciplina chiara che tenga conto della garanzia di funzionalità dell’attività lavorativa della struttura o ufficio, comunque denominati, di appartenenza del dipendente”. Insomma il sindacalista dovrà sempre avere il tempo di lavorare.
L’ultima indicazione, infine, è l’invito all’Aran a raggiungere un accordo per la costituzione delle Rappresentanze sindacali unitarie e per la regolamentazione delle rappresentanze sindacali aziendali. Insomma l’intenzione è quella di eleggere nuovi rappresentanti che si aggiungerebbero ai rappresentanti già esistenti.
“È sconfortante – dichiarano Marcello Minio e Dario Matranga, segretari generali del Cobas-Codir – vedere trattare le conquiste del mondo del lavoro come privilegi. Le prerogative sindacali del comparto regione garantiscono il funzionamento delle relazioni tra governo regionale e rappresentanti dei lavoratori. Il governo regionale con una delibera che viola la stessa legge regionale, che nel 2017 aveva rideterminato il contingente dei permessi sindacali in analogia ai comparti nazionali (per di più con volontà retroattiva dal primo gennaio 2019) prende una direzione illiberale, oltre che antidemocratica e antisindacale che verrà contrastata nelle sedi opportune a difesa del diritto di rappresentanza dei lavoratori”.
“Non si capisce – commenta Paolo Montera della Cisl Fp – perché in Sicilia la legge Madia sia stata applicata per la parte che riguarda i permessi e non per quella che riguarda i distacchi. Discuteremo con l’Aran di quello per cui è stata incaricata di trattare. Intanto salutiamo con favore il fatto che il governo abbia dato indicazione di costituire le Rsu. Incomprensibile è per altro che negli enti e nelle società partecipate non si abbia contezza dell’agibilità sindacale, a partire dalla Sas”.