"Abbiamo salvato Palermo dal Covid, un errore chiudere tutto"

“Abbiamo salvato Palermo dal Covid, un errore chiudere tutto”

Lunga chiacchierata con il commissario Covid. Che chiude la sua esperienza.

“Abbiamo salvato la città, ora ce ne andiamo. E speriamo che non sia necessario tornare”. Renato Costa cammina tra quello che resta del Padiglione 20, alla Fiera del Mediterraneo, hub vaccinale in dismissione, come un generale che visita il fronte durante la ritirata programmata (da altri).

Il Covid c’è tuttora, come i contagi. E c’è chi continua a morire. Ma la politica, da tempo, ha deciso che l’emergenza della pandemia non esiste più. Ecco perché l’esercito che ha combattuto la guerra, a poco a poco, va in congedo. Al Padiglione 20, cuore della trincea, arredi e suppellettili vengono portati via. C’è un archivio e andrà custodito scrupolosamente. Ma la chiusura dell’intera baracca è ineluttabile.

Sabato scorso il sindaco Roberto Lagalla, con gli assessori Maurizio Carta e Giuliano Forzinetti, è stato qui per un sopralluogo. Sorgeranno altre cose, in una dichiarazione di pace che, al momento, sembra unilaterale. Renato Costa passeggia e chiacchiera in libertà. Lui, ‘comunista così’, è stato chiamato dal governo Musumeci come commissario di nell’area metropolitana di Palermo. Tornerà a fare il medico e primario del Policlinico, dopo il 31 dicembre. Tornerà nel suo ambulatorio popolare al Borgo, dove le persone vengono curate gratis.

“Abbiamo salvato la città, sì – dice il commissario in una sorta di flusso della coscienza che riportiamo quasi integralmente – e siamo sicuri che Palermo non dimenticherà il miracolo che hanno realizzato i ragazzi. Non parlo di me, non mi interessa. Non ho mai preteso medaglie e sono contento di essere stato utile. Sono un medico. Essere utile al prossimo è la mia missione, lo affermo senza retorica, e l’ho scelta tanti anni fa. Spero davvero che il Covid ci lasci in pace. Però ci sono dei rischi. Il virus continua a circolare massicciamente, i pazienti vengono ricoverati e qualcuno muore. Troppi”.

“Non ho la sfera di cristallo – continua il dottore Costa – non so predire quando finirà la pandemia e credo che del Covid non ci libereremo mai. Dovremo conviverci e gestirlo, con intelligenza, sapendo che alcuni dei nostri comportamenti sono probabilmente cambiati per sempre. Mi rimetterò a visitare all’ambulatorio popolare. Vuole che glielo dica, visto che ne abbiamo parlato spesso? D’accordo, penso che chiudere tutto sia un errore. Perché la situazione è ancora in bilico e perché quello che ho definito il ‘modello Fiera’ sarebbe una buona prospettiva per la sanità in generale. Qualcosa che potrebbe aiutare chi sta male, spesso bloccato tra gli ospedali e il medico curante. Ha raccontato lei dei problemi del pronto soccorso, no? Ecco, una struttura con i medici, con gli informatici per tracciare le statistiche, con tante figure professionali già sperimentate, ritengo che sarebbe stata essenziale. Ma io non sono né ministro, né assessore. Sono un soldato semplice, per cui il mio parere lascia il tempo che trova. Però, qui c’è un archivio che rappresenta la memoria storica di tutto, confido che verrà conservato con attenzione”.

Si volta pagina. E’ la politica che decreta. La passeggiata tra i resti del Padiglione 20 ha un significato simbolico, in un momento di transizione. La luce che entra dai finestroni rende il luogo spettrale, nel suo svuotarsi. Ma questo posto non è mai stato il domicilio del Covid, semmai l’incipit di una riscossa. Costa un po’ si commuove. E’ normale. Non lo manifesta, però si nota: “No, non scattiamo foto nuove… Penso ai miei ragazzi. Hanno lottato a mani nude contro il virus, quando non c’erano vaccini. E qui non c’era niente. Abbiamo costruito, abbiamo tirato su una realtà e, lo ripeto, abbiamo salvato Palermo. L’orologio era bandito. Non c’erano né sabati, né domeniche e sarà così fino all’ultimo. Nessuno di noi cerca medaglie. Forse sarebbe stato lungimirante premiare tante professionalità. Li ho visti piangere e abbracciarsi, i miei ragazzi. Ma sono sicuro che faranno la loro strada. Hanno dimostrato una forza e uno spirito di adattamento che li aiuterà a raggiungere ogni obiettivo”.

Il rumore dello ‘sbarazzo’ si sovrappone alla voce. Renato Costa si congeda e chiude un’esperienza con le sue parole, come è giusto che sia: “Vorrei che Palermo ricordasse davvero cosa è stata la struttura commissariale e sono certo che lo farà. Vorrei che tutti tenessero presente che sono stati i vaccini e tanta buona volontà a raggiungere il risultato della normalità che viviamo adesso. Tanti vaccini e tantissima buona volontà. Qualcuno, magari, tende a dimenticare, a sottovalutare. Qualcuno ancora insiste a propalare assurde teorie no vax che hanno creato danni immensi alla vita delle persone. Io penso a chi non ce l’ha fatta, a chi non è riuscito a salvarsi. Ed è questo il pensiero che, oltre all’affetto e alla gratitudine che molti manifestano, porterò per sempre con me”. (Roberto Puglisi)


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