Renzi e Cuperlo a Letta | "Nè sgambetti nè alibi" - Live Sicilia

Renzi e Cuperlo a Letta | “Nè sgambetti nè alibi”

E' partita ufficialmente la sfida tra Matteo Renzi, Gianni Cuperlo e Pippo Civati, che hanno presentato davanti alla platea della Convenzione nazionale del Pd le loro proposte programmatiche.

ROMA – E’ partita ufficialmente la sfida tra i Matteo Renzi, Gianni Cuperlo e Pippo Civati, che hanno presentato davanti alla platea della Convenzione nazionale del PD le loro proposte programmatiche.

IL DISCORSO DI GIANNI CUPERLO
“Nessuno tra noi, ma davvero nessuno può immaginare di cavarsela da solo senza questa umanità” di militanti. Mentre quell’umanità da sempre ha forza e passione per affrontare il mondo anche senza il migliore di noi. Per questo non è una buona idea annunciare che di loro si può fare a meno. Perché è più facile il contrario. Se a un partito togli gli iscritti è come levare le gambe al tavolo. Non è più un partito. E nasce un’altra cosa, che non per forza sarà migliore”. Poi l’affondo: “La destra si è spaccata. E sta chiudendo il ventennio. Il governo adesso non ha più alibi. E deve scuotere l’albero perché i frutti cadano a terra. Ora. Chiedo: c’è una sola ragione per cui dovremmo aspettare il 9 di dicembre?. Il tempo è scaduto. E a noi tocca riprendere per i capelli chi non ce la fa più. Il presidente del Consiglio un mese fa ci ha detto ‘siate esigenti’. E’ tempo di esserlo. E di dire al governo, al nostro governo, che si trovi assieme il coraggio di fare quello che il Paese si attende da noi. Ma buttiamole via, una volta per tutte, le ricette che ci hanno portato dove siamo. Non basta criticarle. Vanno cestinate. Il congresso della forza più grande del centrosinistra serve anche a questo. A capire le differenze che ci separano. Discutere. Scegliere. Senza un partito di popolo – senza un nuovo centrosinistra popolare – l’Italia repubblicana oggi è in pericolo. A noi tocca condurre il Paese fuori dalla crisi più profonda della sua storia, crisi dell’economia. Del patto costituzionale. Di un’etica pubblica. Crisi delle élite e delle classi dirigenti responsabili di una regressione civile e culturale che nonostante tutti i suoi malanni questo Paese non meritava. Noi non siamo il volto buono della destra, siamo la sinistra. Mi sono candidato alla Segreteria. La vivo come una prova più grande di me. E penso che se ti assumi questa responsabilità non lo puoi fare mentre ti candidi a qualcos’altro. Se vuoi cambiare tutto, nel centrosinistra e nel Paese, non lo fai come secondo lavoro. Non solo perché viene male, ma perché non è giusto. Serve un partito. Che non sarà mai solamente un comitato elettorale. Ma sempre di più una forza che i conflitti li vede e li affronta. Che si candida a cercare soluzioni. E mediazioni. Dove le riforme trovano quel consenso dal basso senza il quale la politica diventa tecnica o comando. Un partito che torna a formare una classe dirigente, vedendo il meglio che è in noi, e il molto che è fuori da noi. Se un prezzo la sinistra ha pagato in questi anni è stato avere smarrito il nostro canone. Una regola. Pensavamo fosse vecchia. Ma le idee e i valori se sono giusti non invecchiano. Forse, se ripartiamo dal canone della sinistra – e se lo ripensiamo per un tempo nuovo – magari capiterà che una Canzone popolare torni a sorprendere la società. Ecco perché parliamo di una ‘rivoluzione della dignità’: perché è il canone con cui pensare il mondo”.

IL DISCORSO DI MATTEO RENZI
“Qui c’è un’Italia che non si rassegna alla tecnocrazia e al Governo dei burocrati.  Noi – ribadisce- non ci rassegniamo ad essere dei numeri, dei codici fiscali, ma vogliamo essere protagonisti. Guardando i giornali il Pd esce come lo zimbello della comunicazione, è considerato come uno di quelli con cui è facile prendersela. Perché si passano settimane a discutere se ci siano state vicende discutibili in alcuni circoli ma si ignora che nell’Italia di oggi a restituire dignità alla politica siamo rimasti solo noi. Se a questo giro è capitato a me di essere in testa e vedremo cosa succederà l’8 dicembre, questo significa che questo partito è veramente libero e scalabile da chiunque. Se ce la faccio io, ce la può fare chiunque, in modo libero, anche un po’ arzigogolato come stiamo facendo noi. Berlusconi ha annunciato un colpo segreto. Mi dicono: non hai paura? A me fa sufficiente paura il disegno chiaro che è quello di creare un centrodestra à la carte” con Fi, Alfano, Fratelli d’Italia, la Lega e poi “presentarsi insieme alle elezioni per sconfiggere la sinistra”.

IL DISCORSO DI FILIPPO CIVATI
“La prossima volta alla Convenzione del Pd voglio che ci sia pure Sel. Questa – dice riferendosi alla vicenda Cancellieri – non è stata una bella settimana, e chiedo scusa. Ma in un partito come il nostro l’identità deve avere un sinonimo, la coerenza. Il dire ed il fare per noi devono essere la stessa cosa. Il mio non è un disagio contro Letta ed il suo governo ma nei confronti delle larghe intese. Ritengo che sia uno schema troppo impegnativo per un partito di alternativa come il nostro. Fatta la legge elettorale l’anno prossimo si può tornare a votare, ed è stato sbagliato non votare la mozione Giachetti a maggio sulla legge elettorale. E il 9 dicembre dobbiamo tutti andare da Prodi a chiedergli di iscriversi al Pd e dobbiamo fare pure una telefonata a Stefano Rodotà”.

(ANSA)


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