Renzi, il dibattito al Senato e il flirt con la maggioranza - Live Sicilia

Renzi, il dibattito al Senato e il flirt con la maggioranza

Una palettata di segnali in politichese mandati a destra e a manca, soprattutto a destra, nell'intento di flirtare

Non mi ha certo impressionato l’ammiccante intervento al Senato, durante il dibattito sulla fiducia al governo Meloni, di Matteo Renzi, una palettata di segnali in politichese mandati a destra e a manca, soprattutto a destra, nell’intento di flirtare con la maggioranza in ordine a ciò che conviene e converrà meglio a lui e alla sua forza politica, con buona pace dell’ingenuo Carlo Calenda finora usato e probabilmente presto gettato via. Non mi ha nemmeno impressionato il banale e come al solito auto celebrativo discorso di Silvio Berlusconi applaudito e riverito come se fosse tornato a Palazzo Madama dopo nove anni perché nel frattempo impegnato in una missione umanitaria in Africa e non per effetto di una sentenza penale di condanna, ma questa è l’italietta degli ominicchi e dei ruffiani di sciasciana memoria (comprendendo nel termine ominicchi e ruffiani anche una vasta platea di donne abituate alle stanze dorate del potere).

No, uno dei pochissimi interventi che mi ha colpito, perché libero da melliflue genuflessioni al vincitore di turno e da scaltro opportunismo, è stato quello del senatore Roberto Scarpinato, ex procuratore generale di Palermo, seduto da indipendente tra i banchi del M5S di Giuseppe Conte. E non è casuale, infatti, l’astio palpabile nell’aria con il quale Giorgia Meloni ha replicato, liquidandolo poi sbrigativamente con una accusa peraltro infondata. Lo ha trascinato, inopinatamente, nella nota vicenda dei depistaggi sul massacro di via d’Amelio. In realtà, Scarpinato non si occupò mai delle indagini deviate e delle false dichiarazioni di Scarantino.

Al contrario, ottene la revisione per 11 persone condannate ingiustamente. Eppure l’ex magistrato ha detto delle verità incontrovertibili che meritavano attenzione e risposte nette e inequivocabili dalla prima donna con i galloni da premier, ma evidentemente l’onorevole Meloni ha avuto grosse difficoltà dinanzi a quelle verità scegliendo una poco onorevole fuga. La prima verità. La nostra non sarà mai una democrazia matura e compiuta fintantochè la totalità dei mandanti ed esecutori delle stragi neofasciste, finalizzate al sovvertimento dell’ordine democratico in Italia, spesso legati alla criminalità organizzata, non siano conosciuti e, ove ancora possibile, assicurati alla giustizia o, almeno, al giudizio della Storia. La seconda verità.

Troppe le ambiguità sull’ostentato rispetto della Costituzione da parte del mondo culturale e politico della Meloni se vengono mantenuti fermi alcuni riferimenti citati da Scarpinato con nome e cognome, cioè personaggi coinvolti a vario titolo in quella terribile sanguinosa stagione o dai comportamenti ombrosi. La terza verità. Riguarda vistose contraddizioni della Meloni sfogliando il libro del suo percorso politico e parlamentare che l’ha portata addirittura a Palazzo Chigi. Contraddizioni evidenziate dal neo senatore – proposta di abrogare la legge Mancino che punisce chi pubblicamente esalta i metodi del fascismo e le sue finalità antidemocratiche, proposta di abrogazione del reato di tortura –  che minano profondamente la credibilità sul piano dell’affidabilità “democratica” della leader di Fratelli d’Italia.

Su Giorgia Meloni, dopo avere ascoltato le sue dichiarazioni programmatiche, affatto convincenti sotto diversi profili legati proprio ad alcuni principi fondamentali della Costituzione che risulterebbero disattesi – vedi il tema del fisco, la flat tax in particolare, dell’innalzamento del tetto al contante per la gioia degli evasori, della giustizia (intercettazioni, separazione delle carriere…) dell’ambiente (che vuol dire no all’ambientalismo ideologico?), della pandemia non ancora debellata eppure affrontata con l’allentamento delle misure protettive e il reintegro dei medici no-vax, delle diseguaglianze sociali non citate nel suo discorso, delle povertà antiche e nuove (l’odiato reddito di cittadinanza, il no al salario minimo) delle politiche sul dramma dei flussi migratori (inutile chiusura dei porti o irrealizzabili blocchi navali), della guerra e della pace (alquanto armata), etc. – ho mille riserve, però il modo e il tono con cui ha archiviato in un paio di minuti l’intervento di Roberto Scarpinato la potrebbe dire lunga su chi lei è veramente. E non appare, ad oggi, un quadro rassicurante, pure pensando all’atteggiamento che intenderà assumere sul fronte dei diritti civili faticosamente conquistati e, in ultimo, al decreto sui rave party che trasuda incostituzionalità da tutti i pori. Siamo pronti, però, a stupirci, ad essere smentiti dai fatti.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI