PALERMO – Tornano a sedersi allo stesso tavolo, Leoluca Orlando e Fabrizio Ferrandelli, antichi amici e recenti rivali. Sono lontani i tempi della stretta di mano arrivata alla fine di un’aspra campagna elettorale per guadagnarsi la poltrona di sindaco di Palermo, più di un anno fa, e dopo è successo di tutto: Italia dei Valori, partito di cui il sindaco Orlando era portavoce nazionale e che per anni ha ospitato anche il giovane Ferrandelli alle sue prime esperienze politiche, si è estinto, Ferrandelli è diventato deputato regionale in quota Partito democratico e Orlando, nel frattempo, ha provato a mettere in piedi un revival de ‘La Rete’: il Movimento 139, il Partito dei sindaci.
Ma adesso i due potrebbero tornare a condividere un progetto politico comune in nome di Matteo Renzi. Proprio con il sindaco di Firenze, Leoluca Orlando vorrebbe prendersi il Partito democratico. Con Renzi e con tutti i sindaci che “non sono riconducibili alle vecchie logiche dei partiti che, fatti di anime morte, si chiudono nelle stanze dei congressi”. Ma il sindaco di Palermo pone anche una condizione: per realizzare questo progetto c’è bisogno di un’assemblea costituente che segni l’inizio “di un nuovo e vero Partito democratico, altrimenti Renzi farà la fine di Bersani”.
Insomma, l’adesione di Orlando al progetto dell’area dei rottamatori del Pd, è ancora tutta da dimostrare. Fabrizio Ferrandelli, invece, su quale sia il suo posto ha le idee chiare: è al fianco Matteo Renzi, di Davide Faraone e, oggi, di Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia fino a qualche mese fa, ora ministro degli Affari regionali del governo Letta. Oggi pomeriggio, infatti, a fianco del ministro c’erano (letteralmente) Ferrandelli e il suo ‘collega’ di partito, parlamentare alla Camera dei deputati, Faraone. In una Sala delle Lapidi gremita di folla il trio, insieme con la senatrice Venerina Padua e i sindaci di Siracusa e Agrigento Giancarlo Garozzo e Marco Zambuto, ha spiegato cosa significa impegnarsi nel progetto di Matteo Renzi.
Non una semplice corrente del Pd, ma “un’idea per unirlo”. In realtà, i sindaci presenti erano tanti, da quelli di piccoli comuni siciliani come Erice e Favara, a quello di Palermo, proprio Leoluca Orlando. Che però l’ha detto chiaro: “Chi vuole dire che sono diventato renziano lo faccia pure, ma sappia che con un Pd come quello che c’è adesso io non vado da nessuna parte”. Il sindaco, insomma, per il momento pensa di restare a guardare: non farà un passo che vada oltre il posticino che si è creato con il suo movimento, salvo sviluppi che vadano nella direzione di una leadership ben consolidata di Renzi e una nuova impostazione di partito, che escluda l’idea di tessere e congressi, e che includa invece quella delle primarie aperte. Le più aperte possibili.
Una mano tesa gli arriva, intanto, da Ferrandelli. “Dialoghiamo con tutti – dice il deputato Ars – , con il Movimento 139 ma anche con il Megafono di Crocetta”. Ma sulle primarie i due ex rivali viaggiano all’unisono: “Non è detto che la parte migliore del partito sia iscritta – aggiunge Ferrandelli –, forse dobbiamo ancora conoscerla e possiamo farlo soltanto allargano il partito a tutti quelli che vogliono farne parte”. Il resto del Pd, nel fratttempo, ascolta. Al palazzo del Comune, tra il pubblico, sono seduti anche Giuseppe Lupo e Antonello Cracolici. L’idea di un partito davvero unito forse stuzzica un po’ tutti. Adesso bisogna soltanto capire come arrivarci.