PALERMO – “La condotta del Presidente di Reset che, all’esito di una seduta del Cda, lascia trasparire la necessità di agire in danno della consigliera Pd Spallitta per tutelare dell’immagine della società e dei suoi organi amministrativi, risulta poco comprensibile”. Lo dichiarano in una nota congiunta Carmelo Miceli e Stefania Munafò, rispettivamente Segretario e Responsabile Territorio del Pd provinciale di Palermo. “Non è dato comprendere – continuano gli esponenti dem – come si ritenga necessario dovere tutelare l’immagine di una partecipata proprio da chi, fedele al mandato ricevuto, si limita a verificare l’esistenza di possibili criticità nel sistema di gestione delle società partecipate quando tale sistema, è doveroso ricordarlo, da quando c’è l’Amministrazione Orlando, si è sempre caratterizzato per una costante: non fornire al Consiglio Comunale la documentazione contabile e di programmazione necessaria per il controllo analogo (Budget, piani industriali, piani generali di sviluppo e bilanci). Dinanzi a tale stato di cose, ancora di più riteniamo che il compito del Partito Democratico sia quello di rafforzare l’attenzione sulle modalità di gestione delle partecipate, per verificare la legittimità e necessità di qualsivoglia affidamento esterno, soprattutto alla luce di due Delibere del Consiglio Comunale di Palermo: la 323 del 2013, che faceva espresso divieto alle società partecipate di “conferire incarichi esterni”, e la 1 del 2016, che fa obbligo di procedere a tali eventuali incarichi solo dopo la predisposizione dei relativi regolamenti di affidamento; nello stesso modo riteniamo assolutamente necessario fare luce sulle modalità attraverso le quali, dal 2012 ad oggi, sono stati selezionati i soggetti esterni cui sono state affidate consulenze, incarichi e servizi, nella convinzione – concludono Miceli e Munafò – che in tale iniziativa troveremo il consenso della stessa Amministrazione e degli stessi amministratori delle partecipate”.
"Non è dato comprendere - dicono Miceli e Munafò - come si ritenga necessario dovere tutelare l'immagine di una partecipata proprio da chi, fedele al mandato ricevuto, si limita a verificare l'esistenza di possibili criticità".
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