Gaspare Vitrano rimane a tutti gli effetti un deputato dell’Ars. Nonostante quel divieto di soggiorno in Sicilia tutt’ora in piedi che non gli consente di svolgere “concretamente” la sua attività di parlamentare. L’ulteriore conferma allo status di “onorevole” del politico di Misilmeri è arrivata oggi dal Tribunale civile di Palermo che ha respinto il ricorso avanzato dall’ex “supplente” d Vitrano, Salvino Pantuso, che ha dovuto abbandonare l’Aula dopo pochi giorni di vita da deputato. Non senza polemiche.
Al di là del dispiacere, però, Pantuso in quell’occasione ha deciso di proporre un ricorso davanti al Tribunale civile di Palermo contro l’Assemblea regionale e nei confronti dello stesso Vitrano, per l’annullamento del verbale dell’Ars con cui si poneva fine alla sospensione di Vitrano e, di fatto, se ne sanciva il reintegro.
Nei confronti del ricorso di Pantuso si sono costituiti in giudizio sia l’Ars, difesa dall’Avvocatura distrettuale dello Stato di Palermo e lo stesso Gaspare Vitrano, difeso dai legali Girolamo Rubino e Armando Buttitta.
Il tribunale Civile di Palermo, presieduto da Francesco Caccamo, condividendo le tesi difensive degli avvocati Rubino e Buttitta, secondo cui le cause di sospensione dalla carica di deputato regionale sono di stretta interpretazione e non ammettono interpretazioni estensive o analogiche, ha rigettato il ricorso proposto da Salvino Pantuso, condannando quest’ultimo anche al pagamento delle spese giudiziali, liquidate in oltre seimila euro. Insomma, Vitrano è e resta un deputato dell’Ars. Anche se il suo scranno a Sala d’Ercole è ancora vuoto.