Siculiana, la discarica resta chiusa | Rifiuti a Lentini, Melilli e Trapani - Live Sicilia

Siculiana, la discarica resta chiusa | Rifiuti a Lentini, Melilli e Trapani

La discarica di Siculiana

Soluzione tampone fino al 13 settembre. Gli amministratori: "Ennesimo bluff della Regione".

La crisi nell'Agrigentino
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SICULIANA (AGRIGENTO) – Otto giorni dopo la chiusura della discarica di Siculiana per l’attesa dei risultati delle analisi dell’Arpa effettuate dopo i lavori di regolarizzazione in base alle nuove normative, arriva, con grande sollievo dei comuni agrigentini, la nuova destinazione di rifiuti prodotti da diciannove paesi. Nei giorni scorsi, dopo diverse sollecitazioni, i sindaci dei comuni interessati (Aragona, Comitini, Casteltermini, Camastra, Cammarata, Castrofilippo, Grotte, Joppolo Giancaxio, Lampedusa, Sant’Angelo Muxaro, Montallegro, Naro, Ravanusa, Racalmuto, Santa Elisabetta, San Giovanni Gemini e Siculiana) hanno anche protestato davanti la prefettura di Agrigento, chiedendo soluzioni immediate per evitare una nuova emergenza.

Una soluzione, l’ennesima, solo temporanea, con scadenza il 13 settembre: i comuni scaricheranno nelle discariche di Lentini, di Melilli e Trapani, gli impianti siciliani già colmi per l’immondizia che arriva dalle rispettive province e che in passato hanno già avuto diversi problemi per accogliere i rifiuti provenienti dai paesi agrigentini. Questa volta, in attesa dei test, i comuni dovranno conferire un numero limitato di tonnellate a giorni alterni, solo fino a martedì. La soluzione non convince i primi cittadini e le amministrazioni comunali dei paesi interessati, che parlano di un “bluff” da parte della Regione: “Il problema è arrivare ad una soluzione definitiva – spiega Enzo Zambito, assessore all’Ambiente di Siculiana, comune che scaricherà a Lentini -, questa è soltanto una soluzione tampone. La disponibilità che hanno dato a Siculiana è un bluff, l’immondizia che arriva a Siculiana è superiore a 140 tonnellate, così ci saranno comuni che riusciranno a scaricare e altri che dovranno rimanere in coda. Dalla Regione non c’è né l’intenzione, né la capacità di voler risolvere il problema”. Otto giorni per una risposta che copre appena sei giorni, paradossi di un problema che ogni anno ritorna sempre più urgente.


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