PALERMO – L’assessorato regionale alla Formazione ha revocato l’accreditamento all’Anfe, il mega-ente storico del settore. Un provvedimento che porta a conclusione l’iter avviato immediatamente dopo l’operazione dell’autorità giudiziaria che ha coinvolto tra gli altri l’ex presidente Paolo Genco, finito ai domiciliari. E adesso, però, quasi 700 lavoratori si trovano in bilico. L’Anfe ha perso la “patente” per svolgere i corsi finanziati dall’Europa e dalla Regione. Un’altra spina, nel mondo già martoriato della Formazione siciliana.
Il provvedimento, come detto, conclude l’iter avviato dopo le indagini a carico di Genco, un “big” in Sicilia e fino a pochi mesi fa a capo non solo dell’Anfe, ma anche dell’associazione “Forma Sicilia” che rappresenta un gruppo consistente dei cosiddetti “enti storici”, quelli che da più tempo si muovono nel settore e che davano lavoro a migliaia di addetti.
L’atto del dirigente generale Gianni Silvia prende spunto proprio dalle informazioni contenute negli atti degli inquirenti del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza e dei pubblici ministeri della Procura di Trapani. La revoca così si fonderebbe su diverse violazioni delle norme relative all’accreditamento, appunto.
A cominciare dai provvedimenti giudiziari che hanno colpito l’allora rappresentante dell’ente. “L’amministrazione – si legge nel provvedimento firmato da Gianni Silvia – ritiene gravi e rilevanti i fatti accertati dall’Autorità giudiziaria”. Ma non sarebbe solo un fatto “formale”. L’Ordinanza che avrebbe disposto le misure cautelari anche nei confronti di Genco, secondo l’assessorato, ha “inciso sulla moralità professionale dello stesso e, in generale, sul rapporto fiduciario che si instaura tra l’amministrazione e l’ente con l’erogazione di provvidenze pubbliche”.
Non sarebbe avvenuta, poi, secondo l’assessorato, la richiesta “dissociazione” dell’ente rispetto all’operato dello stesso Genco. Non è stata considerata sufficiente, in questo senso, l’intenzione manifestata pubblicamente dall’Anfe nazionale di costituirsi parte civile nei processi relativi alle attività dell’ex presidente regionale. Mancherebbe, ad esempio, l’avvio di una “azione di responsabilità nei confronti della vecchia amministrazione”.
Tra le violazioni delle norme sull’accreditamento contestate a Genco, quella relativa alle “false dichiarazioni o documentazioni”: in questo caso il riferimento è alle fatture che hanno poi consentito il finanziamento di alcuni progetti dell’Anfe e considerate sostanzialmente “false” dall’Autorità giudiziaria. Infine, sarebbe stato violato il “Patto di integrità”, secondo il quale l’ex rappresentante dell’ente si impegnava a ispirare “la propria attività ai principi di onestà, trasparenza, lealtà, integrità e correttezza, nel rispetto delle leggi e dei regolamenti vigenti”. L’assessorato sottolinea invece come la condotta della vecchia amministrazione avrebbe violato apertamente quelle dichiarazioni.
E così, ecco un’altra revoca. E un altro gigante della Formazione siciliana, di fatto, sparire dal settore. Era già successo per vicende non del tutto e non sempre sovrapponibili per l’Aran, lo Ial e il Cefop. Adesso tocca all’Anfe. E la paura tra i lavoratori è già tanta. Sono quasi in 700, oggi, a trovarsi senza, di fatto, un ente in grado di assicurare loro il lavoro. Una spina in più, in una Formazione siciliana che, tra un problema e un altro, è ormai ferma da oltre due anni.