PAERMO – Da circa un anno si parla di riforma delle province, di dismissione e di istituzione dei liberi consorzi di comuni e città metropolitane. Una riforma che, però, almeno finora è rimasta soltanto nelle intenzioni del governo e che ha prodotto, invece, un acceso dibattito. Franco Ribaudo, parlamentare del Partito democratico alla Camera dei deputati ed ex sindaco di Marineo, pensa che sia arrivato il momento di mettersi a lavoro. Ma si corre il rischio di “partire con il piede sbagliato”.
Onorevole, a che punto è la riforma delle province in Sicilia?
“E’ a un punto morto. La Regione ha avanzato molte proposte in questi mesi, e sono tutte ferme. Ha cambiato tre volte disegni di legge, l’ultima è stata quella riguardante le città metropolitane, ma Crocetta ha dimenticato qualcosa”.
Cosa?
“Va bene il voler ammodernare le città istituendo le aree metropolitane, ma tutti i comuni della provincia che rimangono fuori? Non si sa come e a chi verranno accorpati, forse ci si aspetta che lo facciano da soli, ma senza tenere conto che tra gli amministratori ci possono essere anche conflitti”.
Quindi che soluzione propone?
“E’ la Regione che deve assumersi tutte le responsabilità. Disegnare geograficamente i confini delle aree dei consorzi stabilendo di chi sarà la competenza delle politiche di area vasta una volta messa in moto la riforma. Attualmente non si sa, infatti, a chi dovranno rivolgersi gli amministratori per le infrastrutture ad esempio, o per i trasporti. Non pianificando già ora questo sviluppo nell’area interna della regione si verificherà un esodo dai piccoli comuni verso le grandi città. Il governo deve decidere se puntare solo sulle grandi aree metropolitane e lasciare così abbandonati i piccoli centri o se questi possono essere ancora un’opportunità di sviluppo”.
Pensa che ci sia un disinteresse della Regione in questo senso?
“Il governo è partito con il piede sbagliato. Ci sono dei ‘ luminari’ che lavorano ad un tavolo sulla riforma da mesi, e ancora non si sono posti il problema della peculiarità dei territori. Per loro la riforma è solo un problema di assetto istituzionale, invece dovrebbero capire che la dismissione delle province non è un fatto soltanto burocratico, ma cambierà la vita dei cittadini”.