PALERMO – Più di due anni di indagini, partite dal sequestro di due fascicoli che documentavano l’immatricolazione di alcune auto provenienti dalla Romania. Erano stati acquisiti negli uffici della Motorizzazione di Palermo e fecero venire a galla gravissime irregolarità: a partire dalla contraffazione, per finire con la delega con cui il proprietario dell’auto, residente a Roma, dava l’incarico ad una agenzia di disbrigo pratiche palermitana, la “Armanno”.
Proprio quest’ultima – come ha accertato la Polstrada – aveva già effettuato l’immatricolazione di 2.186 mezzi, in un arco di tempo di soli dieci mesi. Tutti veicoli che provenivano dall’estero e per conto di proprietari residenti nel centro Italia. Ma non finisce qui, perché altri cinquantacinque fascicoli riportavano le stesse irregolarità e le indagini hanno condotto ad un’altra agenzia di disbrigo pratiche, la “Mau Service” di Roma, che spediva a Palermo la documentazione con cui la “Armanno” istruiva la pratica alla Motorizzazione.
Insomma, un “ponte” che si basava sulla falsificazione dei documenti, che dava vita ad un meccanismo che si era ormai innescato da anni e non trascurava alcun dettaglio, al punto da permettere il riciclaggio di auto anche di grossa cilindrata. La polizia stradale di Palermo, Bologna e Roma ha così dato il via ad una maxi operazione, su delega del gip di Ancona, per eseguire dodici ordinanze di misure cautelari su tutto il territorio nazionale.
Nel capoluogo siciliano sono finiti in arresto l’ex funzionario della Motorizzazione ora in servizio all’assessorato regionale Infrastrutture e trasporti, Luigi Costa, 49 anni, nato a Palermo, il titolare della “Mau service”, Maurizio Spinelli, 47 anni, il suo dipendente Daniele Assennato, 30 anni, e il titolare dell’agenzia “Armanno”, Ignazio Di Chiara, 49 anni. A tutti sono stati concessi gli arresti domiciliari. Per un altro ex funzionario della Motorizzazione, ora in servizio al Genio civile di Palermo, Giovanni Costantino, 43 anni, è stato disposto l’obbligo di dimora.
Inoltre, secondo le indagini, al vertice dell’organizzazione ci sarebbe stato un romeno, che vive in provincia di Ancona: si sarebbe occupato di “nazionalizzare” le auto più costose provenienti dal suo paese, falsificandone i documenti e “ripulendole” per immetterle sul mercato nazionale. Nel corso dell’operazione “Barecode” sono state effettuate numerose perquisizioni pure a carico del braccio destro del romeno, anche lui residente in provincia di Ancona. Nell’ambito della stessa indagine sono state denunciate altre sessantasette persone a piede libero, coinvolte a vario titolo nel traffico. Complessivamente sono centosei i veicoli di provenienza illecita.