Ricordando Mario Bignone, | l'uomo che sapeva sorridere - Live Sicilia

Ricordando Mario Bignone, | l’uomo che sapeva sorridere

Il vicequestore Mario Bignone dopo la cattura di Nicchi

Una serata con i ragazzi di Addiopizzo a Palermo. Un bel libro - 'Cacciatori di latitanti' - di Andrea Galli, cronista del 'Corriere'. E il ricordo di Mario Bignone.

L'incontro da Addiopizzo
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PALERMO- Mario Bignone era il capo della Catturandi di Palermo. Un uomo, come altri, incatenato alla definizione del suo lavoro. Sempre in attesa di acchiappare qualcuno, nonostante i molti arrestati già in archivio. Mario Bignone è stato catturato dalla morte che non aveva ancora cinquant’anni. Era innamorato, pensava ai figli. La morte l’ha preso nel momento della speranza, quando lui aveva preso tutti i latitanti a portata di manette. Nicchi, Raccuglia… Era una persona felice.

Lo ricordano giustamente per le sue superlative qualità di “sbirro”, per il suo acume, per la sua sagacia. E’ un bel ricordare. Noi lo ricordiamo anche per il coraggio di chi ha affrontato la fine, non disponibile a cedere nemmeno un centimetro di gioia, col sorriso. Mario sorrideva sempre. Nelle occasioni di incontro tra i cronisti e un poliziotto. Da solo, non visto da nessuno. Ridacchiava. Mario si faceva certe risate quando entravi nella sua stanza in questura, notavi, con stupore, l’anatema in calce di un vescovo qualunque contro i comunisti e pensavi: “Oddio, il classico questurino fascista”. Lui ti leggeva negli occhi con i suoi occhi profondi. E ti spiegava: sono democratico, il foglio appeso del vescovo è una burla, è distante da me.

Mario Bignone aveva un bambino nascosto dentro di sé. L’infanzia non dispersa è la prima qualità dei grandi. E il bambino gli guizzava nelle pupille, lo rincorreva, gli tirava i capelli. E un giorno decise di non essere più solo. Mario cominciò a pensare di avere dei figli con la donna che amava. Si disegnò nella mente una stanza per i suoi ragazzi all’interno della sua casa. Covò quel sogno, ma non ebbe il tempo di raccoglierlo. Lo sapeva bene che la vita è aspettare, in mezzo a un cespuglio, dentro una strada di fango e di ombre. Qualche volta riesci a catturare l’attimo o il mafioso che ti passa davanti. Qualche volta la morte mafiosa è più svelta dell’amore. Impone il suo pizzo. Ma sei un eroe lo stesso, pure se gli altri pensano che sia terribile andarsene così, un attimo prima dell’immensa felicità. Non è terribile. E’ la vita.

Mario Bignone è vicino, lo sentiamo vicino. Lo abbiamo rivisto nella sede palermitana di Addiopizzo in via Lincoln, in foto, alla presentazione di un libro scritto da Andrea Galli un ottimo cronista del ‘Corriere’. Titolo: ‘Cacciatori di mafiosi’. C’era sua moglie. C’era Maurizio Calvino, capo della Mobile, con i ragazzi della Catturandi. In prima fila tanti bambini curiosi e vivaci. I figli di Mario.

 


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