"Rientro a scuola difficile" - Cosa accadrà da oggi -

Rientro a scuola difficile| “Cosa accadrà da oggi”

Tra incertezze e criticità la campanella suona già questa mattina.

CATANIA. La sua scrivania è piena di carte, excel, schemi e numeri da far quadrare. Email da visionare e nuove riunioni da organizzare per gli aggiornamenti dell’ultimo momento. Tra tante incertezze e criticità la campanella, anche negli istituti scolastici catanesi, è già pronta a suonare. Per quest’anno, niente corsa alla “colonizzazione” del banco strategico. Niente folla – si spera – ai cancelli. Tutti muniti di quaderni e mascherine. La scuola in tempo di Covid-19 è una partita che si gioca insieme. Nessuno nel ruolo di attaccante o di difensore, ognuno come arbitro di se stesso. 

“Chiedo grande disciplina a tutti noi pur sapendo che sarà una sfida impegnativa”. Esordisce così Egidio Pagano, presidente provinciale dell’associazione nazionale presidi e dirigente scolastico del “Marconi-Mangano” di Catania.  Una realtà che conta oltre 1400 alunni, 220 docenti e più di una 40ina di unità appartenenti al personale tecnico-amministrativo. 
“Continuo a chiedere collaborazione ai miei studenti perché c’è in ballo la salvaguardia della salute individuale e collettiva. La mia porta è sempre stata aperta per loro, li ho ricevuti con piacere quando hanno avuto difficoltà cercando di risolvere i loro problemi. Alcune volte ci sono riuscito, altre no spiegando che non sempre purtroppo dipende dalle mie volontà”. 

Un dirigente scolastico da dove parte per organizzare la riapertura della scuola all’indomani di un lockdown che ha paralizzato il mondo intero?

“In condizioni normali l’obiettivo principale è quello di garantire l’attività didattica, in questa situazione invece si pongono due problemi: da un lato garantire la salute, dall’altro salvaguardare la sicurezza individuale e dell’ambiente.  Apparentemente sembrano due elementi particolarmente legati tra loro ma, paradossalmente, in una situazione del genere faticano ad esserlo quando occorre rispettare il distanziamento interpersonale. Il problema più ampio è che la scuola non è un ufficio in cui l’utente arriva, ottiene in pochi minuti un servizio e va via. Si tratta di un ambiente in cui ogni studente vive un’intera giornata impegnato in attività didattiche, laboratoriali e di socializzazione. L’obiettivo, pertanto, rimane quello di fare in modo che quanti più alunni possano frequentare in presenza garantendo la loro incolumità”. 

Lei ha un po’ di timore? 

“È naturale averne, però sono altrettanto consapevole che se tutti adotteremo un comportamento adeguato alla situazione, sanificando regolarmente gli ambienti, mantenendo le giuste distanze, evitando lo scambio di penne e materiale vario, la scuola paradossalmente risulta il posto più sicuro in cui stare. Siamo direttamente controllati da 1400 ragazzi e da 2800 genitori che desiderano solo il bene per i loro figli”. 

Nei genitori ha percepito particolari preoccupazioni?

“In molti, ma in pochissimi fortunatamente un vero e proprio timore. Ho ricevuto anche qualche richiesta di famiglie che avrebbero preferito, per maggiore sicurezza, cominciare l’anno con attività esclusivamente a distanza. Nella maggior parte dei casi è emerso l’interesse a capire meglio il modo in cui ci stiamo organizzando, sposando la nostra idea di svolgere le lezioni in sei giorni, con il sabato in Dad. In questo modo si ridurrà di un’ora la permanenza quotidiana in classe. Un tempo apparentemente esiguo ma, nello specifico, si tratterà di eliminare l’attività in quella fascia oraria (14-15) caratterizzata da sempre da una minore frequenza, tra studenti H con la necessità di rientrare prima a casa, ragazzi vincolati dagli orari dei pullman e una stanchezza generale dopo un’intera mattinata di lezione. Tale soluzione ci consentirà, quindi, di valorizzare queste ore poco ‘frequentate’ evitando, nel contempo, due intervalli in presenza. È garantito un solo break al giorno, rigorosamente in classe per motivi di sicurezza”.

In che modo si partirà concretamente?

“I primi due giorni incontrerò a gruppi le classi prime sia per l’accoglienza sia per responsabilizzare le famiglie in questa fase delicata. Abbiamo fatto un lavoro certosino suddividendo le classi in base al numero degli alunni. Nei nostri due plessi, infatti, sono presenti aule che riusciranno a contenere al massimo 20  ragazzi. Laddove una classe risulta composta da più studenti, quest’ultimi verranno necessariamente suddivisi in due gruppi che si alterneranno. Per evitare assembramenti, abbiamo inoltre ipotizzato tra “Mangano” e “Marconi” 7 ingressi e creato una commissione Covid composta da tutte le figure sensibili legate alla sicurezza. Negli istituti sono presenti due referenti Covid al “Marconi” e due al “Mangano”. Ogni giorno avremmo l’obbligo con l’ausilio di un’applicazione di raccogliere le autocertificazioni degli alunni, del corpo docenti e del personale ATA relativo allo status di salute. Il tutto, ovviamente, sarà informatizzato soprattutto per evitare lo spreco di materiale cartaceo. Sappiamo che ci saranno delle difficoltà e, laddove i ragazzi arriveranno sprovvisti di autocertificazione, andremo a misurare la temperatura ma avremo ugualmente la necessità che il genitore faccia l’autocertificazione. Capisco che, soprattutto in certi ambienti, far rispettare tale prassi creerà dei problemi ma dobbiamo abituare tutti a queste regole altrimenti dovremmo prendere provvedimenti disciplinari affinchè la situazione non diventi pericolosa per l’intera comunità scolastica. Oltre ai dispenser all’ingresso delle scuole e in ogni aula, stiamo attrezzando le cattedre di plexiglass per consentire ai docenti di poter svolgere le loro lezioni più agevolmente”.

In 13 anni di esperienza come dirigente scolastico, questa periodo è il più difficile che si trova ad affrontare? 

“In qualità di presidente provinciale dell’Anp ritengo di avere chiaro il quadro delle difficoltà e delle problematiche che l’ambiente scolastico si trova a sostenere sia dal punto di vista regionale, sia nazionale. Questa fase è sicuramente la più delicata perché, fino ad ora, ci siamo imbattuti in questioni di natura giuridico-organizzativa appartenenti all’ordinario. In questo momento invece, oltre alle norme abbiamo a che fare con una serie di indicazioni da parte di organismi tecnici, dal punto di vista sanitario, che non sempre però hanno dimostrato, a mio avviso, efficienza dal punto di vista dell’operatività dei singoli istituti scolastici. Ogni ordine scolastico ha, difatti, delle problematiche da risolvere. Mi viene in mente la questione dei docenti fragili: se nelle scuole superiori c’è la possibilità di gestirli con la didattica a distanza, lo stesso è difficilmente realizzabile negli altri ordini. Pertanto, cosa dovrà fare il docente che non può fisicamente operare da scuola? E poi, chi dovrà tenere la classe nel momento in cui l’insegnante è a casa a fare didattica a distanza, mentre altri studenti lavorano in presenza? Queste sono alcune delle difficoltà che obiettivamente nemmeno gli organi nazionali potrebbero risolvere perché andrebbero esaminati caso per caso, istituto per istituto. Così, si giunge quasi sempre alla conclusione che il preside ha l’autonomia di poter gestire alcune problematiche ma, di fatto, tale autonomia è sempre più ridotta. Nonostante tali criticità noi siamo pronti a metterci in gioco per il nuovo anno scolastico, consapevoli che se affrontato con la giusta maturità possa rappresentare una nuova fase di crescita per docenti, famiglie e soprattutto alunni”.

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