CATANIA – E’ uno dei pochi che ha capito in tempo il valore della spazzatura. O meglio, il valore dei rifiuti differenziati rispetto a quelli conferiti in modo indifferenziato. E ha deciso di investire proprio dove questo cambiamento non sembra essere stato recepito e sono ancora tanti i milioni “gettati” in discarica, nonostante la spinta da parte della società civile che chiede una svolta verso la differenziata, verso buone pratiche ecologiche che, oltre ad avere impatto positivo nei confronti dell’ambiente, si traducono in risparmi per amministrazione e collettività.
È Rodolfo Briganti, amministratore della Senesi SPA, la ditta piemontese che gestisce la raccolta dei rifiuti ad Acireale, Aci Sant’Antonio e Motta Sant’Anastasia e che, numeri alla mano, sottolinea come sia vantaggioso applicare la differenziata “spinta” e di come, per fare questo, serva un lungo lavoro di formazione, di cittadini e personale. E quali siano i vantaggi che una corretta gestione dei rifiuti porta a cascata. Come sta avvenendo ad Aci Sant’Antonio dove, in appena otto mesi, la percentuale di differenziata è salita a oltre il 30%.
“Certo – spiega Briganti – più piccolo è il territorio, più facile è intervenire in maniera efficace sulle pratiche della cittadinanza. Ma, ed è questa la svolta culturale che spero avvenga in tutti i Comuni – aggiunge – è necessario arrivare alla consapevolezza che la discarica è un sistema che non funziona, non sviluppa economie, non affronta il problema ambiente. Differenziare la spazzatura costa decisamente di più, sia a chi fa la differenziata, sia a chi gestisce il sistema di raccolta e smaltimento. Ma a lungo andare sono investimenti che si traducono in guadagno”.
Una consapevolezza che sembra abbiano raggiunto in molti, eccetto forse per quanto riguarda la classe politica che, almeno a livello locale, fa fatica a mettere in pratica quanto spesso annuncia a parole. Come nel caso di Catania, “condannata”, si fa per dire, da un contratto quinquennale, in scadenza nel 2016, che prevede la raccolta di prossimità, cioè l’utilizzo dei cassonetti per le strade. Sistema che, come evidenziato più volte dagli addetti ai lavori e non solo, non produce alcun risparmio, ma perpetua pratiche superate che, tra breve, non potranno essere più sostenute.
“Certo, differenziare i rifiuti costa di più, in termini di raccolta, selezione, trasformazione e di numero di operatori necessari – secondo Briganti, per un mezzo e tre addetti necessari alla raccolta indifferenziata, se servono dodici volte tanti per la differenziata. “Ma il guadagno in termini di vivibilità e di ambiente è immediato – spiega Briganti – e, a lungo termine, si risparmiano i costi del conferimento in discarica”
Un imprenditore del Nord, amministratore di una discarica, scommette sulla raccolta differenziata e, per di più, dopo la Campania, sulla Sicilia. Cosa l’ha spinta a investire nelle due regioni che, almeno al momento, sembrano quelle dove la questione rifiuti non è stata certo al centro dei programmi della politica?
Ho sempre apprezzato le sfide e sono lo stimolo per muovermi. Ritengo la Sicilia un territorio importante, ricco di storia e tradizioni, e mi onoro di poter lavorare qui. Ho conosciuto amministratori giovani e desiderosi di fare, innovare e cambiare e mi sono scommesso, insieme a loro, mettendo a disposizione il nostro know how.
Da quanto tempo gestisce il sistema rifiuti e dove?
Ad Aci Sant’Antonio siamo partiti a giugno dell’anno scorso. Qui, abbiamo incrementato significativamente la raccolta differenziata che naviga oltre il trenta per cento. Una grande soddisfazione, grazie alla grande collaborazione della cittadinanza e dell’amministrazione comunale, che ha creduto in questa iniziativa. A Motta Sant’Anastasia è un mese che ci siamo ma abbiamo ereditato una situazione già ben avviata: la Oikos aveva fatto un servizio eccellente e aveva addestrato il personale in maniera ottima. Ad Acireale lavoriamo da ottobre 2014. Qui la situazione è più complessa: siamo partiti da una condizione di abbandono. Ma la nuova amministrazione crede in modo profondo nel cambiamento e abbiamo passato questi primi mesi a darci un’organizzazione. Abbiamo dovuto fare la formazione del personale, reinquadrare il cantiere, dotarci di tutte le attrezzature e dei mezzi. Siamo però in regime provvisorio: abbiamo avuto un’ordinanza di sei mesi che scade il mese prossimo. In attesa della gara definitiva, è anche complesso per noi poter fare degli investimenti.
Quanto conta la volontà politica per permettere il raggiungimento degli obiettivi nella raccolta dei rifiuti?
Conta almeno per l’ottanta per cento. Penso che noi, da soli, non riusciremmo a fare nulla. Le indicazioni e la direzione su cui muoverci partono da una forte volontà politica. Dove abbiamo trovato amministrazioni giovani, volenterose e realmente convinte, abbiamo raggiunto risultati, in termini di tempo e di percentuali, molto più velocemente che in situzioni dove abbiamo amministrazioni più “datate”, dove ci sono politici di lungo corso ormai appartenenti a un’altra logica.
Data l’esperienza varia, mi sa dire quali sono gli errori che noi siciliani, almeno per la realtà che conosce, abbiamo commesso nella gestione dei rifiuti?
Purtroppo è mancata la volontà politica, che determina i risultati. Non so cosa la Sicilia abbia fatto, ma l’errore che accomuna molti è quello di non aver iniziatto quando era ora e di non aver convinto con atti pratici. Occorre formare la cittadinanza: se non si parla alla gente della differenziata la gente non la fa. È più comodo un sacco nero che quattro diversi contenitori a casa. Bisogna riunire le persone a piccoli gruppi, per condominio, per quartiere, e spiegar loro ogni cosa. E parlare costa tempo e costa fatica. Devi essere convinto tu stesso di quello che dici, per questo prima parlavo di volontà politica. Ci vuole coraggio e non si deve tornare indietro, che è il peggio che si possa commettere. Se si convince qualcuno a fare una cosa e la persona si rende conto che lo sforzo che sta facendo viene vanificato, si perde credibilità e riguadagnarla è difficilissimo recuperarla.
Come mai la scelta di puntare sulla raccolta differenziata?
La mia società nasce come gestore di discarica. Io mi sono convertito a questo perché questo è il futuro, non la discarica che è il luogo in cui tutti i problemi si risolvono e si mettono sotto terra dove rimarranno per anni, generando problemi per anni. Il rifiuto continua a generare problematiche, mentre se viene riciclato no. Bisogna riciclare le discariche, recuperare i materiali che sono lì. I rifiuti vanno rimessi in circolo perché le materie prime sono finite.
Catania cosa deve fare? In città c’è la raccolta di prossimità, eccetto che per un quartiere.
Partire per quartieri è una buona scelta. Per quanto riguarda la raccolta di prossimità, ritengo che sia un passaggio. Non si può passare dal rifiuto indifferenziato al porta a porta senza step graduali. La prossimità è un primo passaggio verso il porta a porta e può servire ad educare la popolazione.
Quanto sono utili i centri di raccolta comunali? E i meccanismi di premialità?
Moltissimo. In termini di percentuali, se ben utilizzati, nel risultato complessivio della differenziata, rappresentano un buon dieci per cento. La premialità è un ottimo incentivo che costa pochissimo e rende tantissimo. Ma prima bisogna prima istruire le persone.