Rifiuti, partecipate, rimpasto: tutte le 'spine' per il sindaco Lagalla - Live Sicilia

Rifiuti, partecipate, rimpasto: tutte le ‘spine’ per il sindaco Lagalla

La calda estate del comune

PALERMO – I successi dell’ultimo Festino di santa Rosalia hanno fatto presto a lasciare la scena ai sacchetti dell’immondizia che da giorni invadono le strade di Palermo. Una crisi dei rifiuti scoppiata in piena estate, in una città piena di turisti e già alle prese con lo spauracchio della siccità.

Rifiuti, banco di prova

Un problema, quello della pulizia del capoluogo siciliano, che non è nuovo e rappresenta il vero banco di prova per il sindaco Roberto Lagalla e la sua amministrazione. Non che sia una novità, visto che da anni a Palazzo delle Aquile provano a fronteggiare una crisi senza fine.

Fallita l’Amia, nel 2013 è nata la Rap con un personale sempre più decimato, pochi mezzi e pochissime risorse. Il miracolo è che in questo decennio l’azienda sia riuscita ad andare avanti, nonostante gli incendi alla discarica, i ritardi nella consegna delle vasche di Bellolampo e una macchina organizzativa che definire lacunosa è un eufemismo.

Conti in rosso

Oggi Rap si ritrova con i conti in rosso, poche centinaia di operatori in strada, un sempre più massiccio ricorso ai privati e una normativa, unita al piano di riequilibrio, che impone paletti e limiti ben precisi a ogni ipotesi di salvataggio. L’assunzione di un centinaio di lavoratori rischia di essere una goccia nel mare, se i bilanci non torneranno in attivo.

Il sindaco sa bene che, per quanti risultati possa inanellare in altri rami dell’amministrazione, è sui rifiuti che verrà sempre giudicato ed è dalla pulizia delle strade che dipenderà il suo indice di gradimento nelle classifiche che, oggi, lo vedono fanalino di coda.

Gli ultimatum del sindaco

Sarà anche per questo che l’ex rettore ha dato precisi ultimatum alla Rap: riorganizzazione entro settembre e a dicembre si tireranno le somme, altrimenti si penserà ai privati. A dire il vero i privati già ci sono, a Bellolampo per gestire gli impianti o per strada, chiamati con procedure d’urgenza, e il ricorso al mercato, dopo Amg, non è più un tabù.

Il tema è capire se mantenere la Rap così com’è, spacchettare Bellolampo o dare tutto in mano al mercato con la salvaguardia dei posti di lavoro: una decisione per niente semplice e che comunque non potrà essere presa da un giorno all’altro, specie se si optasse per la privatizzazione. Il rischio sarebbe un limbo dai tempi indefiniti.

Divisioni in maggioranza

Il centrodestra palermitano si è diviso: Fratelli d’Italia vuole la privatizzazione tout court, i centristi frenano, gli altri restano in silenzio. Le divisioni in maggioranza però affiorano, come spesso è accaduto in questi due anni.

Lagalla ha promesso un rimpasto a metà mandato, cioè entro l’anno, e i nuovi equilibri usciti dalle Europee hanno accelerato il processo. L’attenzione per il momento è più concentrata sui cambi alla giunta regionale ma, tornati dalle ferie, c’è da scommettere che i partiti busseranno alla porta del sindaco per chiedere di aprire il dossier. Specie se, come si sussurra, l’Ars amplierà i numeri delle giunte comunali, consegnando a Palermo un dodicesimo assessore.

Rimpasto che dovrà tenere conto anche delle nomine in aziende o enti controllati: c’è da scegliere il nuovo amministratore delegato della Gesap, il presidente di Gh, da trattare sul sovrintendente del Teatro Massimo e decidere se rinnovare o meno i vertici di Amap.

Dai cimiteri alle strade

Un puzzle di difficile composizione, anche se questa non è la sola sfida per Lagalla. Al momento della sua elezione, nel 2022, i rifiuti non erano l’unica emergenza: c’erano anche i cimiteri, i conti disastrati del Comune, le strade colabrodo, il ponte Corleone.

Palermo è ancora in procedura di riequilibrio e lo sarà per diversi anni ma almeno è al passo con i bilanci, addirittura con qualche margine di manovra grazie agli avanzi di amministrazione. Piazza Pretoria è tornata a spendere e investire, anche sul personale.

Le strade sono ancora piene di buche ma è ripartita la manutenzione in vari punti della città, con un fiorire di cantieri. I lavori sul ponte Corleone sono finiti e a breve partiranno quelli per il raddoppio, così come si è sbloccata la vicenda del ponte Oreto o quella degli svincoli autostradali lato Forum.

E poi c’erano i cimiteri, divenuti una vergogna a livello nazionale. A suon di contributi e commissariamenti, l’emergenza è rientrata e le immagini delle bare accatastate sono solo un ricordo.

Basta? No, perché per una città come Palermo le cose buone non bastano mai. E perché niente basterà, finché le strade rimarranno discariche a cielo aperto.


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