Riforme, Meloni: "Con il premierato finisce la stagione dei ribaltoni" - Live Sicilia

Riforme, Meloni: “Con il premierato finisce la stagione dei ribaltoni”

Cosa prevede il disegno approvato dal cdm
PALAZZO CHIGI
di
3 min di lettura

ROMA – Il premierato “garantisce due grandi obiettivi che ci siamo impegnati a realizzare: garantire il diritto dei cittadini a decidere da chi farsi governare, mettendo fine alla stagione dei ribaltoni e dei governi tecnici, che sono passati sulla testa dei cittadini.Il secondo è garantire che chi viene scelto dal popolo possa governare con un orizzonte di legislatura”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri.

Cosa prevede la riforma

Il presidente del Consiglio eletto a suffragio universale con apposita votazione popolare che avviene contestualmente alle elezioni per le Camere con una stessa scheda; il rafforzamento della stabilità del governo con la durata dell’incarico del premier fissata in cinque anni; la cosiddetta norma ‘antiribaltone’ con l’eventuale sostituzione del presidente del Consiglio in carica solo da parte di un parlamentare della maggioranza. La fine del mandato del ‘sostituto’ che determina lo scioglimento delle Camere; un premio assegnato su base nazionale che assicura al partito o alla coalizione di partiti collegati al presidente del Consiglio il 55 per cento dei seggi parlamentari, stop alle nuove nomine dei senatori a vita. 

Sono i 5 capisaldi del disegno di legge costituzionale per l’introduzione dell’elezione diretta del presidente del Consiglio e la razionalizzazione del rapporto di fiducia approvato oggi dal Consiglio dei ministri

“La madre di tutte le riforme” come l’hanno definita la premier Giorgia Meloni e il ministro Elisabetta Casellati. “Mettiamo fine alla stagione del trasformismo e dei governi tecnici”, ha detto il presidente del Consiglio in conferenza stampa. Un testo che si pone anche come obiettivo quello di “preservare al massimo grado le prerogative del Presidente della Repubblica, figura chiave dell’unita’ nazionale”, si legge nel comunicato finale del Cdm. 

“La riforma costituzionale – si spiega nel comunicato del Cdm – ha l’obiettivo di rafforzare la stabilita’ dei Governi, consentendo l’attuazione di indirizzi politici di medio-lungo periodo; consolidare il principio democratico, valorizzando il ruolo del corpo elettorale nella determinazione dell’indirizzo politico della Nazione; favorire la coesione degli schieramenti elettorali; evitare il transfughismo e il trasformismo parlamentare”. Il testo dell’opera su cinque versanti. 

Primo, “introduce un meccanismo di legittimazione democratica diretta del Presidente del Consiglio dei ministri, eletto a suffragio universale con apposita votazione popolare che si svolge contestualmente alle elezioni per le Camere, mediante una medesima scheda. Si prevede, inoltre, che il Presidente del Consiglio sia eletto nella Camera per la quale si è candidato e che, in ogni caso, sia necessariamente un parlamentare”. 

Secondo “fissa in cinque anni la durata dell’incarico del Presidente del Consiglio, favorendo la stabilità del Governo e dell’indirizzo politico”. 

Terzo, “garantisce il rispetto del voto popolare e la continuità del mandato elettorale conferito dagli elettori, prevedendo che il Presidente del Consiglio dei ministri in carica possa essere sostituito solo da un parlamentare della maggioranza e solo al fine di proseguire nell’attuazione del medesimo programma di Governo. L’eventuale cessazione del mandato del sostituto cosi’ individuato determina lo scioglimento delle Camere”. 

Quarto, “affida alla legge la determinazione di un sistema elettorale delle Camere che, attraverso un premio assegnato su base nazionale, assicuri al partito o alla coalizione di partiti collegati al Presidente del Consiglio il 55 per cento dei seggi parlamentari, in modo da assicurare la governabilità”. 

Quinto, “supera la categoria dei senatori a vita di nomina del Presidente della Repubblica, precisando che i senatori a vita già nominati restano comunque in carica”. Il testo “si ispira a un criterio ‘minimale’ di modifica della Costituzione vigente – si legge nel comunicato finale del Consiglio dei ministri – in modo da operare in continuità con la tradizione costituzionale e parlamentare italiana e da preservare al massimo grado le prerogative del Presidente della Repubblica”.


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