In Rai l'intervista a Riina jr |Bindi contro, Bersani diserta - Live Sicilia

In Rai l’intervista a Riina jr |Bindi contro, Bersani diserta

La sede Rai di viale Mazzini

La presidente dell'Antimafia: "Trasmissione salotto del negazionismo". L'azienda: "Vespa corretto". Reazioni. Russo: "Memoria ferita degli onesti".

Il caso a viale mazzini
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ROMA – L’intervista a Giuseppe Salvatore Riina,ospite di Porta a Porta, verrà messa in onda. Lo hanno deciso i vertici della Rai. “Confermo che andrà in onda”, aveva affermato nel pomeriggio Bruno Vespa, rispondendo ad una domanda dell’Ansa sulla messa in onda dell’intervista al figlio di Totò Riina. Ora le parole del giornalista-conduttore vengono confermate anche dalla Rai: l’azienda però precisa che “per offrire un ulteriore punto di vista contrapposto a quello offerto dal figlio di Riina Porta a Porta ospiterà inoltre domani sera una puntata dedicata alla lotta contro la criminalità e a chi alle battaglie contro le mafie ha dedicato la propria esistenza anche a costo della vita. Tra gli altri saranno ospiti il ministro dell’Interno Angelino Alfano e il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone”. L’azienda, dunque, tra dritto nonostante la reazione di molti esponenti politici, come quella della presidente della commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi. “Le polemiche preventive nate sulla puntata di Porta a Porta in onda questa sera intorno a mezzanotte su Rai1 – precisa la Rai – si sono sviluppate intorno a una trasmissione che nessun italiano ha ancora visto”. Viale Mazzini spiega che “si tratta in particolare di un’intervista nella quale Bruno Vespa incalza il figlio di Totò Riina, già condannato per mafia, senza fare sconti al suo rapporto di rispetto verso il padre nonostante gli atroci delitti commessi. Quello del figlio di Riina è un punto di vista sconcertante – prosegue la nota – ma che si è ritenuto di portare a conoscenza dell’opinione pubblica perché sintomatico di una mentalità da “famiglia mafiosa” che è compito della cronaca registrare”.

L’azienda ricorda quindi che “per commentare in maniera adeguata le parole del figlio di Riina l’intervista sarà seguita da un dibattito a cui parteciperanno il figlio di Vito Schifani, agente di scorta di Giovanni Falcone morto nell’attentato di Capaci del maggio del ’92, il giornalista del Corriere della sera Felice Cavallaro, esperto di vicende di mafia, l’avvocato Luigi Li Gotti, storico avvocato di celebri pentiti, e Dario Riccobono, presidente dell’associazione Addiopizzo”. Il dibattito era stato già registrato prima delle polemiche di oggi.

Bindi, però, tira dritto e al giornale Radio Rai spiega che Totò Riina ”è il più grande mafioso e il più grande stragista del nostro Paese, è la persona che ha privato degli uomini migliori non solo la Sicilia ma l’intera Italia e non può essere ridotto ad essere il padre di suo figlio’. Il servizio pubblico – aggiunge – non può essere il luogo nel quale si nega o si riduce il fenomeno mafioso a un fatto di costume”. Quanto all’autonomia rivendicata da Bruno Vespa, Bindi afferma che ”nessuno vuole negarla, basta che l’autonomia del giornalista non neghi la peculiarità del servizio pubblico”. E nei confronti vertici Rai, Bindi ricorda: ”ci avevano assicurato che quello che e’ accaduto nel salotto di Vespa con i Casamonica non si sarebbe più ripetuto: noi ci siamo fidati e adesso assistiamo purtroppo alla mancanza di lealtà e di parola”.

Vespa, lanciando l’intervista all’nizio del programma, dice: “Tra poco trasmetteremo l’intervista a un mafioso. E’ Salvo Riina, il figlio di Totò Riina, il capo dei capi della mafia. Un ritratto sconcertante, certo, ma per combattere la mafia – che tuttora è potente e gode di protezione diffuse – bisogna conoscerla. E per conoscerla meglio c’è bisogno a nostro avviso anche di interviste come questa. Ciascun spettatore – aggiunge – si farà liberamente una propria opinione, grazie anche al dibattito che ne seguirà con la partecipazione tra l’altro del figlio di una delle vittime della strage di Capaci e uno dei fondatori di un’associazione antipizzo. Abbiamo intervistato il figlio di Totò Riina perché per la prima volta avremo occasione di conoscere la mafia dall’interno della sua famiglia. Ventiquattro anni di latitanza trascorsi senza quasi nascondersi, una complicità diffusa, la solidarietà della totale della famiglia”.

E in parallelo scoppia un caso tra la trasmissione e Pier Luigi Bersani, che non sarà questa sera ospite di ‘Porta a Porta’. Il forfait dell’ex segretario Pd è dovuto, come era stato fatto trapelare poco meno di un’ora fa, all’annunciata intervista del figlio di Totò Riina. La trasmissione quindi avrà inizio direttamente con l’intervista a Salvo Riina. Ill profilo twitter di Porta a Porta, che in precedenza aveva annunciato la presenza dell’ex segretario Pd nella prima parte della trasmissione, comunica un cambio nella scaletta: “Stasera, nella prima parte, approfondimenti sul caso Regeni”.

La decisione della tv di Stato è arrivata al termine di una riunione dei vertici di viale Mazzini, convocata dopo le reazioni di diversi esponenti politici, tra cui quelle della presidente della commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi. La presenza di Riina jr, fresco autore di un libro in cui racconta il rapporto con il padre, nel salotto di Porta a Porta, su Rai 1, ha provocato la veemente reazione della presidente della Bindi, che aveva indotto i vertici Rai a una iniziale frenata. A viale Mazzini è andata in scena una riunione tra il direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall’Orto, e il responsabile di Rai Uno, Andrea Fabiano. Campo dall’Orto avrebbe dovuto partecipare al dibattito sul tema “Cronaca nera, effetti collaterali”, che si svolge oggi pomeriggio a Perugia per il Festival del Giornalismo. La sua assenza è stata annunciata in apertura dell’incontro da Nino Rizzo Nervo. “Fermato a Roma – ha detto dal palco, riferendosi a Campo dall’Orto – da un problema contingente su cui ora ci sono i riflettori accesi”.

“Mi auguro che in Rai ci sia un ripensamento – erano state in mattinata le parole della Bindi -. Ma se questa sera andrà in onda l’intervista al figlio di Totò Riina, avremo la conferma che ‘Porta a Porta’ si presta ad essere il salotto del negazionismo della mafia e chiederò all’Ufficio di Presidenza di convocare in Commissione la Presidente e il Direttore generale della Rai”. Parole di fuoco che hanno convinto i dirgenti della tv pubblica a riflettere sulla opportunità di offrire il salotto televisivo di Vespa al figlio del boss corleonese.

E in parallelo scoppia un caso tra la trasmissione di Vespa e Pier Luigi Bersani. Fonti vicine all’ex segretario del Pd fanno sapere che se non ci saranno novità sulla decisione di trasmettere l”intervista al figlio di Totò Riina Bersani non parteciperà alla trasmissione. Poco dopo il profilo twitter di Porta a Porta, che in precedenza aveva annunciato la presenza dell’ex segretario Pd nella prima parte della trasmissione, comunica un cambio nella scaletta: “Stasera, nella prima parte, approfondimenti sul caso Regeni”.

E’ scesa in campo anche Rita Borioni, componente del Cda Rai: “Il rispetto per chi combatte e ha combattuto al mafia non si può piegare alla logica dello scoop o degli ascolti – ha spiegato -. Non ho visto la puntata di Porta a Porta, ma dalle anticipazione che leggo, credo si possa correre il rischio di dare a Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss della Mafia, ed egli stesso condannato per associazione mafiosa, il palcoscenico per fare apologia del padre e di Cosa nostra. Il che sarebbe inaccettabile, tanto più perché parliamo di servizio pubblico. Se è poi vero che il giovane Riina si sarebbe rifiutato di rispondere a domande su Falcone e Borsellino e sulle stragi di mafia per le quali è stato condannato il padre, non capisco davvero quale sarebbe il valore aggiunto informativo di quella intervista. Il servizio pubblico – aggiunge – deve informare e i giornalisti devono svolgere in autonomia il loro lavoro, ma senza dimenticare mai che la mafia non è un argomento come un altro, che Riina non è un condannato come tanti altri, e che le stragi di mafia sono una ferita aperta per tutto il Paese”, conclude Borioni.

Quelle di Rosy Bindi e della Borioni non sono state le uniche parole contro la presenza di Salvuccio Riina a ‘Porta a Porta’. Maria Falcone, sorella del giudice ucciso dalla mafia nella strage di Capaci, si è detta “costernata” a seguito della “decisione di far partecipare per la presentazione del proprio libro, alla puntata di ‘Porta a porta’ il figlio di Totò Riina, carnefice di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, e centinaia di altri servitori dello Stato, e anch’egli condannato per associazione mafiosa. Considero incredibile la notizia: da 24 anni – ha ricordato la professoressa Falcone – mi impegno per portare ai ragazzi di tutta Italia i valori di legalità e giustizia per i quali mio fratello ha affrontato l’estremo sacrificio ed è indegna questa presenza in una emittente che dovrebbe fare servizio pubblico”.

“In 20 anni di Porta a Porta Vespa non si è mai occupato del delitto Mattarella e non ha mai invitato in studio il fratello, oggi presidente della Repubblica. Adesso invita il figlio del carnefice. È questo il nuovo servizio pubblico?”. A chiederselo è il deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, in un’intervista a IlGiornale.it. Anzaldi, palermitano, ricorda nell’intervista che quel 6 gennaio 1980 era lì, quando Piersanti Mattarella, allora presidente della Regione Sicilia, fu ucciso a soli trenta metri di distanza da casa sua: “Era il giorno dell’Epifania e io tornavo con la mia famiglia dal pranzo fatto da mia zia quando trovammo la polizia ovunque”.

Dura anche l’Fnsi, il sindacato dei giornalisti italiani: “Dopo i Casamonica, stasera a Porta a Porta la famiglia Riina. La Rai Servizio Pubblico non può diventare il salotto di famiglie criminali – hanno affermato in una nota il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani – Chi strumentalmente vuole invocare presunte volontà censorie, ci dica perché non si dedica almeno lo stesso spazio alle giornaliste e ai giornalisti minacciati, o addirittura sotto scorta, a causa proprio di quelle famiglie. Piuttosto che al libro del figlio di Riina – ancora la nota – noi avremmo preferito una puntata dedicata a ‘Io non taccio’, scritto da 8 colleghe e colleghi minacciati. I vertici Rai intervengano. Altrimenti il loro silenzio sarà colpevole condivisione, come quella sullo spazio affidato a Luigi Bisignani in prima serata su Rai2″. Al sindacato Rai ha replicato il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri: “L’Usigrai protesta per il figlio di Riina a Porta a Porta? Non ricordo dichiarazioni analoghe in occasione della partecipazione di Ciancimino Junior da Santoro. Rilevo inoltre anche l’afasia del sindacato di fronte alle numerose assunzioni esterne fatte da Campo Dall’Orto, con l’Usigrai che non tutela le numerose professionalità interne come facciamo noi”. 

Sulla vicenda Riina è intervenuto anche Felice Cavallaro, giornalista del ‘Corriere’, che ha partecipato alla puntata registrata ieri e in onda stasera: “Il figlio di Riina pare quasi un marziano caduto in un paese sconosciuto. Non ci interessa il racconto della iena che coccolava i suoi cuccioli. Vogliamo sapere cose diverse. Altrimenti, meglio il silenzio”. Nell’intervista Riina jr ricorda i sedici anni accanto al padre latitante, tra cui, sembra, l’immagine del boss davanti al televisore che trasmetteva le immagini dei crateri di Capaci e via D’Amelio. Salvo Riina si sarebbe inoltre rifiutato di rispondere alle domande di Vespa su Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Nessuna presa di distanza, inoltre, dai delitti per cui è stato condannato il padre. Contro la scelta di ospitare il figlio di Totò Riina in tv anche Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, ucciso in via D’Amelio il 19 luglio del 1992: “E’ vergognoso che il servizio pubblico della Rai dia spazio a queste persone”, ha affermato Borsellino a Radio1 Rai.

Contro Vespa i senatori del M5s componenti della commissione parlamentare Antimafia: “La presenza del figlio di Totò Riina nel programma Porta a Porta di Bruno Vespa per promuovere il suo libro è un’offesa a tutti i cittadini onesti – hanno affermato -. Un vero e proprio insulto alla memoria dei servitori dello Stato, delle vittime innocenti, dei magistrati ammazzati per mano mafiosa. La Rai è servizio pubblico e non può permettere questo scempio. Di mafia si muore ogni giorno e non abbiamo bisogno del figlio di Riina in TV, non possiamo che constatare con amarezza che è questo il clima culturale e di lotta alle mafie che abbiamo raggiunto in questo momento in Italia, un livello basso e squallido”.

Con Vespa, invece, Fabrizio Cicchitto, deputato di Ncd, che attacca Rosy Bindi: “Non si capisce quale negazionismo ci sia nell’intervista a Porta a Porta al figlio Riina. L’intervista non è una esaltazione ma anzi è uno strumento per approfondire l’analisi di un fenomeno vedendo dall’interno un’esperienza fondata sull’assassinio e sullo stragismo, quella dei Corleonesi che ha costituito una delle espressioni più cruente e più pericolose della criminalità organizzata che fortunatamente lo Stato ha sconfitto”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Gianfranco Librandi, deputato di Unione Italiana iscritto al gruppo di Scelta Civica: “Trovo francamente assurde le accuse che si stando muovendo nei confronti di Bruno Vespa”, ha affermato. “Vespa sta esercitando legittimamente il diritto di cronaca e da giornalista, giustamente, cerca di raccontare i fatti guardandoli da tutti i punti di vista. Ed è francamente curioso, nella cronaca politica così come in quella giudiziaria, che si accettino i retroscena fondati su fonti anonime, voci di corridoio e carte passate sottobanco, mentre si condanni chi vuole raccontare le notizie facendo parlare chi, nel bene o nel male, ne è protagonista. Ripeto: Vespa, professionalmente, sta esercitando il diritto di cronaca e sono certo che lo farà nel pieno rispetto delle vittime di Cosa Nostra. Saranno poi gli spettatori a farsi un’idea. E comunque, parlare di mafia fa sempre bene. Il vero negazionismo, come ha detto la presidente Bindi, sarebbe non farlo”, conclude Librandi.

Anche il presidente dei deputati di Area popolare e membro della commissione di Vigilanza della Rai Maurizio Lupi difende Vespa:  “Non ricordo grandi proteste sul servizio pubblico da parte della sinistra quando la Rai ospitava nei suoi studi Ciancimino jr, elevato da Michele Santoro a icona antimafia e condannato a tre anni per detenzione e cessione di esplosivi. Ora si alzano barricate preventive contro l’intervista a un altro figlio di mafioso, Salvo Riina, e si accusa Porta a Porta di essere il salotto del negazionismo della mafia”. Secondo Lupi “Vespa non ha certo bisogno di difensori, ma ai suoi accusatori di oggi io chiedo: il servizio pubblico ha a che fare con la libertà di stampa, con il dovere di informare, anche attraverso interviste con persone controverse, i telespettatori o è un mero esecutore dei desiderata della commissione di Vigilanza e dei presidenti dell’Antimafia? Credo che la commissione di Vigilanza farebbe bene ad occuparsi del fatto che il servizio pubblico offra un buon servizio e tenga l’opinione pubblica informata sui fatti senza chiedere ai suoi giornalisti di abdicare alla propria professionalità e deontologia. Mentre dalla presidente di una Commissione delicata come l’Antimafia mi aspetterei una maggior cautela nell’uso delle parole, perché il negazionismo della mafia è ben altro”.

“Io non l’avrei fatta”, ha affermato Lucia Annunziata riferendosi all’intervista al figlio di Riina. “Secondo me – ha aggiunto la Annunziata – c’ è un carattere di possibile strumentalizzazione del servizio pubblico da parte di queste figure”. Annunziata partecipa a un incontro sul tema Cronaca nera, effetti collaterali al quale era annunciato anche il direttore generale della Rai Antonio Campo dall’Orto (assente invece all’ultimo momento). “Mi sembra – ha detto la giornalista – che perdersi l’intervista al figlio di Riina non è una grande perdita. E’ infatti parte di un’operazione della famiglia per far apparire il ‘poveretto’ come un vecchietto che c’ha il 416 bis e quindi togliamoglielo. E’ un’operazione di propaganda. E quindi credo che fare o non fare questa cosa sia un’aggiunta o una perdita per il giornalismo”. “Passare o non passare un’intervista del genere – ha concluso Lucia Annunziata – non significa perdere uno scoop”.

Contro la scelta di invitare Riina jr anche Fausto Raciti, segretario regionale del Pd, e il governatore siciliano Rosario Crocetta. “Non è un diritto invitare in TV uno che si dichiara contento del fatto che il papà, tale Totò Riina, non si sia mai pentito. E non perché sia il figlio di un mafioso, ma perché parla e pensa da mafioso”, ha detto Raciti. “Vespa non ha il diritto offrire milioni di ascoltatori al punto di vista della mafia – ha aggiunto – questo non è servizio pubblico, è solo una schifezza”. Per Crocetta “dare lo stesso spazio ai figli dei mafiosi come lo si dà, doverosamente, ai figli delle vittime non si addice certamente al ruolo del servizio pubblico che ha l’obbligo di promuovere anche la crescita sociale e culturale dei cittadini. Non credo affatto che il figlio di Riina possa parlare male del proprio genitore, – ha aggiunto Crocetta – solo che noi abbiamo il dovere di parlarne male perchè ha fatto stragi, ha terrorizzato i cittadini, ha bloccato lo sviluppo e la crescita della nostra Regione. Faccio appello alla Rai perchè non mandi in onda un’intervista che sconvolgerebbe fortemente la coscienza di quanti, in questi anni, hanno rischiato la vita per combattere la mafia e dei tanti cittadini siciliani che con dure battaglie, – conclude il presidente – stanno cercando di liberarsi dall’oppressione mafiosa”.

“Quella di confermare la messa in onda dell’intervista a Riina junior è una scelta infelice nel merito e nei tempi. La Rai, evidentemente, sconosce che “cosa nostra” in Sicilia è intenta a ricostruire e rifondare le sue articolazioni sovracomunali attraverso atti che dimostrino, ancora oggi, la sua potenza, la sua capacità di governare il Territorio e quella di incidere sulla gestione della cosa pubblica. “A nome della Segreteria Provinciale del Partito Democratico di Palermo – dice Carmelo Miceli – chiedo alla Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai di attuare immediatamente ogni iniziativa volta a impedire la messa in onda di una intervista che rischia di diventare apologia di mafia”.


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