"Se non muoiono ..." | Riina e Provenzano 'ingombranti' - Live Sicilia

“Se non muoiono …” | Riina e Provenzano ‘ingombranti’

Totò Riina

La regola di Cosa nostra impone che i capi restano tali nonostante siano da decenni in carcere. A meno che... Il retroscena svelato dalle intercettazioni del blitz di Santa Maria di Gesù.

PALERMO – “Mischini”, sono anziani e malati, ma la loro morte è vista come l’avvio di una nuova stagione per l’intera Cosa nostra. Un punto e a capo necessario per l’intera organizzazione.

Stiamo parlando di Totò Riina e Bernardo Provenzano, padrini storici, ma anche figure ingombranti a giudicare dalle parole di un anziano capomafia come Mario Marchese e di un giovane come Santi Pullarà, figlio del boss Ignazio. “L’hai visto?… sta morendo…(sorride)… mischino…”, così Francesco Di Marco avviava la discussione su Provenzano.

“E se non muoiono tutti e due – diceva Pullarà – luce non ne vede nessuno… è vero zio Mario?”. Nel “tutti e due”, secondo gli investigatori, includeva anche Riina. “Lo so”, rispondeva Mariano Marchese che tirava in ballo altri cognomi pesanti: “Beh… e beh… non se ne vedono lustro…e niente li frega…ma no loro due soli…ma…tutto u vicinanzo… era sotto a loro… Graviano, Bagarella, questo di Castelvetrano…”. Un chiaro riferimento a Matteo Messina Denaro.

Regola di Cosa nostra impone che, nonostante siano ormai sepolti da decenni in galera, Riina e Provenzano sono e restano i capi di Cosa nostra. Solo la morte o un pentimento, ormai da escludere, può dare il via libera a nuove nomine.

 


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