Rimpasto e congresso Pd |Lupo: "Deputati in giunta" - Live Sicilia

Rimpasto e congresso Pd |Lupo: “Deputati in giunta”

Il Pd spinge per il rimpasto subito, il governatore nicchia, ma Lumia non chiude. Sullo sfondo la corsa per la segreteria. Il segretario: "Il governatore sbaglia se non valorizza i partiti"

 

PALERMO – Tra Pd e Rosario Crocetta scatta l’ora della verità. Da lunedì partono sette giorni cruciali per il futuro prossimo della politica siciliana. E in particolare per il futuro dei rapporti tra il presidente della Regione e il suo partito. Lunedì prossimo, il 16, è convocata la direzione regionale del Partito democratico. Per quella data, i vertici del Pd contano di arrivare a tirare le somme, dopo un confronto con il governatore, che, tornato dalle sue ferie in continente, dovrà rispondere – il faccia a faccia dovrebbe esserci martedì – finalmente con un sì o con un no alle richieste dei democratici siciliani. Prima fra tutti, quella di un rimpasto, che non si limiti a un riequilibrio fra correnti ma che dia lo slancio a una fase due del governo. Sul cui operato fin qui, un po’ tutte le correnti del partito hanno manifestato serie riserve.

I vertici dei democratici chiedono a Crocetta di agire subito, senza temporeggiare. E senza veti sull’ingresso in giunta dei deputati, come dice a Livesicilia il segretario Giuseppe Lupo. Il tempo è scaduto, insomma. Ma la partita è tutt’altro che semplice e si intreccia con quella, ancora ferma alle prime schermaglie, del congresso regionale.

Tempo scaduto
Su una cosa tutte le correnti del Pd sembrano concordare: il rimpasto va fatto subito. Antonello Cracolici ne ha parlato in un’intervista a Livesicilia. Chiedendo che si chiuda la stagione del “governo del presidente”. Ma da tutte le correnti, esclusa ovviamente quella del governatore, arrivano valutazioni analoghe. I dirigenti democratici raccontano delle loro quotidiane difficoltà a fronteggiare sul territorio le emergenze dei siciliani. “Noi non possiamo cantare e portare la croce”, sintetizza con un detto popolare un dirigente.

Il partito vuole piazzare due nomi “pesanti” in giunta. Ufficialmente nessuno li fa i due nomi, ma l’dentikit porta dritto all’ex capogruppo Antonello Cracolici e al segretario uscente Giuseppe Lupo. Crocetta nicchia. E tra le difficoltà a trovare una sintesi tra il governatore e il suo partito, c’è la preclusione di Crocetta all’ingresso in giunta di deputati regionali, Rbadita oggi dal governatore in un’intervista a Repubblica. Un tipo di approccio che certo non entusiasma la sua maggioranza all’Ars. Lupo, a Livesicilia pone la questione in positivo: “E’ necessario un rapporto più forte tra la giunta di governo e i deputati regionali per affrontare insieme le emergenze che abbiamo davanti. Anche per questo sarebbe utile l’ingresso in giunta di deputati”. Di certo, questo è uno dei passaggi della vicenda in cui la pratica rimpasto si intreccia con quella del congresso.

La corsa alla segreteria
Se Lupo entrerà in giunta, infatti, a quel punto non ci sarà una sua ricandidatura alla segreteria.
Viceversa, se il rimpasto non si concretizzerà da qui a breve, il nome del segretario resterebbe uno dei papabili per la successione a se stesso. La sua corrente, Areadem, ovviamente è pronta a sostenerlo. E fino a pochi giorni fa sembrava che anche i crocettiani potessero dare il via libera a questa soluzione. Oggi la pratica si è fatta più complessa, vista anche l’adesione di Areadem alla candidatura di Matteo Renzi alla segreteria nazionale. Passaggio che potrebbe certo avere ripercussioni isolane, tanto che un quotidiano ha già scritto un paio di volte che crescono le quotazioni dei renziani Davide Faraone e Fabrizio Ferrandelli per la segreteria. Auspici renziani o realtà? Ad ascoltare le altre anime del partito, pochi ci credono. “Io penso che il partito debba trovare una soluzione unitaria – insiste il capogruppo Baldo Gucciardi -, a prescindere da Roma. Le logiche romane non possono spaccare il partito siciliano. Anche perché a Roma del partito siciliano ci si ricorda poco, per esempio quando si decidono ministri e sottosegretari o quando si approvano provvedimenti come quello dei precari che non tengono conto della realtà siciliana”.

Unitario a chi?
Di soluzione unitaria parlano anche le due correnti degli ex Ds. E in particolare Nuovo corso, quella di Angelo Capodicasa e Mirello Crisafulli. Ma finché si parla in astratto, si rimane nell’ambito dei principi. Più difficile sarà arrivare a un nome e cognome. Intanto, però, Beppe Lumia, massimo esponente della corrente crocettiana, è ben felice di sentir parlare di schemi regionali sganciati da quelli nazionali e rilancia il suo vecchio cavallo di battaglia del Pd Sicilia: “Non è più tempo per dividersi per aspettare ordini da Roma e avere un ruolo subalterno, per poi farsi venire i mal di pancia quando ci si avverte marginali rispetto alle grandi scelte del Paese”. Parole che suonano in perfetta sintonia con quelle di Gucciardi.

L’ipotesi rinvio
Insomma, a parole, la possibilità di un epilogo unitario del congresso siciliano, che non ripeta quindi le divisioni romane, c’è tutta
. Più duro sarà passare dai princìpi ai nomi e cognomi. “L’identikit lo troviamo insieme se c’è la condivisione di un’idea”, dice Lumia. Ma per ora nessuno si azzarda a sbilanciarsi e a bruciare qualche nome. Anche perché, fa notare un dirigente, bisogna ancora capire se questo benedetto congresso ci sarà davvero. La convergenza di date con la decisione della giunta del Senato che si dovrà pronunciare sulla decadenza di Berlusconi rende tutto più complicato. Se il Cavaliere staccherà la spina al governo, sia che si vada al voto sia che nasca un Letta bis, è possibile che l’assise democratica slitti al 2014, ipotesi che pare gradita ad alcuni big nazionali non allineati al favorito Matteo Renzi. E anche di questo in Sicilia si tiene conto, tanto che sul tema fin qui tutti restano allineati e coperti senza sbilanciarsi.

Le pressioni sul governatore
Intanto, congresso o non congresso, c’è da dirimere la questione rimpasto. “Non siamo più disposti a coprire davanti alla gente le mancanze di questi assessori”, dice a taccuini chiusi un dirigente. E in effetti, ormai da settimane, sul merito il Pd ha preso diverse volte le distanze dal governo. Si è cominciato prima delle ferie con i distinguo su Irpef e acqua pubblica, con Crocetta che si è dovuto adeguare alla linea del suo partito. Negli ultimi giorni, poi, lo stillicidio è stato continuo: dalle uscite di Cracolici sull’eolico alle proteste di Mariella Maggio sulle borse di studio, dai reclami di Gucciardi sui precari fino all’altolà del segretario Lupo sui fondi per i Comuni, critiche e distinguo da parte di esponenti del Pd nei confronti del governo sono stati quotidiani. Una sorta di antipasto di quello che potrebbe diventare il rapporto tra giunta e partito se gli incontri di questa settimana dovessero andare a vuoto. Un Vietnam che Crocetta dovrà valutare se affrontare o schivare scendendo a più miti consigli. “Crocetta sbaglia se non valorizza il sostegno e il ruolo dei partiti che hanno contribuito in maniera determinante alla sua elezione. Con l’antipolitica non si governano le Istituzioni”, avverte Lupo. Più chiaro di così.


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