Carenze igieniche e lavoratori in nero: chiuso ristorante di sushi

Riposto, carenze igieniche e lavoratori in nero: chiuso un ristorante di sushi

I controlli dei militari
CARABINIERI
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RIPOSTO (CATANIA) – I carabinieri hanno sospeso per dieci giorni l’attività di un ristorante di sushi di Riposto. L’attività è stata individuata nell’alveo dei servizi per la tutela della salute dei consumatori e il rispetto della norme igienico-sanitarie. I Carabinieri della Compagnia di Giarre, con l’ausilio del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro e del Nucleo Antisofisticazioni, hanno controllato a tappeto una serie di ristoranti, pub e bar nel territorio di Riposto.

I controlli

Obiettivo principale delle verifiche: la tutela della salute degli avventori dei locali autorizzati alla somministrazione di alimenti e bevande. Tra le varie attività ispezionate, i Carabinieri dell’Arma territoriale e del NAS. Questi ultimi investiti anche della funzione di ispettori sanitari e dunque abilitati, con specifiche competenze, ad effettuare le ispezioni degli alimenti.

Le blatte

Nella cucina del ristorante, negli spogliatoi dei dipendenti e nei locali adibiti a servizi igienici, i militari hanno constatato uno stato di incuria generale e gravi carenze igienico sanitarie. C’erano incrostazioni evidenti sui pavimenti, utensili da cucina e ripiani di lavoro non disinfettati in maniera idonea. C’era addirittura una blatta morta sul pavimento di in uno spogliatoio utilizzato dai dipendenti. E in frigo 14 chili di pesce privo di tracciabilità e di etichettatura.

Le multe

A causa delle gravi violazioni riscontrate, il ristoratore è stato sanzionato con una serie di multe. In tutto 2.500 euro e la sospensione dell’attività per 10 giorni. Potrà riaprire solo previa igienizzazione dei locali. Scoperti poi sei operai su dieci non regolarmente assunti. Per questo è stata comminata l’ulteriore sanzione amministrativa di 21.600 euro, con contestuale denuncia. L’accusa è di non avere inviato a visita medica i 6 lavoratori per la prevista sorveglianza sanitaria.

La sospensione dell’attività è scaturita dunque anche per il fatto di avere impiegato dei lavoratori in “nero”.

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