Riposto, incubo incendio alla porta: "Ci siamo aiutati da soli" - Live Sicilia

Riposto, incubo incendio alla porta: “Ci siamo aiutati da soli”

Le testimonianze da due delle strutture ricettive che sono state evacuate durante i roghi di ieri.

CATANIA – La storia è uguale per tutti i protagonisti: difficile contattare i soccorsi, numero d’emergenza che costringe a un’attesa snervante, le fiamme che si avvicinano e, a un certo punto, entrano. La giornata di fuoco di ieri ha lasciato una scia di cenere sul territorio della provincia di Catania. Dalla costa ionica alle pendici dell’Etna non c’è un angolo su cui il vento caldo non abbia spinto una scintilla. A Riposto sono andati incendiati i vivai Faro, mentre il resort Donna Carmela e l’agriturismo Galea sono stati evacuati. E poi a Mascali, Acireale e Aci Catena: case e aziende bruciate, cittadini sfollati. “Un disastro”, per usare l’espressione usata più spesso dai sindaci nel pieno dell’emergenza.

“Ci siamo accorti intorno alle 7.30 che c’era un incendio nelle zone adiacenti alla nostra struttura. Era lontano, vedevamo il fumo e le fiamme, ma non era così preoccupante”, comincia Mario Ballarino, direttore del resort ripostese Donna Carmela, una delle strutture ricettive più note di quel territorio. “Abbiamo cominciato subito a chiamare i soccorsi, ma non abbiamo avuto risposta”. Il tempo passa, le fiamme si avvicinano, vigili del fuoco – oberati dal troppo lavoro – non se ne vedono. “Alle nove il rogo si era avvicinato pericolosamente e, quando finalmente siamo riusciti a prendere la linea coi vigili del fuoco, hanno accolto la nostra segnalazione come se fosse la prima della mattinata”, prosegue il direttore.

Il racconto dal resort Donna Carmela

A quel punto, però, si è alzato il vento. “E non c’è stato nulla da fare: nonostante i sistemi antincendio e gli impianti di irrigazione, il fuoco è arrivato anche nel perimetro della nostra struttura, che è circondata da aree verdi. La temperatura era troppo alta e le fiamme si muovevano troppo velocemente. Abbiamo evacuato tutti gli ospiti. I vigili del fuoco sono arrivati alle 10.30“. Mentre il personale faceva il possibile per tenere l’incendio lontano dall’edificio che ospita il resort. “Purtroppo non tutti gli spazi attorno a noi sono coltivati – continua Mario Ballarino – Molti terreni sono abbandonati e da lì è facile che la situazione diventi incontrollabile“.

Adesso Donna Carmela è chiuso: ci sono stati danni ai motori di pompaggio dell’acqua, a quelli che attivano gli impianti di condizionamento e che distribuiscono l’acqua sanitaria. “Dobbiamo valutare i danni e poi capire come ripristinare”.

Maggiore fortuna ha avuto l’agriturismo Galea, nello stesso territorio, che le fiamme all’interno dei suoi confini le ha sperimentate il 23 luglio. “Noi abbiamo dieci ettari di limoneto, ma accanto c’è un terreno incolto e pieno di sterpaglie, anche molto alte. Le fiamme le abbiamo viste partire da lì, altissime”. A raccontarlo a LiveSicilia è Innocenza Busà, proprietaria della struttura insieme a sua sorella Emanuela. A giugno 2023 sono riuscite a rilevare tutte le quote e a diventare le uniche a gestire quella che Busà definisce “un’oasi di coltivazioni biologiche in mezzo a un deserto di immondizia, strade non illuminate e incuria”. “Quella mattina ci siamo subito preoccupati, io sono corsa in macchina da Acireale. I vigili del fuoco non rispondevano. Lungo la strada ho incontrato una pattuglia dei carabinieri, ho chiesto loro di venire con me a darmi una mano”.

I due incendi attorno all’agriturismo Galea

Al suo arrivo in azienda, la polizia era all’esterno, gli ospiti e il personale pure. “Sono entrata di corsa: noi abbiamo un pozzo romano, antico, che dà acqua direttamente dalla fonte. Con mio cognato, mio fratello, mio figlio siamo entrati, per aprire l’acqua e darci almeno una speranza. Abbiamo lavorato come i matti, abbiamo costruito argini di terra, con le pale, per allontanare le fiamme. Siamo riusciti a non fare passare il fuoco da noi, ma non è stato sufficiente: le prime due file di alberi sono state bruciate completamente. Almeno duecento limoni”. Una squadra di pompieri, da Randazzo, sarebbe “arrivata solo dopo che avevamo domato l’incendio: ci hanno detto che avevamo fatto un buon lavoro e sono andati via“.

“Noi eravamo stremati – commenta – non ce la facevamo più. Abbiamo tentato con tutte le nostre forze, perché noi amiamo questo posto. Amiamo ogni albero. Ogni pianta che qui abbiamo messo a dimora ha una storia, racconta un percorso, il pensiero di vedere tutto bruciare… Dovevamo salvare il salvabile. Scusi se mi emoziono”. Il sollievo per com’è finita si mischia alla rabbia: “Siamo rimasti da soli. Non abbiamo avuto una mano da nessuno. Paghiamo le tasse e lo Stato dov’è?“. Ieri mattina, un altro allarme. Stavolta, però, le fiamme si sono fermate più lontane. Anche perché il terreno confinante col limoneto delle sorelle Busà è ormai solo una spianata annerita. “Sa cosa mi dà gioia e, insieme, mi fa tristezza? Con i nostri ospiti si è creato un momento di grande solidarietà. Quando è finito tutto, abbiamo brindato insieme, si sono offerti di aiutarci, ci hanno dato una mano in qualunque modo possibile. Perché si sono sentiti protetti. Ma protetti da noi, non dalle istituzioni“.

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