PALERMO – I numeri parlano chiaro. E i magistrati contabili manifestano addirittura una “grande preoccupazione”. “Al quinto anno dall’inizio dei programmi 2014-2020, la spesa per i fondi europei in Sicilia è in allarmante ritardo”. Iniziano così le trentatre pagine dedicate alla gestione dei fondi comunitari nel giudizio della Corte dei Conti sul rendiconto della Regione Siciliana per l’anno 2017.
Infatti a cinque anni dall’inizio dei programmi europei sui 7,59 miliardi di fondi strutturali sono stati spesi soltanto 490 milioni. Mentre sono stati impegnati o sono in corso delle procedure per 2,63 miliardi di euro. Così, sono ancora disponibili per esser impiegati 4,47 miliardi di euro .
Una situazione che per la Corte dei Conti fa presagire il rischio di “una consistente perdita di risorse finanziarie, con un incremento delle differenze economiche territoriali con il resto della Nazione, una mancata crescita delle imprese, dell’apparato produttivo regionale e delle famiglie”. Insomma, il rischio che il gap tra l’Isola e la Penisola cresca ancora, è molto forte.
Corre solo il Piano per l’agricoltura
Il Psr, programma di sviluppo rurale, è quello in cui si è speso di più: 448 milioni. Ma se il dipartimento allo sviluppo rurale fa bene, la maglia nera è indossata dal dipartimento alla pesca. “Grave appare la situazione del Fondo europeo per gli Affri marittimi e la Pesca (Feamp) – commentano i giudici contabili – il cui programma unico nazionale ha assegnato alla Sicilia risorse che ammontano a poco più di 118,2 milioni di euro, pari al 20,55 per cento della dotazione nazionale”. Entro il 31 dicembre 2018, il dipartimento alla Pesca dovrebbe spendere una somma pari a circa 12,3 milioni di euro. Sono stati pagati solamente 285 mila euro per l’assistenza tecnica anche se 23,5 milioni di euro sono impegnati.
Il ritardo del Po Fesr
Le somme che più incidono sulla possibilità che si faccia bene sono i 2,5 miliardi del Po Fesr (Programma operativo del Fondo europeo di sviluppo regionale). Per tali cifre si stanno svolgendo le procedure e nei prossimi mesi dovrebbero essere impegnati. La parte preponderante delle risorse è assorbita dalle opere pubbliche (1,7 miliardi di euro) mentre 589,5 milioni di euro saranno utilizzati come aiuti. Nel giudizio, così, la Corte dei conti apprezza il fatto che “oltre alla realizzazione dei Grandi Progetti, nella fase di avvio del Programma, l’attività di programmazione della spesa ha puntato molto sulla pubblicazione di avvisi e bandi destinati ad offrire opportunità di crescita al tessuto imprenditoriale della Regione”.
“In quest’ottica – continuano i giudici – il Dipartimento delle Attività Produttive ha prodotto un numero elevato di procedure, generando avvisi pubblicati per oltre 619 milioni di euro che hanno fatto registrare una richiesta del territorio (circa 6 mila istanze di finanziamento) molto superiore alla dotazione finanziaria degli avvisi medesimi e con una previsione di spesa al 31 dicembre 2018 pari ad oltre 178 mln di euro”. Un segno questo che ritengono “fa ben sperare nel risveglio del sistema economico siciliano”.
Più di 100 milioni bloccati
Ci sono infine anche le risorse bloccate. Infatti, a causa della mancata approvazione dei Piani di gestione dei rifiuti, la commissione europea ha sospeso le risorse per la tutela dell’ambiente: 108 milioni che non possono essere spesi. Un ulteriore danno connesso all’emergenza rifiuti. Ma nel documento la Corte dei conti segnala i vizi, analizza le cause di questa situazione e indica le prospettive.
Si parte dai vizi. Infatti, per i giudici, se la Sicilia è la penultima Regione per Pil pro capite, dopo la Calabria, e una delle ultime in Europa per percentuali di occupati, è anche colpa dell’uso distorto dei fondi strutturali. “Nel precedente periodo di programmazione – scrivono i magistrati contabili – si è evidenziata una spesa in gran parte destinata a soddisfare esigenze contingenti con una distribuzione estremamente frammentata (quasi a ‘pioggia’) delle risorse, conseguendo un risultato ‘tampone’ rispetto agli effetti della pesante crisi economica che ha attanagliato la Regione negli ultimi anni. Occorrerebbe, inoltre, – proseguono – che la spesa, per essere produttiva di crescita, fosse ‘reale’ e non soltanto ‘virtuale’, così come, invece, accade attraverso l’attrazione ai vari programmi europei dei così detti progetti ‘sponda’ o ‘retrospettivi’”. Si tratta, in quest’ultimo caso, di progetti inizialmente programmati attraverso l’utilizzo di altri fondi e programmi e poi fatti “traslocare” sui Fondi europei.
I ritardi? Elezioni, spoils system e personale
Poi si passa alle cause del ritardo nell’utilizzo della programmazione: la paralisi per via delle elezioni, il successivo spoils system dei dirigenti, i numerosi pensionamenti di figure chiave per la programmazione e la gestione della spesa comunitaria, non controbilanciati da un adeguato ricambio generazionale.
Più in generale i giudici ritornano numerose volte su un aspetto: le strutture regionali che si occupano di fondi europei vanno potenziate. E quest’ultimo è proprio un elemento di prospettiva. Riqualificare le risorse umane è necessario per spendere presto e bene; proprio alla luce del fatto che il governo, per i prossimi anni, punta a investire in Sicilia solo attraverso i fondi europei.”Formazione professionale, infrastrutture, turismo, ricerca e innovazione, efficientamento energetico, sviluppo sostenibile e agricoltura sono gli ambiti – a parere dei giudici contabili – attraverso i quali la spesa dei fondi strutturali europei potrebbe e dovrebbe creare una maggiore competitività “dell’azienda” Sicilia”.