Rizzuto e l'attesa del tampone| Esposto di Dipasquale ai pm - Live Sicilia

Rizzuto e l’attesa del tampone| Esposto di Dipasquale ai pm

Il deputato Pd ricostruisce la vicenda che ha preceduto il ricovero del dirigente morto oggi. La nota dell'Asp.

Coronavirus
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La lettera è datata 14 marzo. Nove giorni fa, nove giorni prima che la vita di Calogero Rizzuto, 65 anni, dirigente regionale dalla prestigiosa carriera, si spegnesse dopo il contagio da Coronavirus. A scrivere era il deputato regionale Nello Dipasquale, già sindaco di Ragusa, città in cui Rizzuto era stato sovrintendente ai Beni culturali prima di dirigere il Parco archeologico di Siracusa. Dipasquale si rivolgeva al prefetto di Siracusa, ricostruendo una vicenda che mette i brividi, quella di un uomo che ha dovuto attendere giorni prima di essere preso in carico. E che oggi, nove giorni dopo quella lettera, è morto, ennesima vittima del virus in Italia. Il caso, adesso, passa all’attenzione dei pm di Siracusa.

La storia ricostruita da Dipqsquale comincia esattamente due settimane fa. Quando ancora in Sicilia il contagio da Covid-19 era quasi all’alba. “Giorno 9 marzo – comincia la lettera – il paziente Calogero Rizzuto, residente a Rosolini, accompagnato dalla moglie, su indicazione del medico di famiglia, va a fare il tampone poiché’ affetto da febbre e tosse da una settimana. Giorno 10 marzo in serata , contattato dalla moglie del Rizzuto, poiché ancora non aveva avuto alcun esito, mi attivo prontamente per capire cosa stava accadendo, contattando il direttore dell’Asp di Siracusa dott.re Ficarra, alle ore 19,34 che mi risponde che l’esito dei tamponi di giorno 9 non era ancora arrivato”.

Passano due giorni. “Giorno 11 marzo alle ore 8,16 della mattina il dott. Ficarra, mi rigira su whatsapp messaggio del Policlinico di Catania, che attesta l’assenza di notizie sull’ esito del tampone di giorno 9 –prosegue il politico del Pd -. Sempre in contatto con la moglie, inizio a preoccuparmi poiché Rizzuto mostra costante peggioramento. Fortemente preoccupato, scrivo al dott. Ficarra ribadendo che non possiamo ancora aspettare l’esito del tampone perché Rizzuto si aggrava di ora in ora, nella mattinata viene contattata dall’asp di Siracusa la moglie per rifare il tampone. La moglie , poiché il marito è stremato , cerca un’ambulanza invano. Decide allora di abbassare il sedile e portarlo con la sua macchina a fare il nuovo tampone. Rifanno il tampone, nessun altro esame (RX) per verificare eventuale polmonite, e lo rispediscono a casa, in attesa dell’ esito del nuovo tampone”.

Un altro giorno trascorre. “Giovedì 12 marzo alle 10 circa del mattino contatto nuovamente il dott.Ficarra per avere notizie sempre dei tamponi. Il dott. Ficarra mi risponde che non ci sono notizie e se voglio posso contattare personalmente il Policlinico di Catania. Gli ribadisco che Rizzuto sta rischiando di morire. Contatto immediatamente il Direttore della Sanità dott. La Rocca alle ore 12 e mi scrive che alle 14 il prof. Scalia comunicherà l’esito dei tamponi, faccio riferimento dei tamponi effettuati giorno 9 e giorno 11 per i quali si attende risposta, mi dicono alle 14 del 12 di marzo. Nel frattempo contatto, oltre al Direttore regionale La Rocca anche il mio collega On.le Barbagallo per capire che sta succedendo al Policlinico di Catania con questi benedetti o maledetti tamponi. Ad entrambi, prontamente attivatisi, il referente del Policlinico scrive che il tampone non andava fatto secondo le direttive ministeriali, poiché dalla scheda non aveva indicazioni di rischio: tosse , febbre, e incontro con delegazione coreana a fine febbraio già comunicata in occasione del 1 tampone di giorno 9 marzo, ribadendo che l’emergenza imponeva delle scelte su criteri di priorità ( giorno 12 marzo ore 13:38)”.

Intanto, passano le ore. La situazione non si sblocca. Dipasquale non si dà per vinto. “Continuo a non sentirmi rassicurato, sempre in contatto con la moglie che mi comunica il permanere della febbre, chiamo l’Assessore Regionale Avv.Ruggero Razza e gli spiego tutta la triste e paradossale vicenda – prosegue la lettera al prefetto -. Immediatamente l’Assessore mi dice che ritiene utile a prescindere dal tampone il ricovero e con successivo messaggio alle 17:43 mi conferma che è in corso il ricovero di Rizzuto”

Finalmente, il dirigente viene ricoverato. E gli esami confermano subito la gravità della situazione. “Alle 21:33 l’Assessore mi scrive che dall’esito della TAC effettuata al ricovero risulta affetto da polmonite. Alle 23:29 la moglie mi comunica che al marito stanno somministrando l’ossigeno perché con insufficienza respiratoria, tutto questo dopo appena 12 ore dai messaggi del Policlinico che il paziente non necessitava di tampone”, ricostruisce Dipasquale.

Finché il famoso tampone dà la diagnosi. “Giorno 13 alle 8:30 arriva l’esito positivo del tampone: COVID-19. Il paziente a quell’ora è già in rianimazione. Io non sono un medico, non lo so se Calogero Rizzuto fosse stato ricoverato già giorno 9 o10 marzo , avrebbe potuto evitarsi la sala rianimazione, questo non tocca a me stabilirlo. Oggi mi auguro soltanto che ne esca prima possibile e che nessun altro si trovi nelle condizioni in cui si è trovato lui, sua moglie, i suoi familiari”. Così scriveva Dipasquale al prefetto nove giorni fa. È andata in un altro modo: il paziente è morto. Aveva 65 anni.

“Purtroppo – aggiunge Dipasquale – il ritardo nell’individuare la positività del tampone per ben 5 giorni non ha fatto scattare prontamente l’obbligo di quarantena nei confronti di quanti (familiari,amici,collaboratori) avevano avuto contatti con lui proseguendo la loro normale vita. Forse la tempestiva individuazione della patologia del Paziente Rizzuto che non so se definire paziente 1, avrebbe potuto ridurre ulteriori contagi a carico di quanti hanno avuto contatti con il paziente nei giorni precedenti il 9 marzo”.

Dipasquale adesso ha girato la lettera alla procura di Siracusa. A cui spetterà decidere se assumere iniziative al riguardo.

Aggiornamento 24 marzo

La nota dell’Asp

A seguito delle notizie diffuse dopo il decesso del dottore Calogero Rizzuto direttore del Parco Archeologico di Siracusa, la direzione generale dell’Asp di Siracusa dichiara: “Le notizie improvvidamente diffuse su quest’ultimo decesso mi inducono ad intervenire per rassicurare la cittadinanza circa l’impegno dell’ASP di Siracusa, la quale sta profondendo ogni sforzo per fronteggiare l’emergenza epidemiologica in atto. È stata approntata un’organizzazione accurata per l’accettazione ed il trattamento dei soggetti affetti da coronavirus che sino a questo momento sta dando prova di funzionare adeguatamente. Purtroppo vi sono dei casi (sin ora per fortuna limitati) di soggetti rispetto ai quali non è possibile evitare l’esito infausto. Diventa cruciale, pertanto, da parte degli utenti, attenersi scrupolosamente alle indicazioni dei sanitari, ne è riprova quest’ultimo caso in cui sarebbe stato preferibile accettare il ricovero proposto nell’immediatezza dai sanitari in ragione della presenza di conclamati elementi di rischio. Invito tutti a fare fronte comune, cittadini restando a casa attenendosi alle indicazioni dei medici e delle autorità, operatori sanitari continuando a lavorare con impegno, evitando di dare notizie parziali, fuorvianti e idonee a gettare ingiustificato allarme nella cittadinanza. L’ASP di Siracusa, infine, esprime il proprio cordoglio alla famiglia del dottore Rizzuto e a quelle di tutti i deceduti a causa dell’epidemia di coronavirus”.

 La nota di Dipasquale

Per Nello Dipasquale  è una “replica aberrante quella di Ficarra che cerca di trovare nel rifiuto del ricovero, tutto da dimostrare, le cause del decesso del paziente, forse dovute anche ai ritardi per gli esiti dei tamponi o ulteriori accertamenti. Dichiarazioni – conclude Dipasquale – che impongono serie riflessioni sull’approccio dell’ASP di Siracusa alla delicata emergenza in atto.”

 

 

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