Professore Lagalla, più rose o più spine in questo momento?
“Sicuramente la rosa è la cordialità dei rapporti personali e politici con tutti, la spina è la situazione politica per come si è configurata in questi mesi”.
Roberto Lagalla, ex rettore e candidato centrista a sindaco di Palermo, non molla. Lui ci sarà, come ha chiarito in una nota. A qualche amico ha mandato un messaggio eloquente: ‘Se son rose fioriranno, se son spine pungeranno…’ . Tradotto: se ‘Fratelli d’Italia’ mi appoggia, la prospettiva cambia. In ogni caso, io ci sono e resto qui.
Professore, cominciamo dalla stima che Ignazio La Russa le ha pubblicamente espresso.
“Ringrazio il senatore La Russa che stimo particolarmente e che considero persona politicamente attenta, esperta e capace di lungimirante visione strategica, nonché profondo conoscitore di cose siciliane”.
Andiamo al punto: FdI la appoggia o no?
“Rispetto l’autonomia decisionale dei partiti, anche quando, talvolta, ne subisco personalmente le conseguenze. Più che mai ritengo che sia necessario attendere le decisioni di Fratelli d’Italia che, nella situazione attuale, stanno legittimamente approfondendo la discussione interna sulla situazione siciliana”.
Cioè, la questione della ricandidatura di Nello Musumeci alla Regione?
“Anche se l’unità del centrodestra resta un valore assoluto di riferimento politico, non può non prendersi atto di posizioni differenziate tra Fratelli d’Italia, da un lato, e Lega e Forza Italia, dall’altro, soprattutto sul versante delle prossime elezioni regionali”.
Non sembra un quadro unitario, no?
“Al momento certamente no. La situazione andrà rivalutata dopo la scelta di Fratelli d’Italia”.
Che le ha chiesto di salutare i renziani…
“E’ necessario trovare soluzioni sostenibili che non ledano le legittime attese di coloro che intendono condividere un progetto”.
Specialmente, aggiungiamo, se c’è stato chi ha rinunciato alla candidatura a sindaco, come Davide Faraone, giusto?
“Appunto. Io sono e rimango un candidato civico, con la stella polare del civismo a orientare il mio cammino, qualunque sia l’apporto dei partiti rispetto ai quali rimango in rispettosa attesa. Dirò di più”.
Dica.
“La mia candidatura, nell’ambito del centrodestra, è l’unica che abbia una fortissima connotazione civica, più che partitica. Palermo chiede discontinuità e partecipazione. Da mesi vado in giro per la città con un consenso che cresce, con tante persone che mi chiedono un impegno forte e sarebbe un tradimento rinunciare a una battaglia che mi coinvolge sul piano etico e sentimentale. Alla mia età seguo le ragioni del cuore”.
E se le offrissero un altro posto al sole?
“Le ricordo che ero un assessore del governo Musumeci e che mi sono dimesso. Non mercanteggio, non cerco una sistemazione, non sono disponibile a scambi. Voglio dedicarmi a Palermo e ai palermitani”.
E Miccichè le ha telefonato…
“Sì e ho condiviso con lui come l’unità del centrodestra resti il valore supremo”.
Ma lei, se ci fosse un ballottaggio Miceli-Cascio, per chi voterebbe?
“Intanto io ho fiducia di essere premiato per il mio sforzo e di approdare al ballottaggio, in un modo o nell’altro. Sono un sognatore, ma non sono un pazzo. Le ho appena detto che il centrodestra unito è il riferimento. L’elezione a doppio turno ci consentirebbe comunque di confluire sul candidato del centrodestra. Un’ipotesi che alle regionali non c’è, ecco perché spero che si recuperi l’armonia”.
Basta con i litigi?
“Io non ho mai litigato con nessuno, gli altri, semmai talvolta, litigano con me, anche in contumacia”.
E porge l’altra guancia?
“Tollero fino a due schiaffetti per guancia e uno scappellotto amichevole, perché sono un uomo di pace. Ma che nessuno cerchi di appiopparmi un calcio nel posteriore”.