08 Aprile 2019, 13:11
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PALERMO – “Pace” tra il Comune di Palermo, i residenti di Ciaculli e la famiglia rom in emergenza abitativa a cui il Comune ha assegnato una casa della zona, confiscata alla mafia ma da anni disabitata e in condizioni di degrado. Riuniti allo stesso tavolo nei locali dell’Ufficio anagrafe e stato civile, l’assessore alla Cittadinanza sociale Giuseppe Mattina, il consigliere comunale Tony Sala e una delegazione di residenti e proprietari di terreni e immobili tra Ciaculli e Villabate. Dopo le polemiche e l’agitazione, ora emerge un solo concetto, ribadito più volte: l’etnia e l’estrazione sociale dei “nuovi arrivati” non hanno alcuna rilevanza, ciò che conta è l’immediata riqualificazione di un’intera area allo sbando da decenni.
Lo sostengono compatti i rappresentanti dei cittadini Massimiliano Serradifalco, Benedetto Mandalà e Salvatore Cerrito, che è promotore della neonata associazione di residenti “Giardini della Fawara”. La delegazione dei residenti fa presente che il Comune di Palermo ha accolto “alcune” delle richieste avanzate. “Siamo disposti ad accogliere chiunque – dice Cerrito – e tutto questo non ha niente a che vedere col fatto che si tratti di rom, o di palermitani o di chiunque altro; peraltro, con l’assessore condividiamo l’idea che allo stato attuale questa famiglia sarebbe totalmente fuori da ogni idea di integrazione e decenza di vita, date le condizioni totalmente inadatte dell’edificio in cui si trova”.
Accoglienza, dunque, “ma dev’essere fatto di comune accordo con i residenti – continua Cerrito – e a patto che si dia la stessa attenzione a chi in questo quartiere c’è da sempre. Nella zona manca tutto, dalla raccolta dei rifiuti, all’energia, al metano. Non abbiamo idea del nostro futuro. Oggi abbiamo avviato un tavolo di confronto e speriamo porti a qualcosa di concreto”.
A ribadire la posizione dell’amministrazione, già emersa in questi giorni, è l’assessore Giuseppe Mattina: “Tutte le assegnazioni di emergenza abitativa sono temporanee di norma, e gli obbiettivi sono sempre l’integrazione e l’accoglienza, motivo più importante dell’incontro di oggi; sui tempi necessari affinché ciò avvenga, ci sono regolamenti comunali chiarissimi”, spiega Mattina. Chiaro, in termini di tempi, è anche l’esito dell’incontro odierno: entro sei mesi la famiglia rom riceverà accoglienza definitiva, individuata nella struttura più adatta alla sua integrazione nel tessuto palermitano.
Arrivata a Ciaculli, la numerosa famiglia rom composta da 14 persone tra cui una persona disabile e diversi bambini avrebbe trovato l’edificio in condizioni disastrose, invaso dai rifiuti e privo di impianti di ogni sorta, scollegati e trafugati nel tempo per rivendere materiali come il rame dei fili elettrici. A scatenare l’ira dei residenti sarebbe stato il primissimo gesto dei “nuovi arrivati”: un incendio esterno appiccato ai rifiuti che occupavano la casa; avvisati dell’errore, i rom avrebbero chiesto scusa.
“Accendere un fuoco e bruciare la plastica non è stato esattamente un bel biglietto da visita, ma quella è stata l’unica avvisaglia di scontro – dice il consigliere comunale Tony Sala –. Il dialogo sviluppato con i residenti e la ‘Fawara’ è improntato su condivisione e ragionevolezza per trovare una soluzione di integrazione con i rom, che di fatto sono pure stati sradicati dalla loro casa (l’ormai ex campo nomadi di Viale del Fante, ndr). Durante l’incontro – prosegue Sala – sono emerse varie criticità: su tutte l’incertezza del futuro di Ciaculli, che di fatto è l’ultimo lembo della Conca d’oro, e in bilico in base al Piano regolatore”.
Così, sul fronte della riqualificazione nasce una vera e propria tabella di marcia, un piano d’azione stilato e sottoscritto dai presenti all’incontro. Il programma prevede un primo incontro il 15 aprile prossimo, con l’assessore all’Urbanistica Giusto Catania, per esporre i progetti di sviluppo del territorio di Ciaculli; poi un secondo appuntamento, il 16 aprile, con l’assessorato al Decoro urbano in delega al vicesindaco Fabio Giambrone, per avviare un “percorso in tempi celeri di infrastrutturazione e miglioramento dei servizi del territorio (illuminazione, raccolta dei rifiuti, gas)”. Quanto alla struttura che attualmente ospita la famiglia, si punta a un “progetto di bene comune con patto di collaborazione – si legge nel verbale – con una costituenda associazione che rappresenti i cittadini nel territorio”.
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08 Aprile 2019, 13:11