Chiesti 20 anni per Rosalia Messina Denaro: tradimento, 800mila euro... - Live Sicilia

Chiesti 20 anni per Rosalia Messina Denaro: tradimento, 800mila euro…

Alter ego del fratello e custode dei segreti

PALERMO – Alter ego del fratello, custode dei segreti della latitanza e dell’intera famiglia mafiosa. È anche stata colei che lo ha “tradito” seppure involontariamente. Rosalia Messina Denaro è molto più della sorella del capomafia trapanese. Per questo, i pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Palermo hanno chiesto la sua condanna a 20 anni di carcere. Una richiesta che arriva a 24 ore di distanza dalla condanna del cognato Gaspare Como, marito di un’altra sorella del padrino deceduto, Bice.

Gestiva affari e comunicazione

Moglie del capomafia Filippo Guttadauro, da anni all’ergastolo bianco, madre di Francesco, nipote prediletto dell’ex latitante, Rosalia è in cella da marzo scorso. Per l’accusa, rappresentata dai pm Gianluca De Leo e Piero Padova, per conto del fratello gestiva affari e comunicazioni. Rosalia Messina Denaro – scrissero i giudici – avrebbe offerto un “contributo radicato e stabile all’interno dell’associazione in più ambiti come il coordinamento del sistema di trasmissione delle comunicazioni in modo continuativo e fiduciario”. E avrebbe avuto un ruolo decisivo nella gestione della cassa comune dell’associazione. A casa sua e della madre sono stati trovati soldi in contanti e gioielli per un valore complessivo di 800 mila euro.

I compiti della sorella

I compiti della sorella del boss sarebbero stati “variegati, specifici e stabili, sintomatici di una disponibilità assoluta su cui l’associazione poteva costantemente fare affidamento”. Proprio Rosalia, involontariamente, ha portato i carabinieri del Ros sulle tracce del boss.

Il diario clinico di Matteo Messina Denaro era scritto in un pizzino arrotolato e infilato dentro la gamba di una sedia in alluminio. Credeva che lì, in caso di controllo, non lo avrebbero scovato. Si sbagliava. C’era scritto di cosa era malato il boss (già allora si era capita la gravità del tumore che lo ha ucciso), che aveva seguito e quali erano i futuri percorsi terapeutici.

“Gliel’ho detto a questa mia sorella”, ha spiegato il padrino ai pm. Ma il sospetto che Rosalia lo avesse tradito non lo ha sfiorato neppure per un istante: “… mia sorella è lo stesso che essere io perché se non abbiamo fiducia in ciascuno di noi… non voglio sminuire il loro lavoro (dei carabinieri del Ros ndr). Il punto è che io mi sono seduto in macchina ed ho capito subito che per me era finita perché già per essere voi alla Maddalena avevate tutto di me fotografie, nome, dove andavo prima… a meno che non me ne andavo in un altro luogo che voi non sapevate”.

Un errore calcolato: “… perché non volevo farmi trovare morto e nessuno in famiglia sapeva niente che senso ha? Allora per tenermi riservato che cosa faccio? lo dico soltanto a una persona in modo che sapesse che potesse essere questione di tempo che senso ha leggere il giornale viene trovato morto?”.


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