PALERMO – “Una banda bene organizzata per accaparrarsi il Tfr di ignari pensionati”, così l’avevano definita investigatori. Ora per i quattro imputati sono arrivate le condanne decise dal Tribunale presieduto da Mario Fontana. Eccoli: Vincenzo Vivoli (cinque anni e mezzo di carcere), Cesare Speca (5 anni e otto mesi), Francesco Paolo Vitale (due anni e dieci mesi) Rita Melchiorra Pipitone (tre mesi). Altri imputati hanno scelto di essere giudicati con un altro rito e la loro posizione è stata stralciata.
Secondo i pm Maurizio Agnello e Luca Battinieri, sarebbe stato Vivoli, funzionario dell’Inps, probabilmente spinto da necessità economiche, ad entrare in contatto con Speca, consulente di San Benedetto del Tronto che sapeva come muoversi per aprire un conto corrente. Assieme avrebbero organizzato il sistema per accaparrarsi fiumi di denaro. Il “bottino” scoperto ammontava a 290 mila euro. Se non fossero intervenuti i carabinieri, la cifra era destinata a lievitare.
Vivoli avrebbe falsificato i moduli per liquidare le indennità per il trattamento di fine rapporto, inducendo in errore la ragioneria dell’Inps (l’Istituto di previdenza ha offerto piena collaborazione ai carabinieri). Quando all’Inps si sparse la voce dei guai di Vivoli la vicenda finì al centro del chiacchiericcio dei colleghi. Da alcune intercettazioni ambientali veniva fuori la dilagante convinzione di altri impiegati dell’Istituto di previdenza che non potesse essere stato solo il funzionario ad organizzare il tutto: “… i soldi camminano… e loro li seguono… è la polizia (in realtà erano i carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Palermo ndr)… purtroppo è gente… sono dei professionisti, hanno studiato… guarda questo colpo, è stato studiato per mesi mesi mesi e mesi… hanno avuto, tutto a posto, come fare i conti correnti, dove andare, quando hanno avuto”. Dunque, Vivoli sarebbe stato aiutato da qualcun altro che le indagini non hanno ancora individuato.