Uno dei commenti più ricorrenti ai miei articoli su Livesicilia, riguardanti lo spettacolo indecoroso offerto dalla politica siciliana, è il seguente: “caro Russo, analisi condivisibile la sua ma in concreto cosa propone?”. Occorre uscire dal privato, unire le varie associazioni che operano sul territorio in ordine sparso, dare voce agli iscritti ed elettori dei partiti non irreggimentati, usare gli strumenti di democrazia disponibili e crearne di nuovi, agire all’interno dei partiti per rinnovarli, sostenere chi combatte le buone battaglie e non si limita alla sterile protesta. Insomma, tradurre il dissenso o il forte disagio sociale in attività partecipativa, costruttiva e propositiva.
Non solo, però. A mia volta chiedo, vi è capitato di assistere a qualche seduta dell’Assemblea Regionale Siciliana? Scoprireste che abbiamo mandato a rappresentarci nelle istituzioni, fatte salve le debite e immancabili eccezioni, gente che nel migliore dei casi è inadeguata, culturalmente analfabeta, nel senso quasi letterale del termine, esclusivamente intenta alla conservazione del potere acquisito, con ricche indennità e scarsissima produttività, noncurante dei drammi che i cittadini vivono quotidianamente. L’ultimo esempio eclatante l’incredibile burla della mozione per sfiduciare il governatore Crocetta, vicenda finita a tarallucci e vino, con grandi sorrisi, pacche sulle spalle e telefonate da amiconi tra i medesimi personaggi le cui posizioni, fino a qualche ora precedente, sembravano inconciliabili.
A tenere il fronte sono rimasti un centrodestra con qualche serio problema di credibilità e il fiacco Movimento 5stelle. Quando ci decideremo, noi siciliani, a cambiare le cose attraverso un’assunzione corale di responsabilità e con la matita che ci viene consegnata nel seggio elettorale? Quando ci decideremo a imboccare, finalmente, la via della normalità e a non oscillare perennemente tra la cattiva politica e l’antipolitica? Cattiva politica non significa necessariamente scomodare il codice penale. Non basta non commettere reati. Il profilo etico dell’agire politico attiene, innanzitutto, al modo con cui l’eletto risponde ai bisogni della comunità, si sostanzia nel perseguimento del bene comune e nell’applicazione dei principi di legalità, solidarietà, giustizia sociale e tutela ambientale. Cultura politica presente, purtroppo, in ben pochi politici siciliani più inclini, in maggioranza, alla pratica del favore, alla sub cultura dell’appartenenza partitica o correntizia, alla conservazione del potere e dei privilegi.
E l’antipolitica? Produce danni quanto e più della cattiva politica. Diceva Martin Luther King: “Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla”. L’antipolitica non è solo il seguire proclami populisti, inconcludenti, a volte addirittura pericolosi, tipo le recenti sparate di Grillo sulla mafia. E’ antipolitica per eccellenza l’astensionismo, un’altra espressione della distanza tra cittadini e palazzi della politica, uno schiaffo alla casta. Peccato che la casta se ne freghi allegramente dell’astensionismo, anzi lo sfrutta per fare eleggere i suoi peggiori rappresentanti, per intenderci i campioni dello scambio, i signori incontrastati delle preferenze a palate. Una delle argomentazioni di chi ha scelto l’astensionismo è: “io di politica non me ne voglio occupare, fa troppo schifo”. Peccato che è la politica ad occuparsi di noi, in ogni caso, con immediate ripercussioni sulla nostra vita, familiare e lavorativa. E se ne occupa, ovviamente malissimo, proprio la politica che “fa schifo”, perché noi rinunciamo a scegliere il meglio possibile, rinunciamo a partecipare, rinunciamo a indignarci, a organizzarci.
In conclusione, alla domanda: “caro Russo cosa propone in concreto?”, rispondo che la soluzione c’è, dipende da noi dare spazio all’impegno diretto, alla buona politica e ai buoni politici. E’ un sogno irrealizzabile? Per tornare a M. L. King, i sogni spesso non si realizzano non perché troppo grandi o impossibili, semplicemente perché abbiamo smesso di crederci.