Se perfino un uomo sobrio e moderato come Beppe Sala rilascia dichiarazioni con un tono che può essere interpretato come polemico, significa che il nervosismo che percorre il Paese, malgrado le migliori intenzioni, è arrivato al livello di guardia. Ed è forse questo il tema, oltre la necessità dell’emergenza sanitaria: il fiume carsico di rabbia che scorre tra social (palco) e realtà.
Ripercorrere la storia dell’ultima divisione è forse, anche, un buon modo per raccontare il momento. Tutto ha il suo epicentro, tra il prima e il dopo, proprio nella dichiarazione del sindaco di Milano, a margine dei pensieri e delle parole dei governatori del Sud circa una possibile e maggiore vigilanza dei confini per evitare i contagi da Coronavirus in occasione delle ‘riaperture’.
Sala non l’ha mandata a dire: “Vedo che alcuni presidenti di Regione, ad esempio quello della Liguria, Giovanni Toti, dicono che accoglieranno a braccia aperte i milanesi. Altri presidenti, non li cito, dicono che magari sarebbe meglio una patente di immunità. Qui parlo da cittadino prima ancora che da sindaco: quando deciderò dove andare per un weekend o una vacanza me ne ricorderò”.
Ne è seguita una trama di botte e risposte. Lo stesso primo cittadino ha successivamente chiarito il senso delle due dichiarazioni, smussando, secondo il suo costume, con moderazione gli angoli più aspri. Sulla querelle è intervenuto pure il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia: “Passaporto sanitario? Rileggete l’articolo 120 della Costituzione: una Regione non può adottare provvedimenti che ostacolino la libera circolazione delle persone. E poi se gli scienziati dicono che non ci sono passaporti sanitari, non ci sono”.
Ma, a prescindere dalla cara e vecchia consuetudine alla baruffa, il tema resta. Non siamo fuori dalla pandemia e ci sono regioni che presentano criticità maggiori: è indubbio. Nessuno vuole discriminare, però è naturale che quei confini aperti possano fare un po’ paura. Un sentimento che va governato con prudenza, senza eccessi.
Dal canto suo, il presidente Nello Musumeci, in una intervista con il ‘Messaggero’ ha tagliato corto: “Noi in Sicilia abbiamo fatto un’ordinanza che impedisce di entrare nella regione non fino al 4 ma fino al 7 giugno. E ora dobbiamo farne un’altra che confermi questa o la modifichi. Con il cuore aprirei l’isola ai turisti già dal 7 giugno. Ma con la ragione dico: aspettiamo il dato epidemiologico nazionale che sta per arrivare e sulla base di questo decidiamo. Ma tutti insieme, presidenti regionali e governo, dobbiamo confrontarci e credo lo faremo sabato. Non si può avviare la nuova fase in una logica da macchia di leopardo. Ci vuole una responsabilità condivisa da tutti”.
Aggiornamento
“L’amico Sala se vuole venire in Sicilia, con piacere: non gli chiederemo alcuna patente, neppure quella dell’auto. Mi sembra una esagerazione la sua, non tutti gli amici della Lombardia o dell’Emilia Romagna sono portatoti di virus. Sala ha fatto una battuta infelice, chiunque vorrà venire in Sicilia rispettando protocollo sicurezza sarà il benvenuto”. Così il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, rispondendo ai cronisti in conferenza stampa, a Palazzo d’Orleans