CATANIA – Tra gli arazzi dei saloni che si affacciano su piazza Trento, le vuciate di Saro dal camioncino di Vittoria sono solo un lontano ricordo.
La padrona di casa Sara Campione – vedova di Santo Campione, uno dei più potenti imprenditori del Sud Italia, tragicamente scomparso, già braccio destro del Cavaliere Mario Rendo – ha pensato a ogni particolare. I cristalli sono stati lucidati a specchio per il nerello mascalese mentre i finger food preparati dallo chef vanno a ruba, riuscendo a distrarre i militanti del fu Megafono, durante i 45 minuti a braccio del presidente della Regione.
Una boccata di antimafia e un crostino, una salsina e uno spreco, mentre sul palco si alternano i colonnelli Luigi Bosco, ex presidente dell’ordine degli ingegneri di Catania, progettista di alberghi di lusso, di appalti importanti e assessore alla Protezione Civile di Enzo Bianco, Giuseppe Caudo, sopravvissuto alla scissione e adesso incoronato come candidato deputato regionale del governatore e Beppe Lumia, che sta completando il secondo mandato di presidente della Regione “ombra”. Al centro Rosario Crocetta.
E non è venuto a Catania per fare una passeggiata, nella capitale del potere siciliano il presidente ha radunato i fedelissimi per la nuova battaglia, la campagna elettorale già iniziata. Vuole ricandidarsi. Rosario vuole vincere ancora, lo ricorda a tutti: “Possiamo farcela”.
Punto primo, il nuovo logo di “Riparte Sicilia” prende il posto del Megafono, anche se non tutti si sono accorti, alle falde dell’Etna, della scomparsa di quel “partito”; punto secondo, l’autofinanziamento: i militanti hanno pagato all’ingresso. Ed è per questo che, una parte di loro, arrivati agli “incendi di Cefalù che ogni anno avvengono il 16 giugno e nell’ultima estate sono stati appiccati casualmente e contemporaneamente in 450 posti diversi”, partito il primo verso il buffet lo hanno seguito a ruota. Ma sempre con un orecchio verso Crocetta.
Saro rimette in fila tutte le tappe della sua gestione, dal licenziamento dei 600 Pip dei “quali 100 mafiosi”, alla cacciata dei forestali “piromani”, dalla battaglia contro Montepaschi alla crescita miracolosa del Pil siciliano “mentre quello italiano affonda”. E poi Riscossione Sicilia, al centro del dibattito per l’indagine a carico di alcuni dipendenti che avrebbero favorito 3 deputati non indagati, il presidente risponde a distanza a Nello Musumeci – che ieri ha mostrato le ricevute di 6 anni di rateizzazioni pagate puntualmente con interessi e sanzioni – difendendo l’indipendenza di Antonio Fiumefreddo, amministratore di Riscossione: “Posso essere indicato io come regista di un attacco politico a Musumeci se sono stato io la prima vittima di Fiumefreddo?”. E ancora, rivolgendosi ad alcuni deputati regionali non menzionati, sarebbero in 20 i “favoriti” secondo quanto ha confermato a Livesicilia l’amministratore di Riscossione: “Alcuni di loro – tuona Crocetta – casualmente hanno ricevuto favori senza saperlo, forse sono solo fortunati!”.
Ad applaudire ci sono pezzi da novanta. Salvo Cocina, energy manager della Regione, Nino Borzì, presidente del distretto Taormina Etna e sindaco di Nicolosi schierato contro il potente signore della Funivia Francesco Russo, Franco Luca, direttore sanitario dell’Asp 3 che ha un bilancio – per importanza – paragonabile a quello della Regione Basilicata, Vittorio Virgilio, direttore dell’ospedale di Cefalù, Lucia Mancuso, amministratrice del Mercato agroalimentare di Catania, Franco Amico, direttore del reparto di cardiologia dell’ospedale Cannizzaro, Salvo Felis, primario di cardiologia al Garibaldi centro, Mario Motta, luminare dell’urologia e direttore del reparto del Vittorio Emanuele di Catania. E ancora, Salvatore Russo, direttore sanitario dell’Istituto oncologico del Mediterraneo, e Maria Grazia Brandara, commissario dell’Irsap.
Crocetta riparte da Catania, dove aveva tenuto l’ultimo comizio prima della chiusura della campagna elettorale delle regionali 2012. Molte delle facce presenti quella sera a piazza Università non ci sono più, sono state fagocitate dalla scissione del Megafono.
Assenti tutti gli esponenti del Pd, di qualunque area, neanche una presenza di cortesia o un salutino. Per carità, nessuno cercava il sindaco di Catania Enzo Bianco tra i violoncelli del salone grande e le tartine imboscate a ovest del palazzo e neanche il suo vicesindaco Marco Consoli, un tempo braccio operativo dei crocettiani. Catania non è una terra facile, per questo Saro ha scelto i suoi intermediari per iniziare la campagna elettorale. I colpi di scena, come da tradizione, non si faranno attendere.