Santa Rosalia, il monito di Lorefice: “Palermo è ancora appestata”

Santa Rosalia, il monito di Lorefice: “Palermo è ancora appestata”

Dal palco di piazza Marina l’arcivescovo sferza la politica

PALERMO – No alla “idolatria del maschile”, no alla mafia, no alla droga, no alle nuove pesti che affliggono una Palermo a cui, usando le parole di Papa Francesco, chiede di rialzarsi. Il 400esimo festino di santa Rosalia giunge al suo atto conclusivo, uno dei più attesi, ossia il discorso alla città dell’arcivescovo, monsignor Corrado Lorefice.

Il presule già ieri sera ha saputo ritagliarsi uno spazio d’eccezione, salendo sul carro fermo davanti alla cattedrale. Con accanto il busto della Santuzza ha parlato della droga, dello spaccio e della mafia frustando una politica regionale ritenuta immobile di fronte a un’emergenza sociale, citando uno per uno presidenti e assessori.

Un discorso accorato, pronunciato quasi gridando, acceso in volto, segno di un trasporto e di una frustrazione che hanno colpito chi era presente o semplicemente davanti a un televisore.

Lorefice: “No alla cultura mafiosa”

Lorefice torna a farsi sentire, stavolta dal podio che gli è proprio. A piazza Marina il palco accoglie le autorità, con accanto l’urna argentea che ha percorso il Cassaro, compiendo lo stesso tragitto del carro laico la sera prima. Ad ascoltarlo una platea numerosa, fiaccata dal caldo umido tipico dell’estate palermitana, fatta di fedeli, semplici curiosi ma soprattutto di autorità civili e militari.

L’arcivescovo prende in prestito i contenuti del messaggio di Papa Francesco ai palermitani e lo fa per spronarli a voltare pagina. “Usciamo insieme stasera dall’idolatria del ‘maschile’, dal vecchio, inutile mito della storia umana fatta dalla durezza, dall’implacabilità, dall’insensibilità, dal cinismo dei ‘maschi’, di quelli che si fanno valere, che non si lasciano impietosire, che non sono ‘femminucce’.

Questo principio è – diciamolo con forza – il sottinteso della cultura mafiosa, dove le donne devono essere e comportarsi come maschi per valere, oppure devono restare nell’ombra di fronte agli affari veri e seri, quelli in cui bisogna schiacciare l’altro, prevaricare, farsi spazio, approfittare”.

“Palermo è ancora appestata”

Una reprimenda che non risparmia nessuno, né politici, né credenti. “Le pestilenze della storia sono sotto i nostri occhi – dice il presule -. Dobbiamo avere il coraggio di dirci che Palermo è ancora appestata. Appestata dalla contro testimonianza di noi, credenti della Chiesa di questa terra; appestata dalla logica del profitto e dalla contiguità con poteri occulti, perniciosi, che ancora percorre tanta della nostra politica”.

“Appestata dalla mancanza di futuro che ferisce i giovani, li costringe ad andare lontano o a buttar via la vita nelle dipendenze, nella deflagrazione delle droghe o nel mercimonio di pseudo spiritualità sincretiste sempre più diffuse e pericolose; appestata dalla povertà e dal degrado dei nostri quartieri dove mancano il lavoro, i servizi, ma soprattutto la dignità della vita; appestata dal grido di dolore dei migranti, dei carcerati, degli anziani, degli ammalati e delle persone con disabilità, di chi resta ai margini della strada”.

“Di fronte alle ‘pesti’ che con nomi diversi ci affliggono, Santa Rosalia è l’apostola che ci mostra la via e ci apre il cammino delle scelte ‘contromano’, del coraggio dell’impossibile, della certezza che ogni momento è quello giusto per ricominciare”.

“Guarisci dalle tue pesti”

Una Palermo a cui il suo pastore chiede di riscoprire la propria bellezza. “È come se il Papa ci dicesse: ‘Guarisci dalle tue pesti e risplendi nella tua bellezza, cara Palermo! Non disperdere l’eredità della tua patrona! Sì, perché bella è la tua cultura, bella la tua terra, la tua arte, la tua volontà, la tua personalità autenticamente accogliente e solidale, bello il desiderio di tante e tanti di voi di rendere abitabile, a misura d’uomo la nostra città”.

Una Rosalia apostola di speranza da contrapporre alla rassegnazione e al pessimismo. “La notte non è l’ultima parola – conclude Lorefice -. Crediamo che l’alba sta venendo e che il buio dell’esistenza e della storia non è l’ultima parola, per il nostro mondo, per la nostra Italia, per la nostra Palermo”.

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