Santa Rosalia, liberaci dall'odio, dalla pioggia e dalla malattia

Santa Rosalia, liberaci dall’odio, dalla pioggia, dalla malattia

Carissima 'Santuzza', ecco che cosa chiediamo
LA FESTA (E LA PREGHIERA)
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Cara Santa Rosalia, oggi, nel giorno della tua festa liturgica, non c’è stata l’acchianata tradizionale: causa Covid. Ma la celebrazione si è tenuta lo stesso, lassù, al Santuario, nella tua dimora. Ci ricordiamo di te e di noi stessi due volte all’anno. Per il 15 luglio, data del Festino che celebra la liberazione dalla peste, in un mare di luce, e il 4 settembre, secondo calendario. Per il resto siamo immersi nell’oblio.

“Un amore così forte”

Ma, per fortuna, c’è un uomo che pronuncia parole chiare, come è accaduto oggi, nel corso della Messa al Santuario. E’ l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, ‘Don Corrado’: “Un amore così forte da permettere a Rosalia una radicale libertà interiore dalle cose materiali per potersi prendere cura, nonostante l’abbandono della sua casa e la separazione dalla sua e nostra città, di noi suoi fratelli che viviamo a valle, nelle strade e nelle case che popoliamo e abitiamo, lì dove gioiamo e soffriamo, lì dove prende quotidianamente corpo la polarità comunione/divisione, solidarietà/indifferenza, salute/malattia, benessere/povertà, amore/odio, pace/violenza, vita/morte”. Non è ‘soltanto’ un’omelia. Ma un’indicazione di viaggio quotidiana. Un vademecum contro la nostra indifferenza.

Ma a Palermo piove

E c’è la pioggia, a Palermo che, ogni autunno, sorprende una città smarrita e indifesa, secondo il resoconto delle cronache. E allora capisci che l’indifferenza, in qualche caso, nasce dalla rassegnazione. Dal cuore pesante di chi, magari, un tempo, ha sperato che le cose potessero cambiare e non è accaduto. E adesso vive in una città con tutti i suoi mali messi in fila, che contempla lo sfascio del cimitero dei Rotoli, senza darsi pace. Si può reagire in due modi: con un rinnovato impegno, o con una struggente sfinitezza.

E liberaci dai palermitani

“La peste di Palermo? Anche alcuni palermitani sordi – dice il poeta Salvo Piparo, poeta di parole, di corpo e di sguardo -. Perché esiste una parte marcia. Pino Caruso precorreva i tempi quando avvertiva Ficarra e Picone, più il sottoscritto: ‘La satire che fate contro la politica, dovreste farla contro chi sceglie i politici’. Infatti, poi, vengono fuori le vergogne e con il Covid ci siamo incattiviti. Spero che ci sia una forte presa di coscienza e che si riesca a prendersi per mano”. Le parole del poeta somigliano a quelle dell’arcivescovo. Salvo Piparo sarà stasera al museo Salinas con ‘Il miracolo del rosa e del nero’. “I colori che ci descrivono per quello che siamo, sfumature comprese”.

L’uomo sulla montagna

E poi c’è l’uomo sulla montagna, il missionario laico Biagio Conte che ha lasciato la Missione e manda un messaggio: “Per il tanto male che stiamo producendo e alimentando e per avere messo tristemente da parte e nel dimenticatoio il nostro Dio e il nostro prossimo mi sono ritirato e rifugiato a vita da eremita; da 56 giorni mi trovo in una grotta in montagna nel palermitano, per contrastare così tutto questo malessere con la preghiera, la penitenza e il digiuno”. Colpiscono le caviglie sottili di Biagio, il volto scavato. Non è facile essere palermitani. Cara Santa Rosalia, liberaci dall’odio, dalla pioggia e dalla malattia.


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