I Santapaola che comandano nell'Ennese: il verdetto a Catania

I Santapaola che comandano nell’Ennese: il verdetto a Catania

I capi provinciali e i fratelli Monachino
CORTE D'APPELLO
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CATANIA – I fratelli Giovanni e Vincenzo Monachino di Pietraperzia, emanazione diretta del clan Santapaola di Catania, comandano Cosa Nostra in provincia di Enna. È ciò che emerge dalla sentenza della Corte d’appello catanese, che ha emesso il verdetto dopo un annullamento con rinvio da parte della Corte di Cassazione.

I Monachino, del resto, dal mondo dei clan sono ritenuti affidabili perchè, hanno raccontato i pentiti, nelle campagne di Pietraperzia si svolsero – da ottobre 1991 a marzo 1992 – le riunioni preparatorie delle cosiddette stragi di Capaci e di via D’Amelio. I fratelli ovviamente con le stragi non c’entrano nulla, ma per i pentiti furono tra coloro che ospitarono la commissione regionale di Cosa Nostra. È uno degli elementi della sentenza, emessa ieri a Catania, che ha assolto i Monachino, al pari di Vincenzo Di Calogero, dall’omicidio di Filippo Marchì, il commerciante d’auto ucciso il 16 luglio 2017 a Barrafranca.

L’omicidio Marchì

“La Corte di assise di appello di Catania – afferma l’avvocato Giuseppe Dacquì, che assiste i Monachino – adeguandosi al principio della Cassazione, ha riconosciuto che non vi erano prove per i fratelli Monachino e li ha definitivamente assolti”.

Per il delitto sono stati condannati Gaetano Curatolo, ergastolo con isolamento diurno per 6 mesi, e altri due imputati, le cui posizioni sono state stralciate. Uno dei due ha preso 30 anni con l’abbreviato, l’altro attende ancora il processo bis in appello, per un difetto di notifica.

Per gli investigatori l’omicidio sarebbe stato pianificato e compiuto in un ovile. I Monachino, ora assolti, erano accusati di essere i mandanti. Ma l’accusa è caduta.

Le condanne per associazione mafiosa

Giovanni Monachino è stato condannato a 18 anni per mafia, stessa imputazione del fratello Vincenzo. I due hanno già al loro attivo altre condanne per associazione mafiosa. Di Calogero è stato condannato a 14 anni per associazione mafiosa. Per i tre, difesi dagli avvocati Giuseppe Dacquì e Giovanni Palermo (i Monachino), Carmelo Lombardo e Valerio Vianello (Di Calogero), è caduta però l’ipotesi di omicidio.

È irrevocabile, insomma, la sentenza secondo cui i fratelli sarebbero gli ultimi capi conosciuti della mafia in provincia di Enna. A designarli come loro referenti, in pratica, sono stati i Santapaola, che ormai reputano i mafiosi dell’Ennese come una loro emanazione.

La storia della mafia ennese

Cosa Nostra ennese, un tempo capeggiata da figure di un certo peso specifico – come l’avvocato Raffaele Bevilacqua, il famigerato boss Gaetano Leonardo ‘u liuni. O l’allevatore e proprietario terriero Salvatore Seminara – oggi ha come capi due vecchi “picciotti” di Pietraperzia.

È l’ultimo gradino, quantomeno l’ultimo conosciuto sino a oggi, dell’evoluzione della specie mafiosa ennese. Una mafia comandata da seconde leve e personaggi meno ingombranti del passato.


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