Santapaola, droga e business |Condannati pusher e prestanome - Live Sicilia

Santapaola, droga e business |Condannati pusher e prestanome

Nove gli imputati giudicati con il rito ordinario. Quattro sono stati assolti.

 

Il processo Ghost
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CATANIA – La pena più dura è stata inflitta a Salvatore Bracciolano, pusher di San Cristoforo. Per lui la seconda sezione del Tribunale di Catania ha emesso una sentenza di 16 anni e 9 mesi di reclusione. Si chiude con cinque condanne e quattro  assoluzioni il processo ordinario scaturito dall’inchiesta Ghost, che aveva scoperchiato un’organizzazione specializzata in traffico di droga a San Cristoforo e al Villaggio Sant’Agata direttamente gestita dai boss Daniele Nizza e Rosario Lombardo, condannati con il rito ordinario rispettivamente a ventotto e venti anni. Oltre a questo l’inchiesta aveva acceso i riflettori su un florido giro di intestazioni fittizie che permettevano a Benedetto Cocimano, elemento di spicco della famiglia Santapaola Ercolano, di avere il controllo in diverse attività commerciali del settore edile.

Tra i prestanome indicati dall’accusa rappresentata dal pm Rocco Liguori anche il figlio del boss, Giuseppe che è stato condannato a due anni e due mesi di reclusione. Stessa pena è stata inflitta a Alessandro Musmeci, difeso dall’avvocato Claudio Galletta che commenta: “Sono dispiaciuto della sentenza. Avevamo portato una marea di documentazione (contratti di mutuo, fideiussioni, prestiti personali, preliminari di vendita) che dimostrano come le due società ritenute fittiziamente intestate avessero una vita economica propria, anche molto sofferente, che dimostra come nessun apporto economico diciamo sospetto fosse mai transitato. Hanno testimoniato a favore notai e consulenti, commercialisti, fornitori e dipendenti, ma non sono stati creduti evidentemente. Hanno pesato – aggiunge il difensore – alcune intercettazioni tra i titolari ed il figlio di Cocimano, loro dipendente”.

Sorte diversa per la madre Adriana La Cola, difesa dall’avvocato Galletta,  e per il padre Antonio Musmeci, difeso dall’avvocato Christian Petrina. I due sono stati assolti dal Tribunale con la formula “perchè il fatto non costituisce reato”. “Abbiamo dimostrato la totale estraneità ai fatti contestati del signor Musmeci Antonio – commenta l’avvocato Petrina –  che vanta un trascorso nella grande imprenditoria  milanese. Un uomo rispettato ed onesto. Si è trattato solo di uno spiacevole equivoco che siamo riusciti a chiarire con un accurato lavoro difensivo”. Assolto anche Giovanni Faro e Simone Militello (il secondo perchè il Tribunale ritiene che “il fatto non sussiste”)

Condannata a quattro anni di reclusione e 19 mila euro di multa Marianna Mannano, stessa pena detentiva ma solo 300 euro di multa per Giovanbattista Guglielmino. Per uno dei capi di imputazione, infine, il Tribunale ha dichiarato il “non luogo a procedere” nei confronti di Giuseppe Cocimano e Alessandro Musmeci perchè il reato contestato è estinto per l’avvenuta prescrizione.

 

 


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